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Rivelazioni all'assemblea del PD, riconoscuta la paternità dell'Ulivo, disconosciuta l'Unione, ma il DNA sembra simile...

24/6/2008
Commento al post "Sulla famiglia appropriazione indebita del Pdl" lasciato da Maria Prodi

vincendo lo sconforto di dover intervenire nel sottoscala di un sito abbandonato da mesi.... le mie impressioni sull'assemblea.
In un assolato venerdì romano, 20 giugno.
Alla fiera di Roma ci sono ampi vuoti in sala, mentre iniziano i lavori: solito parterre di delegati sempre più sparuti, di politici noti che scivolano verso le file arretrate e di politici aspiranti alla notorietà che, occupata la prima fila, scrutano spasmodicamente il maxischermo, di giornalisti che danno la caccia alle dichiarazioni dei vip e chiacchierano fra di loro mentre i vip parlano.
Non mi è stato comunicato un ordine del giorno, nessun dibattito in rete né sui giornali di partito, nessuna anticipazione sui nomi della direzione o sugli emendamenti allo statuto. Non so che cosa andiamo a decidere. (Decidere?)
Si recita la nobile gara a chi indossa più dolentemente le gramaglie per le dimissioni di Prodi, che però ha scritto, anticipando il dibattito, che non ha nessuna intenzione di revocare l'irrevocabilità delle dimissioni dalla presidenza del partito. Quindi una standing ovation conclude il caso.
Ascolto la lunga relazione di Veltroni apprezzando finalmente la chiara ammissione che il PD è nato dall'esperienza dell' Ulivo. E' una svolta significativa, se penso al turbamento di molti dei nostri elettori che avevano sentito sconfessata una passione e una militanza decennale per quel progetto di aggregazione governante e riformatrice che chiamavano Ulivo. E che hanno faticato a credere al racconto di un PD emerso dal nulla in una radiosa giornata ottobrina di qualche mese fa.
Veltroni segnala la distinzione fra Unione e Ulivo, fattualmente evidente. L'Ulivo, a questo punto riabilitato, coincide con il PD, mentre la perfida Unione sarebbe stato uno sconquassato fronte di mera opposizione a Berlusconi, al cui interno la cultura di governo dei riformisti sarebbe stata costantemente minacciata dall'immaturità della sinistra. La infida Unione, oggetto di critiche e strali nel corso della campagna elettorale, mentre si professava un elegante rispetto per il più eminente rappresentante della coalizione a noi avversa.
Eppure l'Unione è stata il prodotto storico modesto, per la responsabilità gravissima dei suoi troppi primi attori , di una grande passione dei nostri elettori per l' unità . Passione per l'unità che è stata una delle aspettative più tenaci e più frustrate della nostra gente.
Dalle alleanze di nuovo conio di Rutelli, ai poeti morenti di Bertinotti, fino alla proposta veltroniana, a governo Prodi vivente, della nuova stagione dell'andare da soli, il ceto politico del centro.sinistra ha scommesso ossessivamente sul divorzio consensuale.
In realtà la grossa differenza non è stata quella fra Ulivo e Unione, aggregazioni nate da uno stesso mandato alla sintesi e al governo del paese: nel viaggio del centro-sinistra la incomunicabilità è stata fra le richieste dei passeggeri e le risposte dei conducenti.
La mediocre arte dei distinguo, delle divergenze , dei protagonismi, delle scorribande. Il sistematico depotenziamento di una leadership che proponeva un'idea del paese, o di una stabilità di governo produttiva di risultati e di sviluppo solidale. La forza partitica o correntizia sufficiente a inibire o bloccare i competitori, ma mai bastante a sostituirli in un più solido esercizio di guida.
Adesso che la sinistra adolescenziale è praticamente annichilita, ritirata nell'astensione o responsabilmente confluita nel voto al PD (più maturi gli elettori dei loro capi..), un'idilliaca armonia dovrebbe aleggiare nel fronte dell'opposizione. Invece una veloce edificazione di muri, framezzi, fondelli ci riconduce allo status del condominio chiassoso. L'Unione era la coalizione-partito, adesso invece stiamo costruendo il partito-coalizione come giustapposizione di associazioni , fondazioni, gruppi.
Niente di male nel pluralismo, ma i padroni di casa nel PD dovrebbero restare i cittadini elettori, a cui dobbiamo chiedere quando si affacciano, di condividere il progetto di un partito, e non di affiliarsi a una corrente.
E soprattutto dovremmo costruire spazi comuni di confronto in cui le persone si incontrino e possano parlarsi, non solo definire comitati addetti al riparto fra correnti, livello per livello, dei posti a disposizione. Dove anche i "nostri" sono cooptati senza discussione e confronto democratico.
www.mariaprodi.it


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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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