18/12/2013Rosy Bindi, lei è uno dei dirigenti del Pd che con il segretario Matteo Renzi si è spesso scontrata. Che ruolo pensa di giocare nel nuovo Pd?
«Al congresso, com'è noto, non mi sono schierata. Ho deciso di non influire, ma non ho dato una mano a chi magari voleva che togliessi il disturbo. Nei partiti si sta con lealtà verso il segretario, ma anche con libertà di parola...».
Renzi ha detto che non candiderà D'Alema e gli altri big storici alle europee. Lei , correrà?
«Non mi è mai passato per l'anticamera del cervello. Sarei incompatibile alle europee, con il mio ruolo, sono presidente di una commissione delicata, l'Antimafia».
A proposito di libertà di parola, il segretario ripete in continuazione che alle primarie è stato votato non solo un nome ma anche una linea politica. Dovete tutti adeguarvi?
«Il segretario dovrebbe praticare la collegialità, questo è il senso di un'associazione di persone dove ciascuno ha una sua dignità, i propri diritti e i propri doveri. Lui all'assemblea di domenica ha dettato un programma al governo: quel programma, che io condivido sulla legge elettorale, sulle riforme istituzionali, sulle unioni civili, sull'abolizione della Bossi-Fini, va portato avanti con questa maggioranza che sostiene il governo...».
Quindi non va bene dire "vado avanti con chi ci sta" sulla legge elettorale?
«Le leggi elettorali e le riforme costituzionali si fanno con tutti: non ci si chiude nel cerchio della maggioranza, ma al tempo stesso non si fanno contro la maggioranza. Se è sbagliato usare il recinto della maggioranza per non farle, è altrettanto sbagliato usare la legge elettorale per rompere la maggioranza. Poi c'è l'agenda di governo dettata da Renzi, temi sensibili come le unioni civili e la legge Bossi-Fini non a caso non facevano parte delle larghe intese prima edizione: su alcuni punti ci sono più resistenze nel Ncd, per la vicinanza a Comunione e liberazione, che non in Fi. Delle due l'una: o il segretario ha sparato un colpo che non va a segno, o per mandare a segno il colpo si richiede a Enrico Letta una straordinaria capacità di tenuta della maggioranza. Faccio fatica a pensare che in questo anno di crisi così drammatica la forza del Pd e del governo si misurino esclusivamente sull'agenda che ha dettato Renzi o prevalentemente sull'agenda che ha dettato Renzi...».
Vuol dire che Renzi usa Bossi-Fini e unioni civili per mettere in difficoltà Letta?
«A pensar male si va all'inferno, ma forse ci si indovina. Ma sono anche convinta che se si pensa male per fini buoni non si va neanche all'inferno. Fare chiarezza negli obiettivi della politica è sempre una cosa buona. Credo che questo governo debba fare delle cose, non solo rinvii, che non si debba far dettare la linea da aut aut come quelli sull'Imu... Nello stesso tempo ritengo irrituale da parte di una forza politica che dice di voler sostenere il governo porre delle questioni che si sa sono particolarmente divisive».
C'è già bisogno di un chiarimento nel Pd sulla linea da tenere rispetto al governo?
«Si parla molto della necessità del cambiamento: il primo cambiamento per me sta nell'autenticità, nella limpidezza dei progetti, non nelle furbizie e nei secondi fini».
I rapporti di Renzi con Napolitano sembrano assai diversi da quelli che di solito ci sono tra il leader Pd e il presidente: lunedì è andato via dalla cerimonia per gli auguri di Natale senza partecipare al buffet...
«Io non sono andata al Quirinale perché l'Antimafia era riunita a Milano e non potevo rinviare. Immagino che chi fa il segretario del Pd e il sindaco di Firenze possa non avere il tempo di partecipare ad un rinfresco di Natale, per carità...»
Non dovrebbe fare il sindaco e il segretario?
«Penso che debba terminare il mandato di sindaco, ma prima di candidarsi una seconda volta lo inviterei a riflettere».
Napolitano ha fatto capire che potrebbe dimettersi prima della fine del settennato, e forse molto presto. Sarebbe un'occasione per ricucire definitivamente il rapporto tra Pd e Prodi, visto che l'ex premier alla fine ha votato alle primarie?
«Lei va troppo avanti, non mi sembra il momento di parlare della successione del presidente della Repubblica, che comunque è stato eletto per sette anni. Il problema lo affronteremo dopo. E quando lo faremo spero che non accada come l'ultima volta... Quel giorno mi sono dimessa prima di Bersani. Vorrei che questo si ricordasse sempre. Mi sono dimessa in polemica con il mio partito, per come aveva gestito quella vicenda. Prodi Io volevo, l'ho votato e lo rivoterei. Ma non è questo il momento di porre il problema, visto che ora c'è anche l'assurda polemica posta da Grillo e Berlusconi sull'impeachment...».
Renzi non ha detto niente su questo...
«Domandatelo a lui...».
Come giudica la sfida del segretario a Grillo?
«Non mi è piaciuta per niente! Lo scambio tra riforme e finanziamento non è nelle cose. Proprio non l'ho capita. Non mi è sembrato un passaggio felice, anzi è una caduta di stile. Penso si debba chiedere a Grillo di partecipare al processo di riforma, è una responsabilità che hanno da quando sono in Parlamento. Lo scambio non ha proprio senso, soprattutto quando si vara una legge di riforma del finanziamento pubblico. E per quanto mi riguarda ritengo per un partito come il nostro non sia praticabile la rinuncia alla rata in questo momento, anche per rispetto dei lavoratori del Pd».
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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