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11/4/2013

«Niente baratti sul Quirinale»
di Federico Geremicca - da La Stampa


Vuole dirlo con la minor carica polemica possibile «e per questo scriva che a parlare è l'onorevole Bindi: semplicemente l'onorevole Bindi, e non il presidente dell'Assemblea nazionale del Pd». Però lo dice: «E faccio questa riflessione adesso perché il confronto sul futuro presidente della Repubblica è cominciato, e io credo che per il Quirinale si debba andare ad una soluzione cristallina. Il Capo dello Stato è garante di tutti se applica la Costituzione, non se è più o meno ostile o gradito ad una parte. Leggo che negli incontri avviati da Bersani si starebbe parlando del Colle e non del governo, che le due questioni sono separate e che baratti non ne accettiamo. Sono d'accordo: nessun baratto. Ma questo deve valere anche per noi: nessuno scambio improprio, nemmeno per ottenere il "si parta" per il cosiddetto governo di minoranza, come sostiene Vendola».


Quarantacinque giorni di silenzio, dal voto ad oggi: pochissima tv, nessuna intervista. I mesi precedenti le elezioni non erano stati facili, per lei, quotidianamente sotto il tiro di Matteo Renzi. Ma nemmeno il dopo è stato semplice: Bersani ha cominciato a far girare la «ruota» del cambiamento ed è partito uno strano spoils system. Capigruppo nuovi, presidenti di Camera e Senato ancor più nuovi, le correnti più agguerrite (dai «giovani turchi» ai «renziani») a caccia di posti e visibilità. Così, Rosy Bindi ci riceve al terzo piano di Montecitorio, e approfittiamo della scrivania di una delle segretarie del segretario d'aula del Pd...

Lei vuol riflettere sul Quirinale ma è ancora del tutto aperta la questione-governo: anche lei ha obiezioni da fare a quella che qualcuno ha definito la «cocciutaggine» di Bersani?
«Non mi associo a certe critiche ex post: un confronto col Movimento Cinque Stelle andava fatto, nel rispetto della richiesta di cambiamento venuta dalle urne. Forse potevamo trascinarlo meno a lungo. Ma non è questa, almeno per me, la questione centrale».

E quale è?
«Non mi ha convinto lo scarto improvviso che è seguito: la ricerca di escamotage parlamentari che facessero affidamento su comportamenti compiacenti di Lega e pezzi di centrodestra, che avrebbero dovuto "non impedire" il varo di un governo-Bersani di minoranza. La considero una soluzione politicista e precaria».

È una via che non le piace per niente?
«Quando leggo che dovremmo fare un governo che vive grazie al fatto che un po' di senatori del Pdl escono dall'aula e che magari poi arriva qualche voto "grillino", mi viene da dire che stiamo dando a Berlusconi le chiavi del nostro cosiddetto "governo del cambiamento". Potrà decidere lui come e quando staccare la spina, e quali e quanti dei nostri otto punti far benevolmente passare. Insomma, ci mettiamo completamente nelle sue mani».

È la via, però, che Bersani sembra voler continuare a battere...
«Il Pd ha sostenuto unitariamente il tentativo e la fatica di Bersani: non ho visto porre ostacoli, nemmeno da parte di Renzi, per la verità. La nostra gente vuole Pier Luigi a Palazzo Chigi perché ha vinto le primarie e siamo comunque la coalizione più forte in Parlamento: ma io credo che l'unico governo che Bersani possa guidare sia un esecutivo progressista, di cambiamento appunto. Invocare una sorta di lasciapassare dal centrodestra, significa dipendere completamente da Berlusconi».

Le pare più convincente il «governissimo» che chiede il Cavaliere?
«Lo considero irricevibile, ma almeno è una proposta che ha il pregio della chiarezza. Il Pd non può tornare a governare con Berlusconi. Il popolo del centrosinistra è stato molto provato dal governo Monti: l'esperienza non è riproponibile».

E allora che si fa, si torna alle elezioni?
«Noi non vogliamo le elezioni, ma nemmeno dobbiamo temerle: e comunque è necessaria una nuova legge elettorale. E se Bersani non ce la facesse, per evitare il voto anticipato e aprire una fase di riforme essenziali, mi sembra più trasparente e sostenibile una soluzione marcatamente istituzionale, affidata al presidente della Repubblica per un governo di scopo, limitato nel tempo, guidato da una personalità congeniale a tale profilo, istituzionale e non politico».

Quel che lei chiede è un netto cambio di linea: riunirete la direzione per discutere il che fare?
«Questo lo decide il segretario...».

In molti si chiedono se la vecchia maggioranza di Bersani esista ancora. Esiste?
«A me sembra che il partito si stia allontanando dalla sua ispirazione originaria. Il Congresso è di fatto aperto, e ci sono troppe spinte per la ricostruzione del partito della sinistra italiana... Non è la via del Pd. Ma non mi convince nemmeno una certa adesione disinvolta allo spirito del tempo. Noi eviteremo rotture solo se terremo fede all'ispirazione di partito di centrosinistra nitidamente alternativo al centrodestra, culturalmente plurale e a gestione collegiale: nel solco, insomma, dell'ispirazione dell'Ulivo».

Le piacerebbe un segretario come Fabrizio Barca?
«Io sono pronta a discutere con chiunque abbia come obiettivo la sintesi tra i diversi riformismi che animano il Pd e non la ricostruzione di un partito della sinistra. La freschezza di Barca può andar bene, può aiutare: ma per me l'importante resta l'obiettivo che si intende raggiungere».

Comunque, per lei meglio Barca che Matteo Renzi, o no?
«Non credo Renzi sia interessato a guidare il Pd... E comunque, guardi: lui mi ha attaccato, io ho risposto, non l'ho votato alle primarie e non sono nemmeno convinta delle adesioni acritiche di chi dice "ma almeno lui ci fa vincere"... Premesso questo, devo però dire che la polemica che lo ha visto protagonista in Toscana per la scelta dei Grandi elettori, non mi è piaciuta per niente. Un vicenda così delicata o non la si fa cominciare affatto o non la si doveva far finire così...».

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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