
«Questo resta il non governo del Pd e per guidarlo ci vogliono scelte coraggiose, non basta l'Alfetta. L'Alfetta è una bella macchina ma qui c'è bisogno di un forte traino». Graffia Rosy Bindi. Graffia Palazzo Chigi e l'idea che si sia chiuso il ventennio berlusconiano. «Si chiuderà quando il Pd vincerà le elezioni», dice rispondendo a Enrico Letta nel giorno in cui i «Democratici davvero» discutono un documento con il quale i bindiani si presenteranno al congresso e che metteranno a disposizione dei candidati alla segreteria. Graffia e dice che stavolta non si schiera. «Saremo leali con chiunque sarà il prossimo segretario», perché i «Democratici davvero» non si riconoscono pienamente in alcuna delle opzioni in campo. Poi, va da sé, anche i bindiani voteranno per chi accoglierà le loro proposte, che si chiamino Gianni Cuperlo, Pippo Civati o Matteo Renzi.
Lei ha usato uno slogan: né Lib né Lab ma dem. Partiamo da Lib. Si riferisce a Renzi? E se è così, cosa non la convince del sindaco di Firenze?
«Quello che mi convince meno di Matteo Renzi è che non c'è ancora una proposta. Abbiamo un potenziale leader, segretario, candidato premier. Un leader verso il quale c'è il trasferimento da parte di tanti di desideri, aspettative e convenienze ma fino ad ora non sappiamo quale sia la sua idea di partito e di Paese. E quello che finora ho sentito da parte sua non mi convince. C'è un'idea della politica e del partito legati al leader mentre nelle proposte economiche e sociali leggo una riedizione della terza via della sinistra che ha già fallito».
Non ci sarà anche il fatto che non gli ha perdonato la rottamazione?
«Con il mio comportamento rispetto a congresso e statuto penso di aver dato un bel contributo alle posizioni di Renzi. Se avessi avuto dei risentimenti non mi sarei comportata in questo modo. Mi pare però che la rottamazione sia stata l'anticamera dell'equivoco della pacificazione».
Sta dicendo che è colpa di Renzi?
«Sto dicendo che il primo ad aver affermato che siamo stati tutti responsabili del ventennio che sta alle nostre spalle, ragione per la quale ce ne dobbiamo andare tutti a casa perché tutti uguali, è stato lui. Nasce da qui l'idea per cui se tutti abbiamo sbagliato allo stesso modo è meglio avviare una stagione di pacificazione. Io, invece, resto convinta che non abbiamo tutti le stesse responsabilità».
Ma lei non è convinta neanche dai «lab» Cuperlo e Civati...
«Devo esprimere apprezzamento per la serietà con cui Cuperlo ha preparato la sua mozione con un lavoro di grande coinvolgimento, però si è ritagliato un angolo per un partito di sinistra. Né è sufficiente dire che si è aperti a contributi, perché non bastano piccoli innesti. Solo un partito davvero plurale può dirsi democratico, nel Pd è mancato questo: la reciproca dignità delle culture fondative. Da queste candidature emerge l'incompiutezza dello stesso Partito democratico, che snatura le origini e il progetto ulivista su cui è nato. Civati, dal canto suo, è un riferimento per molti giovani e forze innovative, ma come può un candidato alla segreteria non votare la fiducia al governo?».
Epifani ha detto che è necessario che nascano i gruppi autonomi del Pdl per rendere davvero più forte questo governo. Lei è critica, perché?
«Non sta a noi decidere cosa succede nel centrodestra, a noi spetta decidere cosa vogliamo da questo governo. È indubbio che si è aperta una fase nuova con il voto di fiducia della scorsa settimana e a noi interessa l'evoluzione del Pdl verso un centrodestra europeo, ma i contenuti dell'azione di governo hanno bisogno che il Pd sia più coraggioso e più forte. Sta a noi dire cosa vogliamo rispetto ad una legge di stabilità che sia rispettosa di tutti. Non si può ripetere quanto avvenuto con l'Imu e questo non dipende dalla nascita di due gruppi a Camera e Senato, dipende dalla nostra fermezza. Credo anche che non si possa parlare, come ha fatto Enrico Letta, di maggioranza politica coesa: questa era e resta una larga intesa. Resta il non governo del Pd».
L'Alfetta, come dice lei, non basta?
«Non basta, abbiamo bisogno di ben altra potenza per affrontare le questioni più urgenti come le politiche industriali, un rafforzamento del welfare, il sostegno a famiglie e imprese».
Lei ha votato la fiducia ma è scettica sull’efficacia di questo governo di cui il Pd è parte integrante?
Renzi dice che con lui il Pd sarà più forte e di conseguenza anche il governo ne trarrà vantaggio.
«Lo auspico e lo spero. Chiunque diventerà segretario arà il mio appoggio leale che si fonderà sul documento che oggi abbiamo preparato. Aggiungo che uno dei motivi per cui non mi sento di scegliere un candidato sta nel fatto che vorrei che questa fosse davvero una competizione libera. Libera dalle sponsorizzazioni perché non è con gli schieramenti congressuali che si dà un contributo. Mi sembra un atto di generosità verso tutti, un modo leale di mettersi a disposizione senza ipotecare il futuro. Se chi vince vorrà una mano la chiederà e io ci sarò con la mia esperienza».
C'è chi teme il ritorno del centro, del proporzionalismo e la fine del Pd. E la legge elettorale sarà lo snodo del prossimo assetto del sistema politico.
«Io lavoro perché si rafforzi il bipolarismo in Italia. Mercoledì presenteremo il nostro progetto di riforma elettorale che consiste in una profonda rivisitazione del Porcellum, con un premio di maggioranza al 40%, equamente distribuito tra Camera e Senato, e il doppio turno. E da questo punto di vista se non nascono i due gruppi di centrodestra devo dire che è molto meglio. Non finisce così il ventennio berlusconiano. Il ventennio finirà quando noi vinceremo le elezioni e finiranno le larghe intese, con o senza decadenza di Berlusconi».

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Lasciato da Complotto: e8 tutto un complotto.Non ci creedte?Il mio pizzicagnolo una volta ha comprato un libro di Beppe Grillo, ma poi e8 stato dichiarato incapace di intendere e di volere, e quindi all'ultima elezione non ha potuto votare.Non siete ancora convinti?U il giorno 04 Dicembre 2015 alle 08:50f3zoVNAVB16S
Lasciato da Manterrf2 la promessa che mi sono fatto, di non andrae a votare. Ma forse faccio uno strappo per le primarie; pur di non ritrovarmi quel bimbominchia di Renzi come premier, sono disposto anche a votare Tabacci. il giorno 02 Dicembre 2015 alle 06:11


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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