
No, non ci siamo proprio. Rosy Bindi boccia senza appello il confuso dibattito precongressuale che da settimane avvinghia il Pd, spesso con sconfinamenti nell'incomprensibilità. Le assise dei Democrat sono alle porte: per la Bindi è lì che si devono - apertamente, senza infingimenti o peggio tagliole tattiche - mettere a confronto idee, ricette, proposte per l'Italia e per il partito. Tutto il resto, senza voler tirare in ballo le Sacre scritture, è farina del diavolo.
Facile a dirsi, onorevole. Tuttavia per ora le cose girano al contrario, Renzi dice che c'è un tiro al piccione contro di lui; e D'Alema rimbecca che il tiro si fa se c'è chi del piccione indossa i panni...
«Io penso questo. Da una parte Renzi dovrebbe evitare questa sorta di balletto: oggi mi candido, domani non lo so, aspetto le regole, vedrò a settembre e così via. Un leader non si nasconde. Se Matteo ha in testa una idea dell'Italia e di un partito al servizio dell'Italia, si presenti: tutti questi temporeggiamenti non li capisco, non mi sembra un modo corretto di comportarsi. Andando poi dall'altra parte, ho già più volte sostenuto di essere contraria a cambiare lo statuto per fare in modo che il segretario non sia il candidato premier. Voglio dirlo, chiaro a Bersani, D'Alema e Franceschini e a tanti altri: rigetto nella maniera più netta l'idea che, poiché c'è Renzi in campo, lo statuto debba essere cambiato. Ritengo che il Pd abbia necessità di ricostituirsi e tutti devono accettare il fatto che il congresso sia l'appuntamento nel quale sciogliere i nodi. In quel passaggio i Democratici sceglieranno: chi vince guida il partito e si candida a governare il Paese; chi perde fa l'opposizione oppure sceglie altre strade. Questa è l'unica via percorribile. Io non voterò Renzi ma non sono d'accordo a cambiare le regole per fermarlo».
Precisiamo. Non cambiare lo statuto e lasciare che il segretario sia automaticamente il candidato premier è esattamente la richiesta di Renzi. Contro la quale si stanno dispiegando quasi tutti i big e le correnti. La sua rischia di essere una posizione, diciamo così, solitaria.
«Sono abituata ad essere minoranza. E comunque non sono soIa. Uno statuto c'è, sono quelli che lo vogliono modificare che devono muoversi. Detto questo, il segretario del partito diventa un buon presidente del Consiglio se intanto prima fa bene il leader del partito. In tutti i Paesi europei, i segretari dei partiti se vincono le elezioni, diventano premier; da questo punto di vista il nostro statuto ci colloca pienamente in Europa. Ma questo non vuol dire che fare il segretario è nient'altro che un lasciapassare per arrivare a palazzo Chigi o un semplice amministratore interno. Tutti quelli che contrastano Renzi dovrebbero rendersi conto che non si può cambiare lo statuto perché lui è in campo o perché opera un governo di necessità».
Ecco appunto: il governo. Chi vuole cambiare lo statuto dice che se Renzi è il candidato premier, per Letta suona il gong dell'ultimo giro di pista.
«Guardi, io sostengo il governo con grande lealtà. Però è sbagliato immaginare di modellare il Pd su uno stato di necessità: ne verrebbero frenate le sue potenzialità. Perché i partiti sono nlati e vivono per superare gli stati di necessità. Non è pensabile incardinare il congresso sul presente, abbiamo bisogno di pensare al futuro. Anche perché in politica gli stati di necessità non esistono: si creano con scelte e comportamenti. L'attuale è frutto dei nostri errori, a partire dal fatto che abbiamo perso le elezioni».
Ok. Allora diciamo questo: se lo statuto resta l'attuale Letta, pur se governa bene e ottiene risultati, deve ad un certo punto per forza farsi da parte e lasciare che sia Renzi a concorrere da premier?
«Affronteremo la questione quando si presenterà, come abbiamo fatto con Renzi per le primarie. Non capisco perché il cambio di regole si deve fare adesso. Che Enrico Letta sia presidente del Consiglio è un fatto contingente: i partiti non sono legati alle contingenze. Le affrontano e le governano ma mai e poi mai si modellano su di esse. La maggioranza attuale del Pd sta facendo questo errore: punta a modificare le regole al fine di stoppare Renzi che è come fermare l'acqua con le mani. Renzi, se qualcuno ha questo obiettivo, si ferma con le idee, contrapponendo alle sue altre più convincenti. Enrico Letta sta facendo bene il presidente del Consiglio: il governo durerà per il tempo che farà bene per l'Italia. Quando ci saranno le elezioni e se Renzi sarà stato eletto segretario, eventualmente faremo una deroga allo statuto e sospenderemo quella regola per consentire anche ad altri, Letta compreso, di svolgere le primarie. AI momento sembra che Letta sia in vantaggio su Renzi nei sondaggi: vuol dire che se uno fa bene l'opinione pubblica se ne accorge».
Il riferimento a D'Alema non è casuale. Sembrava che avesse stretto un patto con Renzi e ora invece sono su fronti opposti. Perché?
Bisognerebbe chiederlo a loro. Mi pare sia fallito il tentativo di trovare un accordo tra i due con D'Alema che ha detto al sindaco di Firenze: noi ti sosterremo come candidato premier ma intanto tu facci scegliere il segretario. Renzi ha risposto picche e siamo al punto in cui siamo. Io, lo ribadisco, ritengo che la via migliore sia quella del confronto e non la presenza di un candidato di pietra che vedo viene ora definito come un capocorrente ma è molto di più: è il capo di una associazione interna al Pd. Un partito non può sopportare il fatto che al proprio interno, e con fini concorrenziali, ci sia un realtà associativa altra. All'esterno, appare questa doppia realtà comunque fuorviante, e cioè che noi dobbiamo essere salvati da Renzi oppure scongiurarlo. Non è così. Mettiamo in campo ognuno le proprie idee e confrontiamoci. Per parte mia, al congresso presenterò una mozione e poi cercheremo convergenze per un candidato segretario».


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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