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07 Marzo 2009

Diamo voce ai diritti negati

di Rosy Bindi



Quest'anno la festa della donna, o meglio delle donne, si dovrebbe liberare di ogni facile retorica e recuperare la consapevolezza dei diritti in gioco. Il diritto, in primo luogo, di vivere senza paura. La violenza contro le donne è tornata tragicamente in primo piano. Stupri, abusi sessuali, maltrattamenti hanno scandito le cronache degli ultimi mesi in un crescendo impressionante di casi che hanno coinvolto donne adulte, giovani e ragazzine, italiane e straniere. Violenza fisica e psicologica, nei luoghi pubblici, nel parco del quartiere o tra le mura accoglienti della propria casa.

L'Istat segnala che sette milioni di donne hanno subito violenze o maltrattamenti nel corso della loro vita. Questi dati dimostrano che non si tratta solo o soprattutto di un problema di ordine pubblico.  E' ancora forte e diffusa una in-cultura maschile che si rifiuta di accettare l'autonomia, la libertà e la dignità delle donne e che attraverso la violenza sul corpo femminile cerca di riaffermare il proprio potere.

Non si tratta di srotolare vecchie bandiere ma di ripensare in modo più complessivo la questione femminile in Italia rimettendo al centro i temi dell'emancipazione, senza farsi ingannare dal protagonismo, dai successi, dalla forza di molte di noi. Se non torniamo al nodo profondo di questa violenza, che dice quanto sia ancora estesa l'emarginazione femminile, è facile soccombere alla strumentalizzazione della destra e di un governo che sulla pelle delle donne ha cercato di giocare la partita della sicurezza.

Non è un caso se la violenza torna in primo piano nei mesi di una drammatica crisi economica che aumenta il sentimento di incertezza e di frustrazione. Anche per questo la destra oggi agita il tema dello stupro cercando di spostare la sensibilità dalle paure del futuro alla paura dell'immigrato. La destra ha per anni minimizzato il problema ed esibito una cultura nemica delle donne (ci siamo già dimenticati il machismo della Lega e di An o le barzellette di Berlusconi?) e nella scorsa legislatura ha boicottato l'approvazione di una legge organica che insieme a norme più stringenti e severe affrontava il nodo della prevenzione e della riparazione.

Ma la crisi espone le donne a rischi maggiori, le colpisce per prime e indebolisce i diritti di cittadinanza. In questo otto marzo dovremmo restituire la parola alle migliaia di lavoratrici in cassa integrazione o licenziate, alle precarie che hanno perso l'impiego o lo perderanno nei prossimi mesi, penso ai 60 mila contratti a termine nella pubblica amministrazione che non saranno più rinnovati. Ma anche alle mamme che non possono più contare sulla scuola a tempo pieno, che non trovano posto negli asili nido o non sanno come pagare le rette quando è sempre più difficile arrivare alla fine del mese.

Il governo rifiuta il confronto, divide il sindacato, bacchetta l'informazione e vara misure parziali e inefficaci, se non profondamente inique. Penso all'ultima trovata, quella di innalzare forzatamente l'età per la pensione alle dipendenti pubbliche. Ancora una volta si vorrebbe scaricare sulla parte più debole della società i costi della crisi, dimenticando che in Italia le donne che hanno la fortuna di lavorare si sobbarcano oneri e fatiche, dalla cura dei figli a quella degli anziani, che in altri paesi europei sono in gran parte a carico di tutta la comunità. Ancora una volta si dimentica il contributo, non solo in termini di Pil, rappresentato dal lavoro di cura, un aspetto decisivo della qualità della vita e della coesione sociale.

In questo otto marzo prendiamo insieme l'impegno come democratiche e democratici a dare voce ad una nuova solidarietà femminile. Le donne hanno mille risorse di intelligenza, creatività, speranza. Ma non devono restare sole. Solo così le mimose possono portare un po' di primavera.

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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