
Berlusconi? «Ha dato il benservito al governo». Il manifesto targato Montezemolo? «Un cartello eterogeneo, subalterno a un'impostazione di moderatismo tecnocratico e liberista». E se un ministro come Riccardi ha deciso di firmarlo, «maggiore prudenza sarebbe consigliabile». Rosy Bindi guarda con preoccupazione alle mosse delle ultime ore, quelle viste a destra come quelle che agitano il centro. E sta al Pd, dice auspicando un «rafforzamento della natura ulivista» del partito di cui è presidente, essere all'altezza di una sfida che ora si fa quanto mai ardua.
Partiamo dal discorso di Berlusconi: come lo legge, presidente Bindi?
«Come un benservito al governo. Oltre al fatto che Berlusconi ha chiaramente smentito l'intenzione di non ripresentarsi».
Ma se ha ribadito che non si candida?
«Ma chi potrà mai fare il candidato premier con il programma che ha illustrato, se non lui? Abolizione della Costituzione, dell'Europa e forse anche delle elezioni, perché se un elettore vota per un partito piccolo impedisce l'azione del governo. Ha pronunciato parole profondamente anticostituzionali, contro l'Ue, e ha dettato un programma elettorale demagogico sulla base del quale solo lui si può candidare».
A questo punto c'è da mettere in discussione che si voti in aprile?
«Quanto ha detto su Monti mi pare molto chiaro. Ha delegittimato tutto il lavoro di questo governo con una sorta di contro narrazione della crisi e dei rapporti con l'Europa e la Germania. Berlusconi è prigioniero di se stesso, del suo conflitto di interessi. Ancora una volta c'è una sentenza e c'è la sua azione di imprenditore a muoverlo. Esattamente come nel '94 non è l'amore per il Paese a fargli decidere l'impegno diretto in politica. È la volontà di tutelare i suoi interessi che non gli consente di uscire di scena. E ancora una volta blocca la possibilità che in Italia ci sia un centrodestra europeo».
E per quanto riguarda il centrosinistra, invece?
«Con lui in campo sarà più facile per noi vincere le elezioni. E si impedisce ogni possibilità di creare larghe intese nel 2013».
Perché, senza Berlusconi in campo sarebbe invece possibile un Monti bis?
«Sostenuto da una "strana" maggioranza come questa sicuramente no».
Però c'è chi lavora per questo obiettivo.
«Chi lo fa va richiamato a un senso di realtà».
Compresi ideatori e firmatari del manifesto "Per la Terza Repubblica"?
«Guardi, prima di parlare dell'obiettivo, quell'operazione è "strana" già per altri motivi».
Vale a dire?
«A giudicare dalle firme, faccio fatica a pensare che ci possa essere un'omogeneità politica e programmatica. Ci sono persone che vanno, per rimanere nel mondo cattolico, da Comunione e liberazione alle Acli, sapendo bene quanta differenza ci sia invece tra di loro dal punto di vista programmatico. Oppure pensiamo all'idea del lavoro che ha una personalità come Andrea Olivero e quella di Irene Tinagli».
Troppo distanti?
«Distanti? Siamo di fronte a un cartello eterogeneo e difficilmente componibile, che rischia di portare un arretramento culturale e politico del mondo cattolico sul tema della democrazia bipolare, che riporta i cattolici alla nostalgia di un centro di cui sono stati protagonisti con la Dc ma che ora li rende subalterni a un'impostazione di moderatismo tecnocratico e liberista. L'altra cosa che mi preoccupa, di questa operazione, è il rischio di rinnegare la radicalità della dottrina sociale della Chiesa e la critica al modello di sviluppo che ci ha portato a questa crisi. Idee che caratterizzano la stragrande maggioranza del mondo cattolico italiano. Che, contrariamente a quel che affermano quelli di Todi, molti di noi non sono stati a guardare in questi anni, ma anzi sono stati in prima fila a combattere il degrado del Paese rappresentato dal berlusconismo e dal leghismo».
Il Pd che atteggiamento deve mantenere, rispetto a questa operazione?
«Di dialogo, ma senza alcuna posizione di subalternità. Nessuno pensi a un'operazione di centro-sinistra, col trattino, a un Pd che rinuncia alla sua natura di forza plurale di centrosinistra per allearsi con un centro cattolico liberista e tecnocratico. Io auspico un accordo con le forze moderate, ma non posso pensare che questo avvenga non riconoscendo la centralità del Pd. Certo, il presupposto è che il Pd rafforzi la sua natura ulivista, perché un Pd che nel confronto delle primarie finisse per rafforzare la sua natura di partito di sinistra e si chiudesse in una sorta di ricostituzione socialdemocratica rischierebbe di rendersi esso stesso subalterno a questa operazione politica. Il Pd deve presentarsi anche come la casa dei cattolici riformisti italiani. Se rafforziamo questa posizione mostriamo l'arretratezza di quel manifesto, se invece ci mostriamo esclusivamente preoccupati di riunificare la sinistra italiana regaleremmo a quel progetto un consenso e un'attualità che di fatto non ha».
Che ne pensa del fatto che il ministro Riccardi abbia firmato quel manifesto?
«Francamente, certo protagonismo politico lo trovo difficilmente compatibile con la natura tecnica di questo governo. Noi diciamo di non tirare la giacca a Monti, ma anche i membri dell'esecutivo dovrebbero essere più concentrati sull'attività ministeriale, dovrebbero evitare di dare l'immagine di una compagine di governo che diventa un cantiere per la politica del domani. È consigliabile una maggiore prudenza».
Però Riccardi ha detto che l'operazione non prefigura un partito.
«No, certo, però una lista sì, alla vigilia delle elezioni e con in atto una crisi dei partiti».
Cosa vuole dire?
«Che i comitati elettorali di questi tempi rischiano di andare più di moda dei partiti».
Ognuno risponde alla richiesta di rinnovamento come meglio crede, o no?
«Di fronte a un 30% di elettori che dichiara di non voler votare e un 20% che si dice favorevole a Grillo, quell'operazione è un placebo. Al mondo cattolico va chiesto un coraggio maggiore. Invece quel manifesto che annuncia novità, la Terza Repubblica, è soltanto un rimescolamento dell'esistente».

quindi?
Lasciato da Diego Ruggiero il giorno 29 Ottobre 2012 alle 16:38non socialdemocratici
Lasciato da carlo il giorno 29 Ottobre 2012 alle 10:56


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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