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30/1/2013

«Da Monti solo propaganda. Così favorisce Berlusconi»
di Maria Zegarelli - da L'Unità


«Rispetto il professor Monti ma il cambio di tono che ha adottato in questa campagna elettorale lo trovo sorprendente». E ovviamente non lo condivide neanche un po'. La presidente Pd Rosy Bindi, capolista in Calabria, va giù duro con il premier uscente, con la strategia elettorale dei centristi che «stanno sottovalutando la pericolosità del ritorno di Silvio Berlusconi» e con la «povertà dell'agenda del Professore». Farebbe bene, dice, «a venire nel Sud del Paese per rendersi conto delle vere priorità, di quanto sia sofferente questa parte di Italia».

Bindi, colpiti voi del Pd dalla durezza del Professore che avete voluto alla guida del governo tecnico?
«È difficile dare una spiegazione, ha del sorprendente questo suo modo di fare campagna elettorale. Già è stata inaspettata la sua decisione di salire in politica, come dice lui, abbandonando il suo profilo puramente istituzionale, ma francamente ci aspettavamo da parte sua una campagna elettorale di spessore diverso, un nuovo modo di condurre la battaglia politica, tanto più che da parte nostra c'è stato un atteggiamento molto rispettoso. Noi abbiamo chiarito che i nostri avversari erano Berlusconi e Grillo, che rispetto a Monti ci sentivamo competitivi e pronti a interloquire».

Sta dicendo che Monti anziché rompere con le vecchie dinamiche fra i partiti si è adeguato?
«Non mi sembra che si comporti diversamente da chi fa pura propaganda. Il paradosso è che siamo stati provocati proprio noi del Pd in uno schema già visto: denigrare l'avversario, promettere cose che sin da ora si sa difficilmente realizzabili. Tra l'altro i continui attacchi di Monti a Vendola, Fassina, la Cgil, ci hanno costretto a replicare con fermezza. In questi ultimi tempi ha addirittura alzato i toni, come se ci fosse l'intenzione di provocare uno scontro che noi non vogliamo».

Il Professore punterebbe al 20% per imporvi una grande coalizione senza Vendola. Le sembra uno scenario verosimile?
«Ognuno può legittimamente aspirare a qualunque risultato elettorale, ma il 20% bisogna conquistarlo e per ora i centristi mi sembrano piuttosto preoccupati. Monti ha indossato un vestito molto diverso in campagna elettorale, adesso promette ciò che fino a qualche giorno fa riteneva impossibile. Se non sbaglio ha spiegato la sua decisione di candidarsi con la necessità di mettere in sicurezza il Paese e proseguire con il percorso intrapreso durante il governo tecnico mentre ora prende le distanze da se stesso. Inviterei ad una maggiore serietà».

Ma se arrivasse davvero al 20%?
«Questo non lo autorizzerebbe comunque a ritenere la nostra coalizione scomponibile. Noi con le primarie non abbiamo eletto soltanto il candidato premier, abbiamo scelto un programma e una coalizione. Bersani è stato sempre chiaro: noi organizziamo il centrosinistra e con il centrosinistra ci presentiamo agli elettori, aprendo un confronto con i riformisti e le forze antipopuliste. Noi siamo persone serie e non diciamo “ci presentiamo alle elezioni con Vendola ma poi governiamo con Monti”. Detto questo vorrei suggerire a Vendola di non offrire una sponda a Monti. Non può dire che o vinciamo o si torna alle elezioni».

Bersani però non la pensa tanto diversamente…
«Bersani non è disposto ad una grande coalizione né a strane maggioranze ma non esclude un accordo con le forze europeiste. Poi, in caso di maggioranza zoppa al Senato, certo potremmo tornare al voto solo per Palazzo Madama, ma credo sarebbe meglio per il Paese tentare di trovare la convergenza dei moderati sul nostro programma. Non andremo comunque con il cappello in mano perché non vogliamo annacquare le nostre idee, che riteniamo giuste per cambiare il Paese».

Ingroia non è un possibile interlocutore?
«Mi sembra davvero difficile. Ci sono troppi tratti di giustizialismo e populismo in questa campagna elettorale e l'agglomerato di Ingroia non ne è esente».

Lei parla di giustizialismo e Grillo invita Bersani a dimettersi per la vicenda Mps. Solo strumentalizzazione politica?
«Mi sembra evidente che la vicenda del Mps è una difficoltà non irrilevante, ma il tentativo di tirare dentro Bersani e il partito nazionale è davvero strumentale. Ci sono chiare responsabilità manageriali che anche la magistratura accerterà. Ritengo ci siano anche responsabilità politiche locali trasversali, ma per le nostre idee sul rapporto tra politica e banche e per il modo ineccepibile con il quale tutta la dirigenza nazionale del partito si è comportata e si sta comportando rispetto a questa vicenda, è davvero inaccettabile attaccarci così. Sono certa che supereremo anche questa, adesso dobbiamo spenderci per assicurare il futuro di questa banca e lavorare per un rapporto diverso tra fondazioni, banche e politica».

Il cardinale Bagnasco invita a non disertare le urne, ma torna a difendere i valori non negoziabili per un cattolico. Come giudica le sue parole?
«Intanto il suo richiamo a una politica più autorevole e dignitosa, che il Paese merita anche per i sacrifici che sta facendo, mi è sembrato molto positivo. Lo stretto legame tra una visione antropologica e l'impegno per una politica giusta, al servizio degli ultimi, lo trovo molto in sintonia con il programma del Partito Democratico. Il nostro documento sui diritti, poi, stabilisce il legame tra diritti sociali e diritti civili proprio su una visione antropologica culturalmente pluralista e fondata sulla dignità della persona».

Napolitano nel ricordare Scalfaro lo ha definito un uomo limpidamente ancorato ai valori della Costituzione. Un presidente attaccato anche da Berlusconi che invece difende Mussolini.
«Sono molto grata a Napolitano per le parole che ha usato nel ricordare Scalfaro,  un limpido difensore della Costituzione. E gli sono grata per aver ribadito ancora una volta il valore della verità storica e per aver preso le distanze dalle affermazioni così pericolose di Silvio Berlusconi. Non credo che Berlusconi vincerà le elezioni ma la sua presenza continua ad essere un pericolo per il nostro Paese».

Un Paese a cui piace ancora molto se è vero che cresce nei consensi.

«In un momento di crisi, sfiducia e anche timore per il futuro chi le spara più grosse fa più presa. E in questo Berlusconi non lo batte nessuno. In questo momento tutti coloro che sono alternativi a Berlusconi dovrebbero evitare di accentuare la competizione tra di loro e in particolare con il Pd».

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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