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25 Ottobre 2008

Non abbiamo paura

di Rosy Bindi



Finalmente ci lasciamo alle spalle il dibattito - davvero surreale - sull'utilità di manifestare. La sufficienza di certi commentatori che scambiano il riformismo con il consociativismo. I ricatti di una maggioranza che non conosce l'abbicì della democrazia e ogni giorno vorrebbe darci lezioni su come fare opposizione senza disturbare il manovratore.

Finalmente sarà la nostra festa democratica.  Così abbiamo immaginato e costruito questa giornata, una giornata di libertà e passione civile. In ogni paese democratico e per ogni vero grande partito, fatto di donne e uomini in carne ed ossa, ci sono anche i giorni della protesta e della mobilitazione collettiva. Sono momenti simbolici - e guai alla politica che non sa nutrirsi anche di simboli -  nei quali si rispecchiano coralmente gli ideali e le speranze di una comunità. A Roma il Pd  darà voce a quei milioni di italiani che hanno a cuore il futuro del paese e non si rassegnano alla deriva autoritaria di questi mesi. E come i ragazzi che stanno occupando le scuole e le facoltà universitarie anche noi oggi diremo che non abbiamo paura.


Sono tanti i motivi per manifestare, gli stessi che hanno guidato in questi mesi le nostre battaglie in Parlamento contro le scelte dissennate della destra. Un'agenda fitta di questioni che vanno dall'economia alla qualità della convivenza democratica. Il dissesto della finanza mondiale ha messo a nudo le iniquità di un modello di crescita e sviluppo drogato, ha reso evidente la miopia di un governo che già si muove immaginando di scaricare i costi della crisi sui più deboli, sulle famiglie, i lavoratori, le giovani generazioni.

Le politiche sociali, il cuore del rapporto tra amministratori e cittadini, stanno subendo un drastico ridimensionamento. I tagli alla scuola e alla ricerca sono gli ultimi di una lunga serie che incide in modo pesante sulla sanità, l'assistenza, i servizi pubblici. Tagli - non riforme - che minano i diritti di cittadinanza, umiliano il mondo del lavoro e indeboliscono le infrastrutture sociali del paese, lasciando al welfare una funzione  residuale e caritatevole. Tremonti, Brunetta e Sacconi possono anche travestirsi da neostatalisti ma al dunque restano fedeli ad una ispirazione liberista che vuole restringere il perimetro delle politiche pubbliche.

Noi saremo in piazza per dire che invece proprio ora c'è un grande bisogno di cambiamento e di riforme condivise, di un modello di sviluppo che faccia leva sui principi di uguaglianza e solidarietà. Per questo occorre rafforzare le tutele sociali, investire nella formazione e nell'innovazione, salvaguardare i redditi delle famiglie. Prima degli aiuti di Stato ai soliti noti bisogna ridurre la pressione fiscale sui salari e sostenere le piccole e medie imprese.

Il decisionismo economico del governo è anche il riflesso di una concezione distorta della democrazia e di un'idea povera della convivenza incapace di tenere il passo con la direzione del mondo. Pensiamo alla vergognosa campagna di intolleranza contro gli immigrati culminata nella mozione della Lega sulle classi differenziali per i bambini stranieri. La maggioranza è prigioniera delle parole d'ordine della Lega, complice di un clima di intolleranza e xenofobia che rischia di produrre guasti profondi nella coscienza del paese. Noi saremo in piazza anche per dimostrare che l'Italia è già multiculturale e non teme la sfida dell'integrazione.

Ma soprattutto vogliamo manifestare per il bene della democrazia, come fondamento e garanzia di tutti gli altri beni, dal sapere al lavoro, dalla salute alla giustizia. In questi mesi abbiamo assistito a continui strappi delle regole, a ferite profonde del principio di legalità, a nuove manovre contro l'autonomia della magistratura, ad una ripetuta umiliazione del Parlamento, espropriato dal ricorso continuo ai decreti legge e ai voti di fiducia. Il governo sta alterando in modo surrettizio il nostro sistema parlamentare e ora, con la proposta di modifica della legge elettorale europee che abolisce le preferenze, vorrebbe consolidare il modello partorito grazie al porcellum.

Saremo in piazza anche per dire che il voto non può diventare una delega in bianco. Come democratici faremo una opposizione durissima ad ogni tentativo di espropriare gli elettori del diritto di partecipare e di scegliere. Siamo nati con le primarie e abbiamo scommesso sulla possibilità di costruire un partito nuovo e cambiare la politica chiedendo ai cittadini di essere protagonisti. Da oggi questo impegno avrà nuova forza.

Articolo pubblicato su Europa il 25 ottobre 2008

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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