
Magari ha già ritirato fuori dal cassetto la maglietta («Non sono una donna a sua disposizione») che "Le democratiche" fecero fare per lei dopo l'ennesima offesa del Cavaliere («Lei è più bella che intelligente...»). Eppure, Rosy Bindi - icona dell'antiberlusconismo - non sembra affatto contenta del ritorno in campo di Berlusconi. E infatti ragiona con preoccupato realismo della situazione determinatasi in vista delle elezioni: «Le vinceremo, sì. Ma sarà una campagna elettorale tutta in salita. Per intanto dobbiamo annotare che la mossa di Berlusconi ha costretto Monti ad annunciare le dimissioni. Pessima notizia».
E pensi che si immaginava che la ricandidatura di Berlusconi fosse una buona notizia dal Pd...
«Intanto le dico che non ho mai creduto ad una sua uscita di scena. La sua presenza sarà destabilizzante come al solito, e favorirà un ulteriore decadimento della vita pubblica. Giudico la sua scelta di tornare in campo negativa per il Paese e anche per il Pd».
Quindi non è una buona notizia per il Pd.
«Non credo Berlusconi sia più un pericolo sul piano dei risultati elettorali, ma certo sarebbe stato meglio avere come avversario un leader che avesse i tratti della destra europea, piuttosto che un populista. Ha ragione Bersani quando dice che il suo ritorno ha distrutto la possibilità di avere anche in Italia un moderno centrodestra».
Però Berlusconi è in campo, ha collocato il Pdl all'opposizione di Monti e il suo partito ora ha di fronte due o tre mesi complicati. Era davvero impossibile finire la legislatura in maniera meno "rischiosa" per il Pd?
«A noi non è consentita l'irresponsabilità di Berlusconi. In più, non è nel nostro Dna. Non potevamo staccare la spina perchè la legge di stabilità e un paio di importanti decreti vanno assolutamente approvati. Noi abbiamo fatto, un anno fa, una scelta che guardava alla salvezza e al futuro dell'Italia: naturalmente sapevamo che avrebbe comportato delle difficoltà. Oggi annotiamo che a quelle difficoltà si aggiunge qualche rischio».
Passare per gli unici sostenitori di un governo tutto tasse e rigore, è questo che vuol dire?
«Berlusconi proverà a far ricadere sul medico le responsabilità dell'untore: e poichè nessun cittadino ha benefici diretti dalla diminuzione dello spread (mentre sente sulla propria pelle il costo dell'Imu e non solo) bisognerà stare attenti. Ritrovarsi a sostenere il governo di fatto da soli, rischia di far ricadere ogni scelta sulle nostre spalle e di farci apparire non come quelli che hanno salvato il Paese da Berlusconi ma come quelli che hanno sostenuto provvedimenti dolorosi. Se poi ci aggiunge che alcuni di questi provvedimenti non erano nemmeno pienamente condivisi da noi, il quadro è ancor più chiaro».
Cosa fa, critica anche lei il governo?
«Ripeto solo cose che, come Pd, abbiamo già detto più volte. Alcune delle scelte fatte - dalla riforma del lavoro a quella delle pensioni - e soprattutto alcune delle scelte non fatte (sul piano della crescita, delle politiche industriali, del Sud e della lotta all'evasione) hanno molto turbato il nostro popolo. Non potrà più essere così, e lo dico pensando anche a tutta la discussione su Monti, il dopo-Monti, l'agenda Monti e via elencando».
Vede che critica Monti?
«Non è così. Noi lo abbiamo sostenuto e andremo in campagna elettorale a testa alta: non lo nasconderemo. In più, considero che con la destra che si sfila e il centro in affanno, tra Pd e Monti si possa stabilire un rapporto politicamente più chiaro, ma che deve naturalmente andare oltre questo governo».
Ad esser più espliciti?
«Noi abbiamo una intesa elettorale con Sel e i socialisti, ora cercheremo un accordo con i moderati: e io penso si debba lavorare da subito perchè ci sia prima del voto. Però, ecco il punto, questo accordo non può essere la semplice continuazione delle politiche di Monti perché molte cose non ci hanno convinto. La mancata crescita, la scarsa equità, il pareggio di bilancio che non può essere ottenuto a spese di sanità e istruzione, la necessità di tornare a guardare all'economia reale... C'è molto da rivedere».
Con Vendola da una parte e Casini dall'altra non sarà facile.
«Ma credo che ci riusciremo. Dicendo con chiarezza a Nichi che non bruceremo l'agenda Monti, e con altrettanta nettezza a Casini che bisogna andare oltre quell'agenda».
E a Berlusconi che direte?
«Ha spiegato che torna in campo perché non hanno trovato un altro leader come lui. Io dico: meno male che come lui ne nasce uno ogni tanto... Al Cavaliere spiegheremo che non si sentiva la sua mancanza. E che tra il populismo di Grillo e la sua propaganda rischiamo una campagna elettorale che può far male all'immagine del nostro Paese. Un Paese che non merita questo improvviso capitombolo all'indietro..».


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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