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PD: Parrucconi Democratici di Gianfranco Pasquino

23/11/2007
Commento al post "Se la politica fosse teatro…" lasciato da Annamaria Abbate

vi segnalo quest'articolo di Pasquino apprso oggi su Repubblica Emilia Romagna

PD: Parrucconi Democratici
GIANFRANCO PASQUINO

Arrivati nei pressi di una decisione importante, in altre regioni ritenuta, peraltro, transitoria, quale la nomina dei coordinatori provinciali, i Costituenti del Partito Democratico si trovano subito in non poche difficoltà. Alcuni di loro, entrambi, se non sbaglio, autorevoli costituenti, stilano il decalogo di comportamento, come ha fatto con grande chiarezza e sapienza Luciano Vandelli oppure ricordano, come ha fatto molto puntigliosamente e altrettanto opportunamente, Luigi Mariucci, che, trattandosi di un partito, almeno a parole, “federalista”, le decisioni importanti per i rispettivi territori, dovrebbero essere prese proprio e, insomma, quasi esclusivamente, in quei territori. Poco federalista sarebbe un partito nel quale i coordinatori provinciali fossero selezionati, suggeriti e, absit iniuria verbis, addirittura imposti dall’alto, dall’attivissimo segretario nazionale Veltroni, per di più, dimenticando la parità di genere che, in fondo, potrebbe essere l’unica acquisizione positiva, ancorché tutta verificabile (anche dalle stesse donne) del nuovo Partito. Altri, infine, con non sufficienti e non convincenti motivazioni, chiedono a gran voce, come se fossero un magico toccasana, le primarie, soprattutto quando sanno, ovvero dovrebbero sapere, che in questo specifico caso: l’elezione dei coordinatori (pardon, coordinatrici) provinciali, l’assemblea è sovrana. E non pare proprio il caso di complicare processi che dovrebbero essere lineari e trasparenti.
Semmai, chi volesse, come dovrebbe, una vera trasparenza, ha l’obbligo di richiedere che le candidature vengano presentate in maniera formale qualche tempo prima della eventuale elezione, vengano giustificate e, ma qui entro nel merito, abbiano le caratteristiche indispensabili per configurare quella discontinuità con il passato per la quale il Partito democratico dovrebbe caratterizzarsi. Un partito di “parrucconi”, anche se anagraficamente non del tutto tali, non è, mi è parso di capire, l’obiettivo principale che il PD dovrebbe perseguire. Tuttavia, non sempre in politica i parrucconi rappresentano il peggio, rispetto ad esempio ai giovani rampanti e arrivisti, soprattutto quando quei presunti parrucconi abbiano acquisito esperienza e mostrato competenza. Ad ogni buon conto, queste due qualità, esperienza e competenza, dovrebbero essere valutate e messe in competizione (altra parola chiave del Dizionarietto del PD) con il rinnovamento generazionale e di genere e, in special modo, con l’apertura all’afflusso di persone nuove che, pertanto, potrebbero essere portatrici di idee nuove, per dirla retoricamente, di una ventata d’aria fresca.
In Emilia-Romagna e a Bologna, data la presenza e considerato il potere, non soltanto politico, dei Diesse e, per quanto in misura certamente inferiore, anche della Margherita, ho notato fin da tempi lontani, che il rinnovamento sarebbe stato molto difficile e sicuramente conflittuale. Ho anche preavvertito che l’esito più probabile sarebbe consistito in una transumanza regolata. Continuo a pensare che le regole sarebbero utili e potrebbero accentuare gli elementi essenziali della competizione aperta e trasparente. Sento che la scelta delle coordinatrici (ovvero coordinatori) provinciali rischia di essere un momento delicatissimo e di enorme influenza sul futuro del Partito Democratico condizionandone un po’ tutto: rinnovamento, ricambio, rappresentanza, rendimento. Anche chi, per ragioni varie, nel Partito Democratico non c’è e non ci starà, dovrebbe sapere che una semplice fusione di strutture, somma di iscritti, e prosecuzione nelle cariche dirigenziali dei soliti noti (rigorosamente al maschile) rischia di ridurre la qualità di tutti i governi locali in Emilia-Romagna. Che è esattamente il contrario di quello di cui abbiamo bisogno e desiderio.



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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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