
...e ora il governo del Paese
di Rosy BindiAbbiamo ascoltato molti giudizi sull'esito delle primarie. Credo sia giusto condividere una prima sommaria riflessione.
La vittoria di Bersani è in primo luogo un successo della buona politica. Di un'idea di partecipazione reale e non virtuale. Di tutti i militanti del Pd e della coalizione di centrosinistra che si sono spesi con determinazione e passione, mettendo a disposizione energie, tempo e risorse. Dei cittadini che hanno fatto la fila per due volte. Questa straordinaria festa della democrazia è figlia delle primarie, della loro capacità di attivare il confronto sui problemi del paese ben oltre le mura delle sedi di partito e di uno schieramento che da Tabacci a Vendola ha mostrato al Paese di avere la consapevolezza delle proprie responsabilità. Si è vista la nostra capacità di coinvolgere sui problemi quotidiani, sui temi che davvero preoccupano gli italiani. Tutti insieme abbiamo segnato il primo bellissimo punto in vista della partita delle politiche.
La sfida è stata limpida e sono emerse le differenze tra i due candidati. Con Bersani ha vinto anche un programma di governo. È prevalsa un'idea di democrazia sostanziale, di lavoro, scuola, Mezzogiorno e di welfare più avanzata e più moderna, in grado di segnare la necessaria discontinuità con la stagione fallimentare del berlusconismo e dei governi di centrodestra. Proposte che abbiamo elaborato e condiviso nei lavori della nostra Assemblea nazionale e che ormai sono un dato certo della nostra identità programmatica, che non può essere messo in discussione. Il candidato premier che abbiamo scelto ha, del resto, il temperamento e le capacità inclusive per costruire intorno a questo programma l'unità del nuovo centrosinistra.
Abbiamo realizzato il campo dei democratici e dei progressisti e la sinistra che si definisce radicale ha dimostrato l'ambizione a governare, è uscita dal recinto della testimonianza. Ma il contributo di Vendola non esclude, anzi rilancia, l'esigenza di allargare il centrosinistra anche al centro. Andrà fatto nello spirito con cui abbiamo sempre parlato di un'alleanza con i moderati, senza assecondare i tatticismi di listoni e listine. Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale e dovremo moltiplicare gli sforzi per evitare di tornare a votare con il "porcellum" o una sua versione peggiorata.
Non nascondo di aver avuto perplessità sulla proposta di primarie aperte a più candidati del Pd. Riconosco a Bersani generosità e coraggio: il partito si è fatto attraversare da tensioni e lacerazioni, anche profonde, che ora però vanno riassorbite. L'unità del Pd intorno a Bersani è una condizione essenziale non solo per la coesione del centrosinistra ma per il rafforzamento del partito, come grande forza nazionale e popolare sulla quale ricade la responsabilità di interpretare il bene dell'Italia. Ciascuno dovrà fare la sua parte per sgombrare il campo dalle tossine di un certo grillismo iconoclasta, che abbiamo incamerato negli ultimi mesi di confronto.
La rottamazione è stata una suggestione forte, con una presa considerevole anche tra la nostra gente, laddove è riuscita a sovrapporre e confondere l'esigenza sacrosanta del rinnovamento con la condanna politica della storia degli ultimi anni, che metteva sullo stesso piano le responsabilità di Berlusconi e quelle del centrosinistra. Tutto finiva in modo semplicistico e indistinto sotto la voce "fallimento". Si è cercato di oscurare i meriti dei governi dell'Ulivo e di centrosinistra, si è costruita l'immagine di un partito già vecchio, semplice continuazione dell'esperienza Pci-Pds-Ds, si è negata l'innovazione praticata da Bersani nei gruppi dirigenti e nel profilo del Pd. Il rinnovamento è vitale, lo abbiamo sempre incoraggiato e non ha certo una scadenza. So bene che c'è ancora molto da fare. Il risultato in Toscana, ad esempio, ci dice quali criticità andranno affrontate e non solo in quella regione.
La sconfitta della rottamazione servirà non solo a Matteo per affinare il suo contributo, che spero e mi auguro non mancherà, alla vittoria del centrosinistra. Serve in primo luogo a mettere la questione rinnovamento sui binari giusti: quelli di un impegno a restituire dignità alla democrazia ed efficacia alle sue istituzioni, autorevolezza e qualità alla politica e alle sue classi dirigenti con una sintesi tra esperienza e merito, novità generazionale e solidità delle competenze e una più forte e fiduciosa apertura del Pd alle migliori energie della società civile.

Primarie e rinnovamento
Lasciato da Gianni Ciccone il giorno 19 Dicembre 2012 alle 10:48


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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