21/1/2008
Commento al post "Veltroni è tornato ulivista, ora lasci perdere il Vassallum" lasciato da Luigia Panarello

Strettamente attenendomi al problema riformativo.Tanto per i più che si occupano e s'interessano "di politica" è proprio complicato mantenere presernti le connessioni tra tutto "il resto",cosmogonia di mazzi e strazi comuni,e il prestigioso argomento.Mi pare semplicistico e limitativo,infatti non funziona,teorizzare dalla mattina alla sera sul SISTEMA da adottare per rimettere in moto il Paese,quando il SISTEMA deve avere una funzione pratica.Mi sfugge assolutamente quali parti del cervello umano vengono impegnate in proposito per produre tante e tali opinioni intransigenti e contrastanti,quando si dovrebbe pervenire ad una scelta logica,semplice,diretta,perchè si tratta di arrivare ad una soluzione non di formulare un teorema.Stranamente,però,è evidente il trascurare,in questo gran ragionare generale e generico,il fatto inoppugnabile che il Paese sarà ancora per parecchio legato allo scoglio in balia dei flutti e dei marosi,mentre si analizza e non si decide.Anche quando si menziona questa condizione,la si tira in ballo piuttosto per rendere incisivo il proprio orgoglio retorico.Il referendum è abrogativo!Il porcellum non può essere un punto di partenza nè una fonte di ispirazione!Il mattarellum,comunque,non produceva la nefandezza che stiamo subendo.Certo dava modo ai soliti noti di esibirsi nel carpiato ideologico del vantaggio privilegiato,ma questo inverecondo esercizio di destrezza trasformista riguarda l'etica degli individui che eleggiamo,gli stessi che in qualsiasi situazione,appena il voto non è palese,lo barattano adducendo scuse e pretesti,non il sistema le cui regole possono essere definite e rigorose quanto si vuole,ma non possono impedire all'onorevole di turno di reputare che la sua carica è una licenza per la disinvoltura morale.Se non altro la scelleratezza era conclamata,non sottesa e ipocrita .Non c'è bisogno di essere Catalano,per sapere che ci vorrebbe una riforma reale e urgente.Ma il cavallo stremato si deve condurlo all'acqua per la cavezza,asciugarlo bene e farlo bere adagio.SENNO' SI SCHIANTA!Il referendum,"sempre che la gente" vada a votare,darebbe modo di disporre del tempo e dell'accortezza necessari per approntare un lavoro metodico,"sempre che la gente" regga a sopportare.E il dubbio sulla volontà e la tenuta dei cittadini italiani,vettore poco insigne ma ovviamente primario,dato che la disanima accademica è indifferente e inutile,non è suscitato dal loro disagio per le tasse,dalla qualità della vita infima,e dalla pletora di problemi in putrefazione,quanto dalla sfiducia plenaria che ci opprime nei confronti di coloro che quotidianamente mettono in scena la farsa grottesca,senza preoccuparsi di cosa rappresenti per gli spettatori...PAGANTI!"Sempre che la gente"è la dicrimina nel merito della riforma stessa,in qualunque modo la si affronti e ci si presti all'opera.Quella gente,infatti,non si può permettere ancora di stare seduta a guardare,di applaudire o fischiare,quella gente è piegata nello sforzo di mandare avanti il Paese,di tirarlo fuori e rimetterlo in pista.La legge elettorale non è un oggetto di competizione istrionica,nè un canovaccio da recita.L'unico premio plausibile,se si riesce a redeigerne una con contenuti sostanziosi di durevolezza e decenza,non è l'affermazione maggioritaria,MA LA CREDIBILITA' MERITATA.Siamo consapevoli che la democrazia è un bene inalienabile,e non un costume da Salomè?Se si parte da questo principio,ci si rende conto che le dune non sono montagne nè il deserto una muraglia,ma solamente un percorso,con le sue asperità e le sue prove,ma un percorso.Ed è implicito nell'asserzione:CHE LO SI DEVE INTRAPRENDERE PER GIUNGERE A DESTINAZIONE!Riconosciamo a Romano Prodi,già che ci siamo,che almeno procede tra bufere e tormente,bagnando il fazzoletto con la sensatezza e ponendolo sulla bocca per respirare,pur di andare.