
13 Aprile 2012
Bindi: «L'alternativa ai partiti? Populismo e tecnocrazia»
di Maria Zegarelli - da L'Unità
«Sono molto amareggiata dal fatto che a scatenare tutta questa offensiva contro i partiti e il finanziamento pubblico sia stata la vicenda della Lega. È come se per qualcuno fosse crollato l'ultimo baluardo della legalità e della moralità. Non sono soltanto amareggiata ma anche indignata: ritenere la Lega un serbatoio di moralità è il segno di come una società e alcuni commentatori non abbiano memoria di quello che è accaduto negli ultimi anni. La Lega ha finito per rappresentare tutte le contraddizioni di questo Paese. Stiamo parlando di una forma partito ispirata a principi antidemocratici, dove il capo decide e il suo cerchio magico tiene in mano le sorti dell'organizzazione interna. La Lega in questi anni ha cercato di spaccare il Paese e inveito contro la solidarietà e gli immigrati».
Bindi: «L'alternativa ai partiti? Populismo e tecnocrazia»
di Maria Zegarelli - da L'Unità
«Sono molto amareggiata dal fatto che a scatenare tutta questa offensiva contro i partiti e il finanziamento pubblico sia stata la vicenda della Lega. È come se per qualcuno fosse crollato l'ultimo baluardo della legalità e della moralità. Non sono soltanto amareggiata ma anche indignata: ritenere la Lega un serbatoio di moralità è il segno di come una società e alcuni commentatori non abbiano memoria di quello che è accaduto negli ultimi anni. La Lega ha finito per rappresentare tutte le contraddizioni di questo Paese. Stiamo parlando di una forma partito ispirata a principi antidemocratici, dove il capo decide e il suo cerchio magico tiene in mano le sorti dell'organizzazione interna. La Lega in questi anni ha cercato di spaccare il Paese e inveito contro la solidarietà e gli immigrati».
29 Marzo 2012
Caro Bersani non capisco, spiegami perché
di Franco Monaco - da Europa
Caro Bersani, dunque, d'improvviso, sulla legge elettorale è fiorita la pace universale, con il plauso del presidente della Repubblica. Confesso la mia incredulità e il mio sconcerto. Stento a credere: che il Pd possa avallare una soluzione agli antipodi dei suoi deliberati formali (impianto maggioritario e doppio turno); che abbandoni il bipolarismo di coalizione, cioè l'unico bipolarismo possibile in Italia; che lo faccia dopo avere ripreso, con te, la politica delle alleanze a seguito della stagione della presuntuosa, velleitaria autosufficienza veltroniana; che sconfessi la linea fissata due anni orsono di una limpida alternativa al centrodestra imperniata su un nuovo Ulivo che propone un'alleanza alle forze moderate di centro per una legislatura costituente e di ricostruzione.
Caro Bersani non capisco, spiegami perché
di Franco Monaco - da Europa
Caro Bersani, dunque, d'improvviso, sulla legge elettorale è fiorita la pace universale, con il plauso del presidente della Repubblica. Confesso la mia incredulità e il mio sconcerto. Stento a credere: che il Pd possa avallare una soluzione agli antipodi dei suoi deliberati formali (impianto maggioritario e doppio turno); che abbandoni il bipolarismo di coalizione, cioè l'unico bipolarismo possibile in Italia; che lo faccia dopo avere ripreso, con te, la politica delle alleanze a seguito della stagione della presuntuosa, velleitaria autosufficienza veltroniana; che sconfessi la linea fissata due anni orsono di una limpida alternativa al centrodestra imperniata su un nuovo Ulivo che propone un'alleanza alle forze moderate di centro per una legislatura costituente e di ricostruzione.
29 Marzo 2012
Bindi: «Questa riforma espropria i cittadini e uccide il bipolarismo»
di Giovanna Casadio - da La Repubblica
«Questo accordo, se resta così, espropria i cittadini, che non sceglieranno i parlamentari, non voteranno per la coalizione: è la tomba del bipolarismo e non darà stabilità al governo del Paese. Cambiare il Porcellum è prioritario, ma questo non vuol dire acconsentire a qualsiasi legge elettorale, cancellare una cosa cattiva per accettarne una pessima. Agli elettori va restituita la scelta dei parlamentari senza espropriarli del potere di optare per la coalizione. Nella bozza dell'accordo ci sono rischi e io ho obiezioni che non credo siano solo mie. Innanzitutto, è da dimostrare che con collegi grandi come due province e liste bloccate si restituisca la scelta dei parlamentari. Secondo me, no. Anche perché resta il problema di chi indica le candidature».
Bindi: «Questa riforma espropria i cittadini e uccide il bipolarismo»
di Giovanna Casadio - da La Repubblica
«Questo accordo, se resta così, espropria i cittadini, che non sceglieranno i parlamentari, non voteranno per la coalizione: è la tomba del bipolarismo e non darà stabilità al governo del Paese. Cambiare il Porcellum è prioritario, ma questo non vuol dire acconsentire a qualsiasi legge elettorale, cancellare una cosa cattiva per accettarne una pessima. Agli elettori va restituita la scelta dei parlamentari senza espropriarli del potere di optare per la coalizione. Nella bozza dell'accordo ci sono rischi e io ho obiezioni che non credo siano solo mie. Innanzitutto, è da dimostrare che con collegi grandi come due province e liste bloccate si restituisca la scelta dei parlamentari. Secondo me, no. Anche perché resta il problema di chi indica le candidature».
26 Marzo 2012
Il Pd e la questione cruciale del lavoro
di Luigi Mariucci
Bersani ha detto giustamente che è nell'oggi che si costruisce la prospettiva del domani, quindi è ora e non poi, col "domani faremo", che va affermata l'impostazione di fondo del Partito Democratico sulla questione cruciale del lavoro. Bersani ha anche detto che noi dobbiamo aiutare la riforma del lavoro ad "andare in porto". Il problema è che quella nave in porto, con qualche difficoltà, ci stava arrivando e che qualcuno l'ha fatta deragliare, e ora rischia di finire contro gli scogli. Non mi addentro nelle spiegazioni politiche di quanto è accaduto. Penso che l'analisi, sul punto, di Massimo D'Alema abbia un suo fondamento. Da qualche mese alcuni di noi, proprio per evitare che sul tema si riaprissero conflitti e guerre epocali, come quelle del 2002, avevano elaborato una proposta sull'art.18, fortemente innovativa, ispirata al modello tedesco.
Il Pd e la questione cruciale del lavoro
di Luigi Mariucci
Bersani ha detto giustamente che è nell'oggi che si costruisce la prospettiva del domani, quindi è ora e non poi, col "domani faremo", che va affermata l'impostazione di fondo del Partito Democratico sulla questione cruciale del lavoro. Bersani ha anche detto che noi dobbiamo aiutare la riforma del lavoro ad "andare in porto". Il problema è che quella nave in porto, con qualche difficoltà, ci stava arrivando e che qualcuno l'ha fatta deragliare, e ora rischia di finire contro gli scogli. Non mi addentro nelle spiegazioni politiche di quanto è accaduto. Penso che l'analisi, sul punto, di Massimo D'Alema abbia un suo fondamento. Da qualche mese alcuni di noi, proprio per evitare che sul tema si riaprissero conflitti e guerre epocali, come quelle del 2002, avevano elaborato una proposta sull'art.18, fortemente innovativa, ispirata al modello tedesco.
26 Marzo 2012
Siamo uniti e il Pd farà la sua parte per difendere la dignità del lavoro
di Rosy Bindi
La discussione di oggi è la risposta migliore alla rappresentazione di un Pd diviso e in confusione. Da qui il Pd manda un messaggio chiaro, sul lavoro e il rapporto con il governo: il partito è unito e farà la sua parte. Questa unità non è una fotografia dal libro Cuore, ma espressione di un partito che fa la fatica di cercare una sintesi senza nascondere il suo pluralismo culturale. E in proposito vi sono tre questioni da sottolineare nella relazione di Bersani. La prima riguarda la collocazione europea del Pd. È vero, come ha detto Bersani, che noi non possiamo stare da una parte diversa dei leader socialisti che nei prossimi mesi sfideranno la destra e i leader conservatori in Europa. Ma proprio per questo vorrei fosse chiaro che il Pd non aderisce alla socialdemocrazia. Siamo nel campo progressista europeo, ma grazie all'esperienza dell'Ulivo e del Pd siamo in un cammino di superamento della cultura socialdemocratica di cui, non solo noi, riconosciamo i limiti.
Siamo uniti e il Pd farà la sua parte per difendere la dignità del lavoro
di Rosy Bindi
La discussione di oggi è la risposta migliore alla rappresentazione di un Pd diviso e in confusione. Da qui il Pd manda un messaggio chiaro, sul lavoro e il rapporto con il governo: il partito è unito e farà la sua parte. Questa unità non è una fotografia dal libro Cuore, ma espressione di un partito che fa la fatica di cercare una sintesi senza nascondere il suo pluralismo culturale. E in proposito vi sono tre questioni da sottolineare nella relazione di Bersani. La prima riguarda la collocazione europea del Pd. È vero, come ha detto Bersani, che noi non possiamo stare da una parte diversa dei leader socialisti che nei prossimi mesi sfideranno la destra e i leader conservatori in Europa. Ma proprio per questo vorrei fosse chiaro che il Pd non aderisce alla socialdemocrazia. Siamo nel campo progressista europeo, ma grazie all'esperienza dell'Ulivo e del Pd siamo in un cammino di superamento della cultura socialdemocratica di cui, non solo noi, riconosciamo i limiti.
23 Marzo 2012
Autogoverno delle istituzioni scolastiche statali, un grande passo avanti
di Giovanni Bachelet
Il varo della proposta di legge sull'autogoverno e la rappresentanza delle scuole autonome è un grande passo avanti per la scuola italiana. Alla sua definizione il Pd ha dato un contributo determinante con le proprie idee di scuola autonoma, di comunità educante in dialogo con le autonomie territoriali, nella scia delle riforme di Berlinguer e del titolo V della Costituzione. La scuola italiana attendeva da tempo una riforma alla quale il Forum Nazionale Istruzione del Pd ha dedicato il proprio secondo seminario nazionale nel gennaio 2011: la partecipazione e l'autogoverno risultavano sempre meno efficaci, sia perché non piú adeguati ai tempi, sia perché diverse leggi avevano nel frattempo vanificato la funzione degli organi di partecipazione e di autogoverno senza che mai intervenisse un riordino efficace, capace di riportare coerenza fra questi organi e il nuovo principio dell'autonomia scolastica.
Autogoverno delle istituzioni scolastiche statali, un grande passo avanti
di Giovanni Bachelet
Il varo della proposta di legge sull'autogoverno e la rappresentanza delle scuole autonome è un grande passo avanti per la scuola italiana. Alla sua definizione il Pd ha dato un contributo determinante con le proprie idee di scuola autonoma, di comunità educante in dialogo con le autonomie territoriali, nella scia delle riforme di Berlinguer e del titolo V della Costituzione. La scuola italiana attendeva da tempo una riforma alla quale il Forum Nazionale Istruzione del Pd ha dedicato il proprio secondo seminario nazionale nel gennaio 2011: la partecipazione e l'autogoverno risultavano sempre meno efficaci, sia perché non piú adeguati ai tempi, sia perché diverse leggi avevano nel frattempo vanificato la funzione degli organi di partecipazione e di autogoverno senza che mai intervenisse un riordino efficace, capace di riportare coerenza fra questi organi e il nuovo principio dell'autonomia scolastica.
23 Marzo 2012
Bindi: «Monti forte con operai e pensionati, debole su tv ed evasori»
di Ugo Magri - da La Stampa
«Il presidente del Consiglio è stato fermissimo in alcune decisioni, non altrettanto in altre. Sull'articolo 18 la determinazione è la stessa che ci fu sulle pensioni; non mi sembra identica a quella vista sulle liberalizzazioni, sulle frequenze tivù, sulla lotta all'evasione fiscale.... Ci preoccupano i due pesi e le due misure. La mano debole con i forti, la mano forte con i deboli. Anche in campo sociale. Siccome le scelte da fare sono così dolorose e impegnative, si possono quantomeno spiegare agli italiani nella misura in cui davvero ci sia lotta alla precarietà e si applichi il principio dell'equità, sacrifici proporzionali per tutti. Io mi sono chiesta ad esempio come mai gli imprenditori non abbiano alzato le barricate contro una riforma delle pensioni che li obbligherà a tenere i lavoratori fino a 67 anni...».
Bindi: «Monti forte con operai e pensionati, debole su tv ed evasori»
di Ugo Magri - da La Stampa
«Il presidente del Consiglio è stato fermissimo in alcune decisioni, non altrettanto in altre. Sull'articolo 18 la determinazione è la stessa che ci fu sulle pensioni; non mi sembra identica a quella vista sulle liberalizzazioni, sulle frequenze tivù, sulla lotta all'evasione fiscale.... Ci preoccupano i due pesi e le due misure. La mano debole con i forti, la mano forte con i deboli. Anche in campo sociale. Siccome le scelte da fare sono così dolorose e impegnative, si possono quantomeno spiegare agli italiani nella misura in cui davvero ci sia lotta alla precarietà e si applichi il principio dell'equità, sacrifici proporzionali per tutti. Io mi sono chiesta ad esempio come mai gli imprenditori non abbiano alzato le barricate contro una riforma delle pensioni che li obbligherà a tenere i lavoratori fino a 67 anni...».
22 Marzo 2012
«Ora il Parlamento deve cambiare la norma. Il nostro sì non è scontato»
di Maria Zegarelli - da L'Unità
«Il nostro sì alla riforma del lavoro? Non è affatto scontato». E il premier Mario Monti meglio farebbe «a non dimenticare che il suo governo è nato anche perché un grande partito, il Pd, ha lavorato affinché questo avvenisse». È una Rosy Bindi amareggiata quella che parla mentre raggiunge Montecitorio per presiedere l'Aula che voterà la fiducia alle liberalizzazioni. La chiusura del dialogo con le parti sociali e la blindatura sull'articolo 18 hanno aperto la discussione interna al Pd e mai come ora il partito rischia la tenuta. «Questo governo e il suo presidente del Consiglio possono andare avanti se rispettano la dignità di tutte le forze politiche che lo sostengono».
«Ora il Parlamento deve cambiare la norma. Il nostro sì non è scontato»
di Maria Zegarelli - da L'Unità
«Il nostro sì alla riforma del lavoro? Non è affatto scontato». E il premier Mario Monti meglio farebbe «a non dimenticare che il suo governo è nato anche perché un grande partito, il Pd, ha lavorato affinché questo avvenisse». È una Rosy Bindi amareggiata quella che parla mentre raggiunge Montecitorio per presiedere l'Aula che voterà la fiducia alle liberalizzazioni. La chiusura del dialogo con le parti sociali e la blindatura sull'articolo 18 hanno aperto la discussione interna al Pd e mai come ora il partito rischia la tenuta. «Questo governo e il suo presidente del Consiglio possono andare avanti se rispettano la dignità di tutte le forze politiche che lo sostengono».
18 Marzo 2012
Rosy Bindi attacca la riforma elettorale: «Uccide l'alternativa»
di Andrea Carugati - da L'Unità
«Caro Pier Luigi, con quella legge elettorale l'alternativa non la fai e tu non sarai premier». Il messaggio di Rosy Bindi all'amico Bersani non poteva essere più chiaro. «Io sono rimasta bersaniana, lui non lo so, se dà il via libera a quella riforma...». Il riferimento della presidente Pd è alla bozza messa a punto dagli sherpa dei principali partiti, tra cui Violante, Quagliariello e Adornato, che dovrebbe sostituire il Porcellum. Una bozza di impianto proporzionale tedesco, con sbarramento al 5%, che elimina l'obbligo delle coalizioni prima del voto. Bindi, che ieri ha organizzato a Roma un convegno sulla legge elettorale con i professori Zagrebelsky e D'Alimonte, non ha dubbi: «Con quella legge si va dritti alla Grande coalizione, sarebbe un regalo al Pdl che invece di perdere finirebbe per pareggiare, mentre il Pd farebbe il portatore d'acqua del Polo di centro e rischierebbe una emorragia di voti a sinistra e anche al centro».
Rosy Bindi attacca la riforma elettorale: «Uccide l'alternativa»
di Andrea Carugati - da L'Unità
«Caro Pier Luigi, con quella legge elettorale l'alternativa non la fai e tu non sarai premier». Il messaggio di Rosy Bindi all'amico Bersani non poteva essere più chiaro. «Io sono rimasta bersaniana, lui non lo so, se dà il via libera a quella riforma...». Il riferimento della presidente Pd è alla bozza messa a punto dagli sherpa dei principali partiti, tra cui Violante, Quagliariello e Adornato, che dovrebbe sostituire il Porcellum. Una bozza di impianto proporzionale tedesco, con sbarramento al 5%, che elimina l'obbligo delle coalizioni prima del voto. Bindi, che ieri ha organizzato a Roma un convegno sulla legge elettorale con i professori Zagrebelsky e D'Alimonte, non ha dubbi: «Con quella legge si va dritti alla Grande coalizione, sarebbe un regalo al Pdl che invece di perdere finirebbe per pareggiare, mentre il Pd farebbe il portatore d'acqua del Polo di centro e rischierebbe una emorragia di voti a sinistra e anche al centro».
17 Marzo 2012
Il governo, le riforme e lo psicodramma delle primarie
di Franco Monaco
Intervento di apertura dell'incontro promosso dai Democratici Davvero presso il Centro Congressi Cavour di Roma.
Vorrei aprire con una riflessione quadro circa il clima politico, per poi venire a tre questioni specifiche, con al centro la legge elettorale. Darei un titolo a questa premessa circa il clima politico: la narrazione fuorviante. Mi sono fatto la convinzione che taluni luoghi comuni coltivati e propalati talvolta con innocenza, altre volte con malizia, inavvertitamente, si sono fatti senso comune, hanno fatto breccia anche tra noi. Essi vanno a comporre una narrazione alterata, che non corrisponde alla verità delle cose, ma che si è sedimentata nella pubblica opinione anche perché, ripeto, noi ci siamo mostrati subalterni, non abbiamo reagito a dovere. Una narrazione fuorviante, cioè foriera di conseguenze sul piano dell'analisi e della prospettiva politica del Pd. Provo a spiegarmi con qualche esempio.
Il governo, le riforme e lo psicodramma delle primarie
di Franco Monaco
Intervento di apertura dell'incontro promosso dai Democratici Davvero presso il Centro Congressi Cavour di Roma.
Vorrei aprire con una riflessione quadro circa il clima politico, per poi venire a tre questioni specifiche, con al centro la legge elettorale. Darei un titolo a questa premessa circa il clima politico: la narrazione fuorviante. Mi sono fatto la convinzione che taluni luoghi comuni coltivati e propalati talvolta con innocenza, altre volte con malizia, inavvertitamente, si sono fatti senso comune, hanno fatto breccia anche tra noi. Essi vanno a comporre una narrazione alterata, che non corrisponde alla verità delle cose, ma che si è sedimentata nella pubblica opinione anche perché, ripeto, noi ci siamo mostrati subalterni, non abbiamo reagito a dovere. Una narrazione fuorviante, cioè foriera di conseguenze sul piano dell'analisi e della prospettiva politica del Pd. Provo a spiegarmi con qualche esempio.
17 Marzo 2012
Dopo Monti, il Pd per l'alternativa
Testo del documento presentato dai Democratici Davvero in occasione dell'incontro promosso a Roma presso il Centro Congressi Cavour.
Tre questioni, all'apparenza distinte, stanno monopolizzando la discussione dentro il nostro partito: il rapporto con il governo Monti, la riforma elettorale e le primarie. Tutte rinviano allo stesso problema: la nostra visione del sistema politico italiano e l'identità e la missione che il Pd vi può affermare. In gioco vi è la conferma o l'abbandono del bipolarismo e, di riflesso, del "nuovo Ulivo", cioè di un centrosinistra con cultura di governo ma nitidamente alternativo al centrodestra. Il nostro sostegno leale e convinto al governo Monti è fuori discussione. Lo abbiamo voluto noi assai più dei nostri avversari che invece lo hanno subito. Ciò non impedisce, anzi semmai impegna, a dare un contributo critico e propositivo che anticipi e prefiguri l'alternativa politica e programmatica che non possiamo affidare a un governo tecnico, necessariamente di transizione, che si regge sul compromesso tra forze dichiaratamente antagoniste.
Dopo Monti, il Pd per l'alternativa
Testo del documento presentato dai Democratici Davvero in occasione dell'incontro promosso a Roma presso il Centro Congressi Cavour.
Tre questioni, all'apparenza distinte, stanno monopolizzando la discussione dentro il nostro partito: il rapporto con il governo Monti, la riforma elettorale e le primarie. Tutte rinviano allo stesso problema: la nostra visione del sistema politico italiano e l'identità e la missione che il Pd vi può affermare. In gioco vi è la conferma o l'abbandono del bipolarismo e, di riflesso, del "nuovo Ulivo", cioè di un centrosinistra con cultura di governo ma nitidamente alternativo al centrodestra. Il nostro sostegno leale e convinto al governo Monti è fuori discussione. Lo abbiamo voluto noi assai più dei nostri avversari che invece lo hanno subito. Ciò non impedisce, anzi semmai impegna, a dare un contributo critico e propositivo che anticipi e prefiguri l'alternativa politica e programmatica che non possiamo affidare a un governo tecnico, necessariamente di transizione, che si regge sul compromesso tra forze dichiaratamente antagoniste.
16 Marzo 2012
Scalfaro, Bindi: «Sempre dalla parte della Costituzione, per questo ha pagato»
«Scalfaro è stato il primo presidente della Repubblica iscritto al Pd. Lo ricordiamo oggi, a poco più di un mese dalla scomparsa, con affetto, orgoglio e riconoscenza». La presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi, ha aperto ieri pomeriggio il convegno promosso dal partito sulla figura di Oscar Luigi Scalfaro, a poco più di un mese dalla scomparsa. Bindi ha sottolineato la coerenza di Scalfaro «profondo credente e profondamente laico», la sua passione politica e la sua fedeltà alla Costituzione. «Mi fece la prima telefonata da presidente della Repubblica per ringraziarmi dell'apprezzamento che da segretaria della Dc del Veneto avevo espresso alla sua decisione di non controfirmare il decreto sulla depenalizzazione del reato di finanziamento illecito.
Scalfaro, Bindi: «Sempre dalla parte della Costituzione, per questo ha pagato»
«Scalfaro è stato il primo presidente della Repubblica iscritto al Pd. Lo ricordiamo oggi, a poco più di un mese dalla scomparsa, con affetto, orgoglio e riconoscenza». La presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi, ha aperto ieri pomeriggio il convegno promosso dal partito sulla figura di Oscar Luigi Scalfaro, a poco più di un mese dalla scomparsa. Bindi ha sottolineato la coerenza di Scalfaro «profondo credente e profondamente laico», la sua passione politica e la sua fedeltà alla Costituzione. «Mi fece la prima telefonata da presidente della Repubblica per ringraziarmi dell'apprezzamento che da segretaria della Dc del Veneto avevo espresso alla sua decisione di non controfirmare il decreto sulla depenalizzazione del reato di finanziamento illecito.
12 Marzo 2012
La Bindi tentata dalla conta nel Pd sulla legge elettorale
di Carlo Bertini - da La Stampa
Da giorni Rosy Bindi lo va dicendo nei suoi conversari privati con l'enfasi che le è propria e usando altri termini, ma il succo dei suoi strali è questo: l'inciucio sulla legge elettorale, come lo definisce Calderoli, porterà come sbocco inevitabile a un Monti bis, che tutti mettono in conto pur senza volerlo ammettere. Compresi quelli che nel suo partito si affannano a negare un simile approdo e a sbandierare il sicuro ritorno dello schema «centrosinistra contro centrodestra». Perché una legge proporzionale che non tuteli il bipolarismo, può essere un viatico per una nuova chiamata corale di Monti e a «larghe intese» dopo il voto; nel caso in cui i partiti grandi o medi non siano in grado di trovare un accordo per costruire una larga maggioranza.
La Bindi tentata dalla conta nel Pd sulla legge elettorale
di Carlo Bertini - da La Stampa
Da giorni Rosy Bindi lo va dicendo nei suoi conversari privati con l'enfasi che le è propria e usando altri termini, ma il succo dei suoi strali è questo: l'inciucio sulla legge elettorale, come lo definisce Calderoli, porterà come sbocco inevitabile a un Monti bis, che tutti mettono in conto pur senza volerlo ammettere. Compresi quelli che nel suo partito si affannano a negare un simile approdo e a sbandierare il sicuro ritorno dello schema «centrosinistra contro centrodestra». Perché una legge proporzionale che non tuteli il bipolarismo, può essere un viatico per una nuova chiamata corale di Monti e a «larghe intese» dopo il voto; nel caso in cui i partiti grandi o medi non siano in grado di trovare un accordo per costruire una larga maggioranza.
12 Marzo 2012
Dalla parte della buona politica per la democrazia e la Costituzione
di Rosy Bindi
Come in altre occasioni anche stasera Libertà e Giustizia offre un contributo importante di mobilitazione civile sulla salute della democrazia in Italia. Condivido molte delle osservazioni avanzate nel vostro appello, a cominciare dalla preoccupazione sulle ipotesi di riforma della Costituzione che circolano in queste ultime settimane. Abbiamo condiviso, al fianco di Oscar Luigi Scalfaro, una dura battaglia contro i reiterati tentativi della destra di snaturarne l'impianto e insieme a milioni di cittadini italiani vinto una consultazione referendaria che ne ha messo in sicurezza i principi fondamentali. Per questo anche stasera per prima cosa voglio ribadire a tutti voi che con la Costituzione non si scherza. Non si fanno gli apprendisti stregoni.
Dalla parte della buona politica per la democrazia e la Costituzione
di Rosy Bindi
Come in altre occasioni anche stasera Libertà e Giustizia offre un contributo importante di mobilitazione civile sulla salute della democrazia in Italia. Condivido molte delle osservazioni avanzate nel vostro appello, a cominciare dalla preoccupazione sulle ipotesi di riforma della Costituzione che circolano in queste ultime settimane. Abbiamo condiviso, al fianco di Oscar Luigi Scalfaro, una dura battaglia contro i reiterati tentativi della destra di snaturarne l'impianto e insieme a milioni di cittadini italiani vinto una consultazione referendaria che ne ha messo in sicurezza i principi fondamentali. Per questo anche stasera per prima cosa voglio ribadire a tutti voi che con la Costituzione non si scherza. Non si fanno gli apprendisti stregoni.
06 Marzo 2012
Lucio Dalla in San Petronio come e perché
di Luigi Accattoli
Ad ampliare la generosità delle "esequie" nelle chiese c'era stato, nel luglio del 1997, il funerale di Gianni Versace nel Duomo di Milano e nel settembre del 2007 quello di Luciano Pavarotti nel Duomo di Modena. Ma credo che la messa di addio dell'altro ieri per Lucio Dalla in San Petronio, a Bologna, sia stato un fatto di maggiore peso e non solo un'altra eccezione riconosciuta a un personaggio troppo amato da tutti per poterlo salutare con discrezione. Dalla era un omosessuale come Versace ed era un cattolico praticante - e trasgressivo - come Luciano Pavarotti, che non era omosessuale ma divorziato e risposato. La gran fama popolare e la condizione di cristiani marginali unisce i tre casi. Ma in Dalla c'è di più.
Lucio Dalla in San Petronio come e perché
di Luigi Accattoli
Ad ampliare la generosità delle "esequie" nelle chiese c'era stato, nel luglio del 1997, il funerale di Gianni Versace nel Duomo di Milano e nel settembre del 2007 quello di Luciano Pavarotti nel Duomo di Modena. Ma credo che la messa di addio dell'altro ieri per Lucio Dalla in San Petronio, a Bologna, sia stato un fatto di maggiore peso e non solo un'altra eccezione riconosciuta a un personaggio troppo amato da tutti per poterlo salutare con discrezione. Dalla era un omosessuale come Versace ed era un cattolico praticante - e trasgressivo - come Luciano Pavarotti, che non era omosessuale ma divorziato e risposato. La gran fama popolare e la condizione di cristiani marginali unisce i tre casi. Ma in Dalla c'è di più.
06 Marzo 2012
Bindi: «Primarie utili ma vanno corrette. Archiviare Vasto? No, allargare la foto»
di Roberto Zuccolini - da Corriere della Sera
«Mi sembra che sia giunto il momento per fare una riflessione sulle primarie. Sono senz'altro uno strumento importante che dobbiamo continuare a sfruttare, ma bisogna correggere le regole. Prima di tutto occorre fare iscrivere chi vuole partecipare ad apposite liste degli elettori, come si fa negli Stati Uniti. E poi, soprattutto, bisognerà passare al doppio turno. Se si vuole fare giustizia occorre che il candidato del centrosinistra sia scelto da almeno il 50 per cento di chi vota alle primarie e non dal 30 come è accaduto a Palermo».
Bindi: «Primarie utili ma vanno corrette. Archiviare Vasto? No, allargare la foto»
di Roberto Zuccolini - da Corriere della Sera
«Mi sembra che sia giunto il momento per fare una riflessione sulle primarie. Sono senz'altro uno strumento importante che dobbiamo continuare a sfruttare, ma bisogna correggere le regole. Prima di tutto occorre fare iscrivere chi vuole partecipare ad apposite liste degli elettori, come si fa negli Stati Uniti. E poi, soprattutto, bisognerà passare al doppio turno. Se si vuole fare giustizia occorre che il candidato del centrosinistra sia scelto da almeno il 50 per cento di chi vota alle primarie e non dal 30 come è accaduto a Palermo».
01 Marzo 2012
«Difendo il Pd ma non la proposta di riforme»
di Francesco Palladino - da Libertà e Giustizia
«Sono sincera: è indubbio che il sistema politico italiano e i partiti che lo compongono non godono di buona salute!», riconosce la vicepresidente della Camera Rosy Bindi, presidente del Pd, ricevendomi nel suo studio a Montecitorio. «Il fallimento di Berlusconi ha trascinato con sé l'intero sistema politico, perché egli è riuscito a raggiungere l'obiettivo che forse gli stava più a cuore, delegittimare, con il populismo e la personalizzazione di ogni atto, tutti gli strumenti di partecipazione dei cittadini, cioè i partiti e forse anche il momento elettorale. Accolgo convinta e volentieri l'allarme della vostra associazione e l'invito a rilanciare la funzione democratica dei partiti che viene da Zagrebelsky. Credo tuttavia che la delusione che emerge dai sondaggi non si trasformerà automaticamente in astensione nelle urne: al momento del voto, di norma, la percentuale di elettori resta alta. Anche la recente esperienza dei referendum dimostra che i cittadini hanno voglia di riappropriarsi della partecipazione politica».
«Difendo il Pd ma non la proposta di riforme»
di Francesco Palladino - da Libertà e Giustizia
«Sono sincera: è indubbio che il sistema politico italiano e i partiti che lo compongono non godono di buona salute!», riconosce la vicepresidente della Camera Rosy Bindi, presidente del Pd, ricevendomi nel suo studio a Montecitorio. «Il fallimento di Berlusconi ha trascinato con sé l'intero sistema politico, perché egli è riuscito a raggiungere l'obiettivo che forse gli stava più a cuore, delegittimare, con il populismo e la personalizzazione di ogni atto, tutti gli strumenti di partecipazione dei cittadini, cioè i partiti e forse anche il momento elettorale. Accolgo convinta e volentieri l'allarme della vostra associazione e l'invito a rilanciare la funzione democratica dei partiti che viene da Zagrebelsky. Credo tuttavia che la delusione che emerge dai sondaggi non si trasformerà automaticamente in astensione nelle urne: al momento del voto, di norma, la percentuale di elettori resta alta. Anche la recente esperienza dei referendum dimostra che i cittadini hanno voglia di riappropriarsi della partecipazione politica».
28 Febbraio 2012
Caro Ceccanti, caricature no
di Franco Monaco - da Europa
Stefano Ceccanti ha recensito criticamente le riflessioni di Stefano Fassina circa il rapporto tra laburismo e ispirazione cristiana, accusandolo di imprimere una curvatura politico-ideologica impropria alla dottrina sociale della Chiesa e contestandogli più specificamente un deficit di cultura liberale e una visione statalista che sarebbero in aperto contrasto con essa. A detta di Ceccanti, nel solco della vecchia sinistra e della vituperata tradizione dossettiana. Convengo sul richiamo a resistere alla tentazione di "appropriazioni indebite" e a non indulgere alle rappresentazioni caricaturali, ma tale tentazione sembra fare breccia anche in Ceccanti. Su un punto preliminare dovremmo essere d'accordo: la dottrina sociale della Chiesa, in ragione del suo statuto teologico (teologia morale) e della sua valenza universale, non può essere catturata da una e una sola cultura politica (vi sono molteplici possibili mediazioni storico-politiche di essa), ma neppure, per converso, si può avallare la sua "neutralizzazione", quasi che il Magistero sociale fosse muto e indifferente, compatibile con quale che sia pensiero e modello politico.
Caro Ceccanti, caricature no
di Franco Monaco - da Europa
Stefano Ceccanti ha recensito criticamente le riflessioni di Stefano Fassina circa il rapporto tra laburismo e ispirazione cristiana, accusandolo di imprimere una curvatura politico-ideologica impropria alla dottrina sociale della Chiesa e contestandogli più specificamente un deficit di cultura liberale e una visione statalista che sarebbero in aperto contrasto con essa. A detta di Ceccanti, nel solco della vecchia sinistra e della vituperata tradizione dossettiana. Convengo sul richiamo a resistere alla tentazione di "appropriazioni indebite" e a non indulgere alle rappresentazioni caricaturali, ma tale tentazione sembra fare breccia anche in Ceccanti. Su un punto preliminare dovremmo essere d'accordo: la dottrina sociale della Chiesa, in ragione del suo statuto teologico (teologia morale) e della sua valenza universale, non può essere catturata da una e una sola cultura politica (vi sono molteplici possibili mediazioni storico-politiche di essa), ma neppure, per converso, si può avallare la sua "neutralizzazione", quasi che il Magistero sociale fosse muto e indifferente, compatibile con quale che sia pensiero e modello politico.
25 Febbraio 2012
Dopo Monti non rinunciamo all’alternativa
di Franco Monaco - da L'Unità
Ho l'impressione che sia necessario registrare la linea politica del Pd. Tre questioni, all'apparenza distinte, sulle quali si è aperta una discussione dentro il partito, quali il rapporto con il governo Monti, la riforma elettorale e le primarie, tutte rinviano a un medesimo problema a monte: la nostra visione del sistema politico italiano e della sua evoluzione e la identità-missione del Pd in esso. Più concretamente: la conferma o l'abbandono del bipolarismo e, di riflesso, per quel che ci riguarda, del "nuovo Ulivo", cioè di un centrosinistra con cultura di governo ma nitidamente alternativo al centrodestra. Se ancora fossimo guidati da quella bussola come io mi auguro, sui quei tre nodi, sapremmo come regolarci: sarebbe chiaro il significato della formula di un Pd con Monti ma oltre Monti; sarebbe diverso e decisamente meno ambigua e rinunciataria la nostra posizione sulla legge elettorale; saremmo meno nervosi e incerti nella gestione delle primarie (e ci risparmieremmo autolesionismo e psicodrammi).
Dopo Monti non rinunciamo all’alternativa
di Franco Monaco - da L'Unità
Ho l'impressione che sia necessario registrare la linea politica del Pd. Tre questioni, all'apparenza distinte, sulle quali si è aperta una discussione dentro il partito, quali il rapporto con il governo Monti, la riforma elettorale e le primarie, tutte rinviano a un medesimo problema a monte: la nostra visione del sistema politico italiano e della sua evoluzione e la identità-missione del Pd in esso. Più concretamente: la conferma o l'abbandono del bipolarismo e, di riflesso, per quel che ci riguarda, del "nuovo Ulivo", cioè di un centrosinistra con cultura di governo ma nitidamente alternativo al centrodestra. Se ancora fossimo guidati da quella bussola come io mi auguro, sui quei tre nodi, sapremmo come regolarci: sarebbe chiaro il significato della formula di un Pd con Monti ma oltre Monti; sarebbe diverso e decisamente meno ambigua e rinunciataria la nostra posizione sulla legge elettorale; saremmo meno nervosi e incerti nella gestione delle primarie (e ci risparmieremmo autolesionismo e psicodrammi).
21 Febbraio 2012
«Il governo non ha un mandato per riforme senza coesione sociale»
di Simone Collini - da L'Unità
«Mi ha molto meravigliato questa affermazione, un presidente come Monti non ha bisogno di annunciare che andrà avanti comunque, anche senza accordo con le parti sociali». Per la presidente del Pd Rosy Bindi il capo del governo «potrebbe essere ben più ambizioso, annunciando che riuscirà a fare la riforma del lavoro con i sindacati. Mi sembra questo il vero profilo riformista che serve al governo in questo momento. Questo governo ha ricevuto la nostra fiducia per portare il Paese fuori dalla crisi e per fare ciò che è necessario per raggiungere questo obiettivo. Ma non si può pensare che in questo momento l'Italia possa permettersi di approvare importanti riforme strutturali senza la coesione e la pace sociale. Il governo non ha questo mandato. E per una ragione molto semplice: si esce da una crisi solo con delle riforme condivise, non approvate senza o, peggio, contro qualcuno. E l'essere condivise, almeno per quanto ci riguarda, le rende anche giuste».
«Il governo non ha un mandato per riforme senza coesione sociale»
di Simone Collini - da L'Unità
«Mi ha molto meravigliato questa affermazione, un presidente come Monti non ha bisogno di annunciare che andrà avanti comunque, anche senza accordo con le parti sociali». Per la presidente del Pd Rosy Bindi il capo del governo «potrebbe essere ben più ambizioso, annunciando che riuscirà a fare la riforma del lavoro con i sindacati. Mi sembra questo il vero profilo riformista che serve al governo in questo momento. Questo governo ha ricevuto la nostra fiducia per portare il Paese fuori dalla crisi e per fare ciò che è necessario per raggiungere questo obiettivo. Ma non si può pensare che in questo momento l'Italia possa permettersi di approvare importanti riforme strutturali senza la coesione e la pace sociale. Il governo non ha questo mandato. E per una ragione molto semplice: si esce da una crisi solo con delle riforme condivise, non approvate senza o, peggio, contro qualcuno. E l'essere condivise, almeno per quanto ci riguarda, le rende anche giuste».


31 Maggio 2015
Postato da Redazione
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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