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8/7/2013

Bindi: «Congresso di idee per il futuro del Pd»
di Carlo Fusi - da Il Messaggero


No, non ci siamo proprio. Rosy Bindi boccia senza appello il confuso dibattito precongres­suale che da settimane avvinghia il Pd, spesso con sconfinamenti nell'incomprensibilità. Le assise dei Democrat sono alle porte: per la Bindi è lì che si devono - apertamente, senza infingimenti o peggio tagliole tattiche - mettere a confronto idee, ricette, propo­ste per l'Italia e per il partito. Tut­to il resto, senza voler tirare in ballo le Sacre scritture, è farina del diavolo.


Facile a dirsi, onorevole. Tutta­via per ora le cose girano al contrario, Renzi dice che c'è un tiro al piccione contro di lui; e D'Alema rimbecca che il tiro si fa se c'è chi del piccione indos­sa i panni...

«Io penso questo. Da una parte Renzi dovrebbe evitare questa sorta di balletto: oggi mi candido, domani non lo so, aspetto le rego­le, vedrò a settembre e così via. Un leader non si nasconde. Se Matteo ha in testa una idea dell'Italia e di un partito al servizio dell'Italia, si presenti: tutti questi temporeggiamenti non li capi­sco, non mi sembra un modo cor­retto di comportarsi. Andando poi dall'altra parte, ho già più vol­te sostenuto di essere contraria a cambiare lo statuto per fare in modo che il segretario non sia il candidato premier. Voglio dirlo, chiaro a Bersani, D'Alema e Franceschini e a tanti altri: rigetto nel­la maniera più netta l'idea che, poiché c'è Renzi in campo, lo statuto debba essere cambiato. Ri­tengo che il Pd abbia necessità di ricostituirsi e tutti devono accet­tare il fatto che il congresso sia l'appuntamento nel quale sciogliere i nodi. In quel passaggio i Democratici sceglieranno: chi vince guida il partito e si candida a governare il Paese; chi perde fa l'opposizione oppure sceglie al­tre strade. Questa è l'unica via percorribile. Io non voterò Renzi ma non sono d'accordo a cambia­re le regole per fermarlo».


Precisiamo. Non cambiare lo statuto e lasciare che il segreta­rio sia automaticamente il candidato premier è esattamente la richiesta di Renzi. Contro la quale si stanno dispiegando quasi tutti i big e le correnti. La sua rischia di essere una posi­zione, diciamo così, solitaria.


«Sono abituata ad essere mino­ranza. E comunque non sono so­Ia. Uno statuto c'è, sono quelli che lo vogliono modificare che devono muoversi. Detto questo, il segretario del partito diventa un buon presidente del Consiglio se intanto prima fa bene il leader del partito. In tutti i Paesi euro­pei, i segretari dei partiti se vinco­no le elezioni, diventano pre­mier; da questo punto di vista il nostro statuto ci colloca piena­mente in Europa. Ma questo non vuol dire che fare il segretario è nient'altro che un lasciapassare per arrivare a palazzo Chigi o un semplice amministratore inter­no. Tutti quelli che contrastano Renzi dovrebbero rendersi conto che non si può cambiare lo statu­to perché lui è in campo o perché opera un governo di necessità».


Ecco appunto: il governo. Chi vuole cambiare lo statuto dice che se Renzi è il candidato pre­mier, per Letta suona il gong dell'ultimo giro di pista.

«Guardi, io sostengo il governo con grande lealtà. Però è sbaglia­to immaginare di modellare il Pd su uno stato di necessità: ne verrebbero frenate le sue potenzialità. Perché i partiti sono nlati e vivono per superare gli sta­ti di necessità. Non è pensabile in­cardinare il congresso sul presen­te, abbiamo bisogno di pensare al futuro. Anche perché in politi­ca gli stati di necessità non esisto­no: si creano con scelte e comportamenti. L'attuale è frutto dei nostri errori, a partire dal fatto che abbiamo perso le elezioni».


Ok. Allora diciamo questo: se lo statuto resta l'attuale Letta, pur se governa bene e ottiene risultati, deve ad un certo pun­to per forza farsi da parte e la­sciare che sia Renzi a concorre­re da premier?


«Affronteremo la questione quando si presenterà, come ab­biamo fatto con Renzi per le pri­marie. Non capisco perché il cambio di regole si deve fare adesso. Che Enrico Letta sia presidente del Consiglio è un fatto contingente: i partiti non sono le­gati alle contingenze. Le affronta­no e le governano ma mai e poi mai si modellano su di esse. La maggioranza attuale del Pd sta facendo questo errore: punta a modificare le regole al fine di stoppare Renzi che è come fer­mare l'acqua con le mani. Renzi, se qualcuno ha questo obiettivo, si ferma con le idee, contrappo­nendo alle sue altre più convincenti. Enrico Letta sta facendo be­ne il presidente del Consiglio: il governo durerà per il tempo che farà bene per l'Italia. Quando ci saranno le elezioni e se Renzi sa­rà stato eletto segretario, eventualmente faremo una deroga al­lo statuto e sospenderemo quella regola per consentire anche ad altri, Letta compreso, di svolgere le primarie. AI momento sembra che Letta sia in vantaggio su Ren­zi nei sondaggi: vuol dire che se uno fa bene l'opinione pubblica se ne accorge».


Il riferimento a D'Alema non è casuale. Sembrava che avesse stretto un patto con Renzi e ora invece sono su fronti opposti. Perché?


Bisognerebbe chiederlo a loro. Mi pare sia fallito il tentativo di trovare un accordo tra i due con D'Alema che ha detto al sindaco di Firenze: noi ti sosterremo co­me candidato premier ma intan­to tu facci scegliere il segretario. Renzi ha risposto picche e siamo al punto in cui siamo. Io, lo riba­disco, ritengo che la via migliore sia quella del confronto e non la presenza di un candidato di pie­tra che vedo viene ora definito co­me un capocorrente ma è molto di più: è il capo di una associazio­ne interna al Pd. Un partito non può sopportare il fatto che al pro­prio interno, e con fini concor­renziali, ci sia un realtà asso­ciativa altra. All'esterno, appare questa doppia realtà comunque fuorviante, e cioè che noi dobbia­mo essere salvati da Renzi oppu­re scongiurarlo. Non è così. Met­tiamo in campo ognuno le proprie idee e confrontiamoci. Per parte mia, al congresso presenterò una mozione e poi cercheremo con­vergenze per un candidato segre­tario».




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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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