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27 Febbraio 2008

No a una corrente cattolica nel PD

di Franco Monaco



Sull’incontro di oggi tra gli esponenti cattolici del PD ho manifestato agli amici promotori due preoccupazioni. La prima relativa al tempo e al contesto: quello di una campagna elettorale che, inesorabilmente, conferisce un sapore un po’ elettoralistico a una iniziativa che ambisce invece ad essere di approfondimento. La seconda sta nel rischio di accreditare l’idea che i cattolici di vario rito operino come una lobby, un sindacato dei valori e della rappresentanza, un corpo separato nel PD.

Modulo, questo, in contrasto con il principio di autonomia e di laicità e dunque di condivisione che sta nel DNA del cattolicesimo democratico e dei suoi corollari. Rammento alcuni di tali corollari: nel partito ci si sta lealmente, cordialmente, senza la mediazione di una sorta di “corrente cattolica”; ci si sta a modo di lievito e di fermento; ci si sta con le proprie convinzioni etiche e con le proprie opinioni politiche. Plurali anche tra noi. Le mie sensibilmente diverse, per esempio, da quelle dei teodem.

Uniti sulla fede, diversi nella mediazione politica. E la mediazione è la sostanza stessa del pensiero e dell’azione politica! Infine, se mi è consentito, diversi anche nel costume: io non mi azzarderei mai a parlare in nome e per conto “dei cattolici”. So di non averne titolo. Così si legge al par. 43 della Gaudium et Spes: “a nessun cristiano è lecito invocare a sostegno delle proprie opinioni l’autorità della Chiesa”.

La settimana scorsa, il nuovo direttore dell’Osservatore Romano ha fatto una limpida messa a punto, ha fissato distinzioni che un tempo, in verità, erano ovvie, scontate, superflue, ma, ahimè, oggi non più. Le richiamo: 1) il pluralismo politico tra i cattolici in Italia è un dato acquisito ed è un guadagno sia per la Chiesa, per la sua libertà e universalità, finalmente al riparo dal rischio di figurare parte tra le parti politiche; sia per la politica e la sua positiva deideologizzazione; 2) a tutti i cristiani è richiesta coerenza con la visione cristiana del mondo; 3) le scelte politiche concrete, i programmi, le opzioni di partito o di schieramento sono affidati al discernimento e all’autonoma responsabilità dei laici cristiani.

Su queste basi noi cattolici abbiamo il diritto e il dovere di declinare le ragioni per le quali volentieri e cordialmente ci riconosciamo nel PD e di far valere laicamente e democraticamente, in esso, tali buone ragioni. Ragioni, sottolineo, politiche. Leggo invece che persino il buon Castagnetti attribuisce a se stesso, in quanto ex segretario del PP, il compito di custode e garante della coerenza cattolica dentro il PD. Francamente, un po’ troppo e, insieme, un po’ poco.

Ci sono già il Papa e i vescovi che non lesinano moniti e ci sono le nostre coscienze formate. Ai cattolici democratici compete un’ambizione più grande e impegnativa: quella di esercitare in positivo e creativamente un protagonismo culturale e politico, se ci si riesce. Non ci si può limitare ai “non ci sto”. Questo, a mio avviso, l’approccio giusto che ci è suggerito dalla lezione insuperata del Concilio e dalla tradizione alta del cattolicesimo democratico, naturaliter di centrosinistra.

Due rilievi per concludere. Primo: la scommessa del PD, che tutti ci impegna, laici e cattolici, è quella di elaborare e praticare insieme sintesi avanzate ispirate a una equilibrata, matura laicità. È sbagliato opporre a una corrente laicista una corrente clericale, ciascuna con i propri candidati: i “supercattolici” per compensare i Radicali. Non è la via giusta. Il PD e il paese hanno bisogno di uomini e donne versati nell’arte della mediazione alta, cioè di veri laici, siano essi credenti, non credenti o diversamente credenti. Questi sono i veri costruttori del PD e della sua unità messa a servizio dell’unità del paese che di tutto ha bisogno meno che di motivi di ulteriore lacerazione delle coscienze.

Secondo rilievo: proprio la nostra intimità con la comunità cristiana e l’affetto che le portiamo dovrebbero suggerirci una misura di rispetto e di umiltà. L’opposto della pretesa di accreditarci come i primi della classe, i figli prediletti. Sul modello, che non riguarda noi, di chi passa dal “family day” alla carriera politica. Gli ideali più alti e i sentimenti più profondi sono circondati da pudore, misura, discrezione, che largamente difettano a destra ma che, confessiamolo umilmente e con onestà, non sempre si rinvengono anche dalle nostre parti e persino in noi stessi.

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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