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3/8/2013

Non possiamo far finta che non sia accaduto niente
di Federico Geremicca - da La Stampa


Era il 9 di maggio, il governo di Enrico Letta era in carica da nemmeno due settimane e Rosy Bindi - all'epoca fresca di­missionaria da presidente dell'As­semblea nazionale Pd - proprio in una intervista a "La Stampa" con­fessava di sentire puzza di brucia­to, e di vedere all'orizzonte possi­bili guai per il suo partito: «L'idea che sia giunto il tempo di una "pa­cificazione" con il berlusconismo ­diceva - è irricevibile: venti anni di storia non si cancellano così». Poi, l'affondo: attento Pd, rischiamo di apparire correi di Berlusconi.

Oggi che quell'allarme e quei ri­schi sembrano essere materia soli­da, per quanto sono diventati con­creti, Rosy Bindi non ha l'aria soddi­sfatta di chi può sostenere "io l'avevo detto": ma a Cassazione conclusa, ti­ra le conseguenze del ragionamento che svolgeva nemmeno tre mesi fa: «Non voglio più sentirmi dire che l'antiberlusconismo non è un valo­re». E circa il futuro del governo e il patto con il Cavaliere, dice: «Dopo la condanna definitiva di Berlusconi, non possiamo far finta che sia tutto come prima... Dobbiamo discutere di quanto accaduto e, per quanto mi riguarda, decidere se e perché rin­novare la nostra fiducia al governo e all'alleanza che lo sostiene»


Le diranno: sempre la solita, ecco­la di nuovo ad attaccare il gover­no…


«E sbaglierebbe­ro. Ho disciplina­tamente votato la fiducia perché il risultato elet­torale non ren­deva praticabili alternative, e quindi ho detto sì ad un governo che fosse "di servizio" al Paese. Ora però, alla luce delle mol­te novità, dico: non è che l'assenza di alternative possa giustificare tut­to. E aggiungo: questo stato di ne­cessità non può diventare un alibi».


Ce l'ha col presidente del Consiglio?


«Assolutamente no, perché Letta è stato chiaro e ha subito detto - e poi ripetuto - "non vado avanti a tutti i costi". Ce l'ho piuttosto con le ulti­missime sortite di Berlusconi».


Intende la richiesta di grazia al Capo dello Stato?


«Su quella decide il Presidente della Repubblica, e non interferisco. Dico solo che, na­turalmente, non è una richiesta che il Pd possa soste­nere».


E a cosa si riferisce, allora?


«A questa idea che adesso, dopo la condanna di Berlusconi - e su sua perentoria richiesta -, noi dovremmo metter da un canto tutto ciò su cui si stava lavorando per fare la ri­forma della giustizia. Sia chiaro: a noi non è sfuggito l'appello, l'indica­zione di Napolitano a impegnarci su questo: ma che Berlusconi scelga questo tema per indicare qual è la priorità del governo, è molto preoc­cupante».


Perché lo sarebbe?


«Perché sul tema della giustizia Pd e Pdl sono da sempre lontanissimi. E figurarsi ora, quando le proposte che ci arriveranno dal partito del Cavaliere non potranno che esser improntate, ancor più che nel pas­sato, ad uno spirito punitivo nei con­fronti della magistratura».


E quindi?


«E quindi non credo si possa acce­dere a questa richiesta che, assieme alla grave minaccia di dimissioni, mi sa tanto di pretesto per far saltare tutto in aria».


Accada quel che accada, allora?


«Se intende la caduta del governo, le dico che non la auspico. Ma a questo punto ci sono due esigenze ineludibi­li. La prima è metter fine ad un atteg­giamento fin troppo acquiescente nei confronti delle richieste - a volte dei veri e propri diktat - del Pdl; la seconda è che il governo cambi pas­so e faccia le cose necessarie al rilan­cio dell'economia del Paese, altri­menti non si capirebbe che governo "di servizio" sia».


Onestamente: le pare realistico chiedere questo mentre la situa­zione pare precipitare?


«A me sembra doveroso chiedere al Pd di alzare il tiro, di essere più esi­gente. Per il resto, vedo bene che la situazione si appesantisce. Noi, in verità, da Berlusconi ci saremmo aspettati un passo indietro: e dire questo non significa soffiare sul fuo­co o volere la caduta del governo. In­vece, vediamo il Cavaliere in tv ri­lanciare i suoi progetti politici, e questo non è accettabile».


Cosa ci sarebbe di così grave?


«Che a me non sta bene che noi, semplicemente, si rispetti le sentenze mentre altri le massacrano, insultano i giudici e parlano addirittura di disegni criminali. Non possiamo lasciar passare la tesi che Berlusconi sia la vittima di un accanimento giudiziario a opera di toghe rosse e avversari politici. Così si stravolge la storia e il senso di questi ultimi venti anni. E si tratta di anni sui quali invece, un giudizio è ormai possibile: a prescindere dalle sentenze della magistratura...».




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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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