
Dopo il voto di Mirafiori non lasciamo soli i lavoratori
di Rosy BindiCon il voto di Mirafiori i lavoratori Fiat si sono coraggiosamente assunti tutto il peso della sopravvivenza e del rilancio dell'azienda. Credo che l'intero Paese li debba ringraziare di questo sacrificio che costerà caro soltanto a loro e alle loro famiglie, ma che aiuterà a salvare la stessa Fiat e l'assetto industriale della città di Torino. Ma ora l'amministratore delegato, che esulta per il 54 per cento dei sì, deve dire con precisione che cosa ha intenzione di fare per la Fiat in Italia.
La vittoria numerica (solo 9 voti di differenza tra gli operai) non può essere usata come una vittoria politica che lasci mano libera e permetta di ignorare le esigenze dei lavoratori, le regole della rappresentanza e quelle della democrazia. Marchionne ha il dovere di dichiarare al più presto i modi e i tempi del rilancio dell'azienda. Deve dire qual è il progetto, quale l'innovazione, quali gli investimenti per un marchio che soffre da tempo di una crisi di vendite e di immagine. L'industria dell'auto va male in tutto il mondo, ma la Fiat va peggio e non sarà il nuovo assetto di Mirafiori a cambiare automaticamente le cose.
Le relazioni industriali non possono essere ridisegnate in solitudine, ma hanno bisogno di un continuo confronto tra le parti e dell'apporto legislativo del Parlamento. Nessuno si può illudere di governare da solo un'azienda spaccata in due com'è la Fiat oggi. È per questo che appare sinistra l'esultanza del ministro del Lavoro Sacconi per il risultato del referendum. Esulta l'uomo che avrebbe il dovere della vigilanza sulle regole del lavoro e quello della conciliazione tra le parti. E che invece, insieme al presidente del Consiglio e all'intero governo, ha lasciato soli i lavoratori di fronte all'emergenza e l'industria dell'auto di fonte alla crisi: nessuna politica per l'innovazione, per la ricerca, per le infrastrutture.
Da parte nostra, come Partito Democratico, che su questo tema ha dispiegato una pluralità di opinioni legittime, ci deve essere l'impegno alla vigilanza perché, in nome della globalizzazione, non si inseguano i modelli dei Paesi dove il lavoro è più sfruttato e dove la lotta per i diritti non è ancora incominciata. Anche in Italia si è rotto il rapporto tra la crescita economica e il lavoro e tra il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori. Oggi la persona che lavora rischia di essere sola. È nostro compito non permettere che questo avvenga e impegnarci per favorire le condizioni di una rinnovata unità del mondo del lavoro.

Lavoro tra democrazia ,dignità e ricatti.
Lasciato da Carlo Giuseppe Rogani il giorno 27 Gennaio 2011 alle 17:37Sacconi la racconti giusta
Lasciato da Natale Pellizzer il giorno 15 Gennaio 2011 alle 22:47


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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