
Lettera della presidente dell'Assemblea nazionale del Partito Democratico a Bruno Tabacci.
Caro Bruno, ho letto con attenzione la lettera a Pier Luigi Bersani che mi hai cortesemente inviato per conoscenza. Apprezzo la determinazione e la passione che ti muovono, a cominciare dalla volontà di condividere lo sforzo del Pd a costruire una coalizione che sia credibile e vincente, capace di affrontare il problemi del Paese.
È un contributo serio, che va nella direzione di rendere più forte il progetto di un nuovo centrosinistra, che giustamente tu scrivi senza trattino, come del resto ho sempre fatto anch'io, fin dalla nascita dell'Ulivo. E perché non penso e non voglio che la Carta d'Intenti sia scritta sull'acqua.
Per questo almeno due delle tue obiezioni, quelle relative all'assenza delle parole "merito" e "liberalizzazioni", mi sento di dire che sono infondate. Non solo perché il merito nella Carta c'è, nel paragrafo sulla libertà, e il tema delle liberalizzazioni, nel senso di un recupero di dinamicità sociale ed economica, è comunque presente in più passaggi del testo. Ma più seriamente perché si tratta di due parole-chiave ormai acquisite nella cultura politica di tutto il Pd.
So bene che il cuore delle tue preoccupazioni, come quelle di altri, riguarda in realtà il rapporto con l'esperienza del governo Monti e la natura dell'alleanza democratici progressisti. Questa alleanza è già un campo largo di centrosinistra e non una semplice ridotta della sinistra. E lo è in virtù dello statuto ideale e della vocazione del Pd. Un partito di centrosinistra, laico e plurale, che realizza la sintesi tra culture politiche diverse, tra democratici, sinistra radicale e moderati. Una forza che esprime cultura di governo e capacità di interpretare il cambiamento. Ne abbiamo dato prova in questi mesi nel rapporto con il governo Monti e non intendo sottrarmi ai quesiti che sollevi sulla continuità/discontinuità con questa esperienza.
Nella Carta d'Intenti il forte ancoraggio all'Europa e la dichiarata responsabilità di voler tener fede agli impegni assunti dall'Italia nell'Unione possono essere considerati un buon punto di partenza. Qualcosa di più di un minimo comun denominatore tra chi, come il Pd, ha concorso alla nascita del Governo Monti e ne sostiene l'azione con lealtà e autonomia, e chi invece, come Sel, si è sempre collocato in una posizione di netta opposizione. In Europa non si sta da soli e non si sceglie unilateralmente il cammino da intraprendere. E l'Europa è il percorso obbligato di un nuovo centrosinistra di governo. Su questo mi pare non ci sia ombra di dubbio.
Se c'è un merito che dobbiamo riconoscere al presidente Monti è proprio quello di aver ripristinato, insieme alla credibilità e al prestigio dell'Italia, un metodo di consultazione e co-decisione europeo, senza il quale non sarà possibile realizzare quel salto di qualità politico e istituzionale che ormai avvertiamo tutti come indispensabile per uscire dalla crisi dell'eurozona.
L'Agenda Monti è l'agenda di questo governo, la cui azione non va rinnegata ma piuttosto integrata e superata. Del resto, tu stesso hai espresso perplessità sul rigore senza equità e sui rischi di misure economiche recessive. E hai apprezzato le parole di Bersani su Monti, una risorsa per il futuro del paese. Parole che chiariscono bene anche il senso e le finalità del Patto sottoscritto sabato scorso: il primo atto di un cammino che ci vede impegnati ad allargare il nostro orizzonte in vista di un vero e proprio programma di governo. Insieme dobbiamo fare la fatica di definire una nostra agenda e un forte progetto per l'Italia. E mi auguro che tu non voglia sottrarti a questa fatica.
La Carta d'intenti perciò non va letta come un testo blindato e concluso, ma come la base di un confronto che si svilupperà dopo le primarie e in relazione al loro esito sarà inevitabilmente sottoposto a successive integrazioni. L'apertura alle forze moderate non è un espediente tattico ma frutto di una profonda convinzione. L'Italia vive una drammatica crisi economica cui si salda una grave perdita di credibilità della politica e sarà indispensabile coinvolgere le migliori energie del paese per avviare la necessaria ricostruzione materiale e morale.
La tua firma sulla Carta, che potrebbe essere accompagnata da un contributo esplicativo sul significato della tua candidatura, non sarebbe quindi solo la firma di uno dei candidati alle primarie. Sarebbe l'espressione della volontà di integrare il profilo della coalizione, il segno che siamo già aperti al contributo delle forze di quel centro riformista e liberale di cui sei un autorevole esponente.

Mandiamo a casa anche Casini, siamo stufi di quello là
Lasciato da Ex dc il giorno 20 Ottobre 2012 alle 17:00


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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