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04 Settembre 2012

Non diamo una mano alla demagogia e al populismo che vogliamo combattere

di Rosy Bindi



Siamo dentro il paradosso di una sfida per le primarie di cui non si conoscono né l'oggetto, né il perimetro e neanche le regole. Si discute tra e di candidati in pectore in modo un po' scomposto e molto virtuale. Eppure, nell'ultima Direzione un percorso era stato tracciato e non si capisce perché mai ora si dovrebbe cambiare strada. La Carta degli intenti è solo il primo step. Manca ancora una nuova legge elettorale, vera priorità di queste settimane, sono tutt'altro che definiti i contorni della coalizione, né sono state fissate le regole per primarie aperte che solo l'Assemblea nazionale può varare, modificando lo Statuto.

Il tema delle regole non è una semplice questione procedurale. Vi si riflette la nostra concezione della politica e della democrazia, sono la traccia visibile del nostro modo di essere un partito nuovo. Servono a salvaguardare la credibilità e l'efficacia di questo strumento di larga partecipazione popolare su cui il Pd ha investito fin dalla sua fondazione. Sono tra coloro che le hanno sempre difese e non vorrei si risolvessero in una farsa o in un'impropria resa dei conti, che ne snaturerebbero la funzione. E invece tra il battutismo renziano e le intemerate dei giovani turchi sul ricambio generazionale entrambi i rischi si sono fatti molto concreti.

Nessuno mette in discussione l'esigenza di un serio rinnovamento della classe dirigente. E sui mandati parlamentari rispetteremo lo Statuto e l'interpretazione che ne ha fornito di recente l'Assemblea nazionale. Ma chiedere che nessun ministro dei governi Prodi, D'Alema e Amato faccia parte del prossimo governo di centrosinistra equivale ad accreditare l'immagine di un Pd complice dei fallimenti dell'era berlusconiana. Come se i nostri governi fossero stati uguali a quelli del centrodestra, come se in questi ultimi vent'anni tutti fossimo responsabili alla pari del disastro provocato dai governi Berlusconi, Bossi e Tremonti. Un obiettivo che sta perseguendo Berlusconi nella sua campagna per riposizionarsi in vista delle elezioni e che il Pd dovrebbe in realtà respingere, rivendicando il rispetto dei fatti e di una storia che può esibire a testa alta.

In altre parole, colpire le persone significa colpire il partito e la sua storia. L'ho detto anche ieri alla festa nazionale di Reggio Emilia: il ricambio si fa sui contenuti e le idee non sul numero dei mandati parlamentari. Quando ero segretaria delle Dc del Veneto ho contribuito al rinnovamento con una battaglia sull'idea di nuova politica e sulla questione morale, non sull'età dei dirigenti del partito. Le primarie si devono e si possono fare se servono al Paese, se al centro del confronto torna il progetto per l'Italia, i contenuti della nostra alternativa, le proposte per il lavoro, la scuola, la sanità, la ricostruzione democratica, civile e morale.

Spetta al segretario che con grande generosità ha dato il via alla gara, a partire dal suo intervento a conclusione della Festa nazionale, ricondurre il dibattito sul terreno della politica e quindi dei contenuti e invitare i suoi contendenti e la sua segreteria a misurarsi sulle proposte, se ne hanno. C'è bisogno di una parola chiara di Bersani sul tema, serio e cruciale, del rinnovamento della classe dirigente che riguarda tutto il Paese, non solo la politica, e che non può essere usato strumentalmente per coprire l'assenza di idee.

Non diamo una mano alla narrazione della destra e alla strategia delle offese e delle ingiurie con cui si tenta di delegittimare tutta la politica. Non diamo una mano alla demagogia e al populismo che vogliamo combattere.

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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