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10/2/2013

Bindi: «Manderemo a casa Scopelliti»
da Calabria Ora


Rosy Bindi ha due idee in testa: commissariare il commissario Scopelliti e porre a Monti il problema dell'Udc regionale - qui in Calabria alleato di Scopelliti - e spiegargli che la politica dei due forni non è più possibile. In sostanza la Bindi vorrebbe mandare a casa il governatore e si capisce anche che le piacerebbe farlo d'autorità, certa com'è che a Monti, dal 25 febbraio in poi, potrà chiedere ciò che vuole.

Ospite della sede regionale di Calabria Ora a Cosenza, la capolista per il Pd alla Camera dei deputati arriva di buon'ora. L'accompagna un suo collaboratore e verrà a prenderla Paolo Palma, già deputato della Margherita. Ad attenderla c'è il direttore Piero Sansonetti, il suo vice Davide Varì, i colleghi Antonio Cantisani, Teresa Munari, Bonaventura Scalercio. L'idea di Sansonetti è quella di una intervista a più voci all'unica leader nazionale che è stata catapultata in Calabria per vincere le elezioni: il direttore vuole poter raccontare ai calabresi cos'è che la Bindi porterà via di questa terra, quando il fracasso elettorale sarà spento. E forse vuole anche strapparle qualche promessa, per poi ricordarglielo quando avrà i numeri per poter incidere sulla nostra realtà.

Più che un botta e risposta, la conversazione si snoda come uno scambio di idee fra amici che si confrontano su tesi diverse. E così trascorrerà più di un'ora e mezza mentre la Bindi ci racconta del suo tour elettorale, dove Crotone, Cosenza, San Giovanni in Fiore, ma anche Locri, Reggio e Gioia Tauro con le loro peculiarità le hanno ispirato la volontà di adoperarsi per rendere più agevole la via del risanamento economico, e anche morale, della Calabria, «perché - dice - il dramma più grande che ho constatato è lo scadimento dei valori».

Sansonetti: «Fra tutte le cose che ha visto, cos'è che non si aspettava di trovare?».

Bindi
: «L'ultima settimana a Cosenza è stata importante perché ci eravamo dimenticati che la Calabria è almeno due Calabrie: penso alle coste diverse fra la jonica e la tirrenica, fra le diverse province e anche a come si presenta il territorio. Perché la Calabria più la conosci e più ti rendi conto dei contrasti: per esempio la provincia di Cosenza ha decisamente un aspetto diverso, rispetto alle altre. Ma il dramma che accomuna l'intera regione è quello più grande che è lo scadimento dei valori, anzi direi che qui si vedono gli effetti di una crisi che ha voluto mortificare la certezza del diritto. C'è poi un deficit infrastrutturale impressionante: un conto è leggere dei lavori sull'A3, altro è percorrerla. Per non parlare della 106...».

Sansonetti: «Pensi che dal 2001 al 2010 la statale jonica ha fatto sette volte più vittime dell'Afghanistan... ».

Bindi: «E anche le Fs hanno molte responsabilità... infatti mancano i treni».

Sansonetti: «Sulla Jonica manca l'elettrificazione, funzionano solo i diesel e per andare da Reggio a Crotone ci vogliono sette ore».

Bindi: «Quel che fa più rabbia è che tutto è così da sempre: ricordo ancora come un incubo un viaggio in treno da Taranto a Reggio con mio nipote: senza poter comprare né acqua né cibo».

Sansonetti: «Si è resa conto che oltre la questione meridionale, c'è una questione Calabria?».

Bindi: «Ne sono convinta. In Campania, in Puglia c'è la possibilità d'investire e dove ci si prova ci si riesce anche. Qui no. Qui è mancata la classe intermedia, la borghesia. È mancato un progetto complessivo. Anche l'abusivismo edilizio ne è la riprova...».

Sansonetti: «All'origine dell'abusivismo edilizio però c'è anche la necessità di garantirsi la sopravvivenza. Qui l'abusivismo è stato inteso magari come una risorsa».

Bindi: «Sì perché i calabresi sono andati avanti pensando che mancando il "progetto", tutto ciò che arrivava andava preso senza remore. Ed è questo che rimprovero alla destra».

Sansonetti: «Ma qui non ha governato sempre e solo il centrodestra...».

Bindi: «È vero: non avremmo il problema del Mezzogiorno, se ciascuno non si portasse a casa un pezzo di responsabilità. Ma io addebito alla destra, e non solo a quella italiana, l'aver teorizzato che le diseguaglianze erano funzionali alla crescita del Paese. Io non sempre ho pensato che avevamo le idee giuste, ma pensavo che potevamo gestire bene le idee sbagliate degli altri. Adesso per me è un dolore capire che un disoccupato, un precario non ha fiducia, neanche in me, e che si abbandonerà all'astensionismo».

Sansonetti: «Lei è un personaggio nazionale, quindi può fare molto per questa causa. Se la sente di impegnarsi con la Calabria? Questa terra ha bisogno di rappresentanti».

Bindi: «È una scelta impegnativa. È una sfida impegnativa. Se non si manda a casa Scopelliti, ogni sogno è impossibile. Impegnarmi significa fare in modo che lo Stato sia finalmente presente anche in questa regione, ma anche fare in modo che ogni beneficio che il governo metterà in campo, arrivi prima qui che altrove. Bersani ha detto che userà i buoni del tesoro per pagare le imprese? Le prime a beneficiarne saranno quelle calabresi. Né si potrà più permettere che Rossano perda il tribunale perché il Pdl decide che Castrovillari è meglio...».

Vali: «Ma questo accade perché l'opposizione rispetto al governo Scopelliti è stata sempre debole. Un Pd commissariato e incasinato com'era non poteva certo esprimersi al meglio».

Bindi: «Non posso negare che la situazione drammatica in cui versa la Calabria è frutto anche della nostra debolezza».

Munari: «Si dice che lei avrà un buon posto nel prossimo governo nazionale. Riuscirà a creare una sinergia con il governatore Scopelliti?».

Bindi: «Nessuna sinergia. Io so come ha fatto il commissario alla Sanità e per quanto mi riguarda doveva essere già revocato da Monti. Oggi (ieri, ndr) lui sta inaugurando il Dea che se tutto va bene partirà fra sei mesi: da ministro io ho sempre inaugurato ospedali che già funzionavano. Lui chiude gli ospedali, ma se lo fa con quelli di confine, intanto privilegia la Basilicata. E caso strano li chiude dove c'è un sindaco Pd e lascia aperti quelli dove governa il Pdl. Per non parlare delle nomine: io capisco che la politica debba scegliere a chi affidarsi, purché siano direttori generali e non segretari personali».

Munari: «Ma lei che sogno ha per la Calabria?».

Bindi: «Abbia pazienza: non certo quello di collaborare con Scopelliti! Il mio sogno è un'altra idea di Calabria. Fare il governatore comporta avere grandi responsabilità... Sono andata nel Pollino dove aspettavano da tre mesi il risarcimento per i danni del terremoto. Io ho telefonato a Catricalà (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ndr), Grilli (ministro dell'Economia, ndr) ha firmato il decreto. Beh, lo stesso giorno Scopelliti ha stanziato 35mila euro. Allora mi domando: non poteva farlo prima? Ecco perché il mio sogno per la Calabria è anche mandare a casa Scopelliti».

Munari: «Ma lui per altri due anni e mezzo resterà al suo posto, e lei nel frattempo, se non ci vuol parlare, per essere utile alla Calabria, cosa farà?».

Bindi: «Io non credo che resterà li ancora due anni. Quando parlo alla gente il primo applauso arriva non quando dico fermiamo Berlusconi, ma quando aggiungo: "...e poi mandiamo a casa Scopelliti!". Perché la gente è stanca, è delusa. Pensi all'A3, alle ferrovie, al lavoro che non c'è. No, non resterà, anche perché l'Udc deve decidere se essere il partito degli assessori o il partito della nazione. Sarà l'aggregazione di Monti a dirci se vorrà tenere su Scopelliti o no».

Munari: «Ma guardi che anche senza Udc, per mantenere la maggioranza, gli bastano 26 elementi. E pare che Mirabelli sia già in cammino sulla sua strada».

Bindi: «Crede che non so che esiste il trasformismo? Però esiste anche un problema "delusione" che ho riscontrato ovunque anche per l'isolamento della regione, che non è solo infrastrutturale. Pensi ai rifiuti di Reggio: noi l'abbiamo detto, l'abbiamo scritto, abbiamo messo le foto sui blog, ma la televisione e la stampa nazionale ne hanno parlato solo dopo che 1'ha fatto Striscia la notizia».

Sansonetti: «Perfino la cronaca nera fatica ad arrivare nei circuiti nazionali...».

Cantisani: «Una condizione di subalterni­tà che si riverbera anche nelle grandi scelte da fare quando gli interlocutori sono le aziende pubbliche come Anas o Trenitalia».

Bindi: «Anche in questo caso è evidente per quanto riguarda la Regione c'è bisogno di una interlocuzione diversa. Ma Scopelliti non ne è capace visto che è rimasto persino zitto quando gli hanno portato via i soldi della 106...».

Munari: «Ma guardi che Scopelliti ha anche incarnato il vento del cambiamento!».

Bindi: «Può darsi. Del resto in Calabria tutto si può dire ma non che non vi sia mobilità elettorale».

Munari: «La sua parte democristiana come sta?».

Bindi: «Bene anche perché non sono mai stata comunista, ma sto a sinistra. La crisi in atto è stata provvidenziale. Ci ha fatto capire che possiamo scommettere sulle nostre idee giuste. Noi dobbiamo poter diventare una prospettiva per la gente dopo i disastri combinati dalla destra. Quando mi hanno proposto di candidarmi in Calabria, ci ho pensato seriamente per quattro giorni prima di decidere se accettare o no. Poi mi sono detta: la mia esperienza al Nord l'ho già fatta. Quel che posso promettere è registrare con voi il cambiamento della linea di tendenza. L'intento nostro è invertire la rotta, ovvero meno disoccupazione, più infrastrutture, piu diritti. Un problema riguarda senz'altro l'assenza di leadership regionali che possano rappresentare le istanze del territorio a Roma. Che dire? Non c'è più una personalità come Giacomo Mancini. Questa terra cerca un punto di riferimento politico forte da troppo tempo».

Varì: «Il Pd non ha fatto del suo meglio, un partito commissariato per così tanto tempo allontana il consenso e aumenta la sfiducia».

Bindi: «I due commissari - Adriano Musi prima e Alfredo D'Attore poi - hanno lavorato bene. Qualcuno dice che Musi ha creato qualche danno? Mah, non ve l'ho mandato io, ma so solo che quando ho fatto il ministro della Sanità Musi, che all'epoca era alla Uil, è stato un interlocutore straordinario. Insomma in questi due anni si sono ricomposte tante tensioni. Il partito ha vissuto una lunga fase tormentata determinata dalle leadership che erano in lotta. Credo che sia venuto il momento di superare questa fase e di andare al congresso. Il commissariamento la "pax" l'ha creata e quindi ci sono le condizioni per immaginare che i calabresi si facciano il loro Pd».

Cantisani: «Ma alcune lacerazioni resistono, almeno quelle legate alle mancate candidature antimafia».

Bindi: «Che c'è da dire? Abbiamo fatto le primarie... Un partito deve stare vicino ai propri amministratori. Penso che dopo l'ufficializzazione delle candidature si è costruito attorno a qualcosa che non ha basi reali. Non mi sono mai occupata direttamente del tema della criminalità organizzata. Non sono un'esperta sul tema, ma certo vorrei che il Pd facesse della lotta all'illegalità una priorità, un punto imprescindibile per ogni singolo iscritto».

Cantisani: «Sembra che Lei non ami parlarne, ma è anche vero che adesso chiunque parla di legalità».

Bindi: «Il rischio è sempre quello di parlare troppo e fare poco. Ecco perché sono prudente. Faremo una manifestazione a Reggio il 15 con Nando Dalla Chiesa. Sulla Calabria devono scommettere le politiche pubbliche partendo da un risanamento ambientale che porti con sé dei processi virtuosi. Il problema è quello di entrare negli "intrecci". Quello che succede nella società, nelle famiglie... Ma non so chi può giocare un ruolo importante...».

Munari: «La Chiesa. La Chiesa può farlo».

Bindi: «Da questo punto di vista non posso non sottolineare come il mio rapporto con la Locride è iniziato con monsignor Bregantini (allora vescovo di Locri, ndr). Io ho ancora da capire molte cose e non so se le capirò. L'obiettivo resta comunque creare i presupposti che prosciughino l'acqua sporca...».

Varì: «Lo Stato spesso pensa di farlo non finanziando le opere, perché sarebbe come foraggiare la mafia, o commissariando i Comuni. Ma in questo modo l'economia della Calabria rischia la paralisi. Mi passi la metafora: è come gettare una bomba al napalm che distrugge il "nemico", certo, ma fa anche terra bruciata di tutto il resto. Senza distinzioni di sorta».

Bindi: «Sì, in parte è così. Io aggiungo che anche i partiti in questo hanno le loro colpe. Proprio la politica ha giocato sui bisogni creando dipendenza nella società, alimentando clientele. E adesso la Calabria è in queste condizioni...».

Munari: «Ma guardi che fino all'altro ieri qui in Calabria ha governato sempre e solo la Democrazia cristiana o al massimo il centrosinistra».

Bindi: «C'è stato certamente un sistema sbagliato di produrre consenso. Ma va detto che si riusciva a fare anche qualcosa che poi restava sul territorio. Oggi invece resta solo l'acqua sporca».

Sansonetti: «Il clientelismo è un fenomeno complesso. Non sempre solo negativo.Per esempio in alcune realtà come la Puglia, negli anni sessanta, questo tipo di politica, paradossalmente, ha portato anche civiltà. Un rapporto sano tra elettori ed eletti è indispensabile e difficilmente è lineare».

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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