«Renzi abbia la capacità ditenere unito il partito». Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, non ha dubbi: niente scissioni e sintesi dei programmi di tutti i candidati per rilanciare il governo.

Si sente "rottamata" da una vittoria così netta di Renzi?

«Intanto vorrei fare gli auguri al segretario e ringraziare tutti coloro che ancora una volta con una partecipazione così ampia hanno dato una lezione a chi grida ai colpi di Stato e a chi inneggia al populismo. Quanto al resto no, non è la rottamazione la categoria con cui spiegare questo passaggio di consegne e questa nuova fase. Tantomeno mi sento rottamata io, che decidendo di non schierarmi ho scelto di riconoscermi nel segretario che il popolo delle primarie avrebbe eletto. Del resto non ho mai dubitato che il risultato sarebbe stato questo e ho compiuto un gesto di investitura nel nuovo corso che si apriva nel partito».

Non teme che il peso del nuovo segretario provochi scissioni?

«Per quanto mi riguarda inizia un nuovo percorso, un nuovo inizio per il partito e con la lealtà e la schiettezza di sempre dico che è chiaro che un risultato così forte è una grande responsabilità per il vincitore. Renzi dovrà riuscire a tenere unito il partito senza farsi condizionare, non sfugge a nessuno che questo risultato è frutto di una voglia di cambiamento, ma il sindaco di Firenze ha comunque avuto l'appoggio di figure nazionali e locali che non sono espressione di una classe dirigente che nasce oggi. Il suo successo è stato determinato anche dalla capacità di molti di riciclarsi».

E se fossero gli sconfitti a voler lasciare?

«Uno dei motivi per cui non mi sono schierata è proprio la volontà di adoperarmi perché questo non avvenga. La forza del Pd è il pluralismo interno. Il Paese non ha bisogno di semplificazioni, gli slogan vanno bene nelle campagne elettorali. Quando si hanno responsabilità si deve invece andare in profondità e per farlo bisogna avere la capacità di tenere dentro tutti e di prendere decisioni insieme».

Come cambia il rapporto tra il Pd e il governo?

«La sentenza della Corte ci obbliga a una nuova legge elettorale che deve essere maggioritaria e garantire il bipolarismo. I tempi per approvarla ci porteranno alla vigilia del semestre europeo perciò un patto per il 2014 è necessario e chi sperava nel voto in primavera dovrà smettere di coltivare questa irresponsabile tentazione. Le altre due riforme che vedo possibili sono l'abolizione del bicameralismo perfetto e la diminuzione dei parlamentari. E c'è da prendere in mano un Paese che non ce la fa più. Mi auguro che il Pd abbia una voce molto più forte di quella che ha avuto fino adesso. Un rilancio del governo su lavoro e sviluppo è indispensabile, non basta annunciare la lotta ai falsi poveri ma bisogna combattere la vera povertà. Il Pd più che interessarsi ai rimpasti non deve più subire i diktat degli alleati».

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