13 Novembre 2009

Chi lascia il Pd non pensi di tornare a dettare condizioni da alleato

di Rosy Bindi



In un partito plurale non bisogna mai essere preoccupati per quelli che entrano, anche quando vengono da sinistra. Abbiamo sempre detto che nel Pd c’è spazio per tutti. Su quelli che se ne vanno è necessario riflettere, ma non per enfatizzare oltremodo alcune scelte personali semmai per chiarire meglio i nostri compiti e la nostra strategia.

Nell’iniziativa di Rutelli, che per sua stessa ammissione era studiata da tempo, non vedo una proposta capace di competere con il profilo popolare e riformista del Pd né in grado di raccogliere la sfida di un’identità plurale solo perché mette insieme Donato Mosella e Giorgio La Malfa. E non si fa un partito riformista solo perché si continua impropriamente ad appiccicare al Pd, come fa Bruno Tabacci, l’etichetta di partito socialdemocratico.

L’ho già detto, quella di Rutelli mi sembra un’operazione di posizionamento personale a cui manca l’ambizione di un disegno politico che risponda ai problemi della democrazia e della società italiana. Anche per questo sarebbe davvero curioso se chi oggi lascia il Pd immagina di tornarci a breve nelle vesti di alleato e trattare perciò fin d’ora riconoscimenti e partnership. A differenza dell’Udc e dell’Idv, con le quali stiamo ragionando sul tema delle alleanze, della neo formazione di Rutelli -  che anche questa volta non si è presentato alle primarie - non si conoscono la consistenza e il reale consenso elettorale.

Ma allora dove sta il problema? C’è chi si ostina a  pensare al Pd come ad un partito di sinistra che alimenta la nascita di un centro con cui allearsi. Ma si tratta di ipotesi e ragionamenti coltivati fuori dal Partito democratico. Da chi continua ad rimpiangere vecchi schemi della politica italiana, da chi non vuole fare i conti con la realtà del bipolarismo e vorrebbe archiviare l’esperienza dell’Ulivo.

In realtà Bersani ha detto con chiarezza che il Pd è una forza di centrosinistra senza trattino e ha rivendicato le radici uliviste dei democratici. Il nostro partito ha oggi il compito di costruire l’alternativa di governo con una politica delle alleanze in cui il Pd è il timone di un nuovo centrosinistra. Nuovo perchè fondato sulle convergenze programmatiche tra forze politiche che hanno un effettivo radicamento popolare.

• Finiamola con i partiti personali
  Lasciato da F. Tomaselli il giorno 10 Marzo 2010 alle 16:05
• Fare opposizione
  Lasciato da Raffaele il giorno 08 Dicembre 2009 alle 13:41
• Meno male che Gianfranco c'è...
  Lasciato da daniele il giorno 18 Novembre 2009 alle 16:47
• E la notizia dell'accordo di sei mesi fa ..tra socialisti e Manciulli per regionali toscana?
  Lasciato da leonardo signorini montelupo il giorno 14 Novembre 2009 alle 15:36