
«Noi siamo andati a Todi per ribadire il pluralismo delle scelte politiche dei cattolici, ma anche per capire se di fronte a due grandi emergenze, quella democratica e quella economico-sociale, i cattolici hanno il coraggio del cambiamento e di realizzarlo insieme agli altri, senza essere chiusi in un recinto». Rosy Bindi è più battagliera che mai, sul fronte interno al suo partito e su quello più generale della politica. È stata a Todi al meeting organizzato da Argomenti 2000 associazione che raccoglie moltissimi amministratori e politici cattolici, e dice «nessuna nostalgia dei tempi andati». Martedì, insieme a numerosi parlamentari del Pd, di Sel e Scelta Civica si parlerà di riforme istituzionali «e restiamo dell'idea di cambiare con e non contro la Costituzione», dice annunciando battaglia contro il presidenzialismo. Al segretario Epifani, invece, chiede come sia possibile svolgere un congresso nei circoli senza confrontarsi sulle mozioni e quindi sui candidati.
Bindi, partiamo da Todi. Esiste ancora in politica una questione cattolica?
«Il mondo cattolico è una realtà di questo Paese, una componente civile, sociale, culturale e spirituale con la quale la politica non può non confrontarsi. A Todi eravamo esponenti di partiti diversi e di diverse aree dello stesso Pd non per occupare un recinto, ma perché la nostra cultura sia rispettata. Spetta a noi cattolici avere la consapevolezza del tempo che stiamo vivendo ed essere all'altezza delle sfide che ci spettano, provando a capire se riusciamo a individuare dei percorsi comuni per metterci al servizio del Paese. La battaglia per restituire dignità e credibilità alla politica dovrebbe vederci in prima linea, per restituire senso e valore alla parola "speranza"».
Anche il Pd vuole dare "speranza" al Paese morso dalla crisi, ma per ora siete fermi al dibattito sulle regole. Lei dice: non ostacoliamo Matteo Renzi. Punta a risanare la frattura?
«Intanto è lui che voleva rottamarmi, chiariamo questo, io non mi sento in rotta con alcuno. Quanto alle regole, pur essendo tra coloro che non voterà Matteo, non vorrei che i primi mesi di questo percorso congressuale fossero consumati dietro un dibattito arido e incomprensibile sul tema delle regole, anche perché non credo che questa Assemblea sia leggittimata a cambiare lo Statuto, salvo alcuni dettagli. Ci sono tre temi fondamentali per i quali non credo si debbano fare modifiche: primarie aperte; figura del segretario che coincide con il candidato premier e congresso che tiene uniti i circoli con l'Assemblea nazionale, con una discussione della base a partire dalle mozioni. Non si può fare il congresso in due tempi».
Epifani sostiene il contrario.
«Con Epifani ci dobbiamo chiarire meglio. Non capisco cosa significa rinnovare i circoli e i comitati provinciali se non facendo i congressi sulle mozioni nazionali. Non si ricrea il partito fuori dalla scelta sulla sua identità. Cosa vuole il Pd e cosa vuole fare per il Paese, per dare la speranza di cui parlavamo? Vorrei che ce lo spiegasse anche Matteo Renzi, ci dicesse quale partito ha in mente».
Renzi dice di voler fare del Pd quello che Blair ha fatto con il New labour nel 1994.
«Deve spiegarci con chiarezza di cosa parla, perché il New labour è già fallito e non credo sia quello che vuole Renzi e non basta evocare i miti del passato. Chi si candida a guidare questo partito ci deve dire quale è la sua cultura politica, cosa intende fare, come forma la sua classe dirigente, come si rapporta con le istituzioni di questo Paese, con la società e l'economia e che idea ha dell'Italia e dell'Europa, e come intende portarci fuori da questa crisi».
Bindi, lei come lo vuole questo partito?
«Ulivista e plurale. E vorrei un congresso davvero competitivo. Non vorrei che qualcuno si fosse già messo d'accordo sul vincitore e anziché creare un'alternativa vera a quel progetto e a quella persona ci si accontenti delle staffette...».
Parla del ventilato ticket Renzi-Cuperlo?
«Cuperlo mi sembra si stia comportando lealmente, ma temo che ci sarà chi sosterrà apertamente Renzi, e chi lo farà strumentalmente. Chi si opporrà in maniera netta e trasparente e chi lo farà strumentalmente. I miei avversari veri sono quelli che stanno su posizioni strumentali, da una parte e dall'altra. E non mi piace sentir dire "vedremo poi se il Pd reggerà all'impatto". Per cortesia, verifichiamo ora non dopo, a meno che non si consideri Renzi come il governo, uno stato di necessità».
Secondo alcuni Renzi sta lavorando affinché Prodi torni ad avere un ruolo nel Pd.
«Non ho informazioni di questo tipo ma se volevamo dare un ruolo a Romano potevamo eleggerlo presidente della Repubblica e siccome ancora oggi non sappiamo chi sono i 101, i traditori potrebbero essere dovunque».
Lei è tra i maggiori oppositori del presidenzialismo. Eppure nel suo partito questa idea si sta affermando. Non crede sarà uno dei temi del congresso?
«Sarebbe bene discuterne ora e trovare un punto di incontro, non spaccarci proprio sulla Costituzione al congresso. Abbiamo organizzato un'iniziativa per martedì a Roma, anche con Sel e Scelta civica, perché pensiamo a una riforma della Costituzione per rafforzare la democrazia parlamentare, sulla scia della bozza Violante. Partiamo da lì, dal superamento del bicameralismo perfetto, dalla diminuzione del numero dei parlamentari e da tutto ciò che ci unisce oltre la maggioranza. Il fatto che il centrodestra voglia partire dal presidenzialismo, tema divisivo, mi fa sospettare che in realtà non voglia fare niente».

Niente da aggiungere,concordo in pieno:ma perchè su questa piattaforma politica non ti candidi?
Lasciato da marcogiannettoni il giorno 03 Luglio 2013 alle 18:02


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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