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17/8/2012

«L'Italia è stremata, il governo non approfitti della lealtà del Pd»
di Maria Zegarelli - da L'Unità


«Sono in montagna e mi creda non mi sento in colpa». Risponde così, con amara ironia rispetto alle polemiche sulle ferie dei parlamentari, Rosy Bindi, presidente del Pd, in vacanza per una settimana sulle Dolomiti.

Monti ha "gelato" le vacanze gli italiani smentendo ogni ipotesi di alleggerimento del peso fiscale. Saranno ancora solo sacrifici?
«C'è un solo modo per alleggerire l'Irpef delle famiglie e le tasse sul lavoro e delle imprese: la patrimoniale, o comunque una tassazione molto forte sui grandi accumuli di ricchezza. Se questo non si fa ha ragione Monti, non credo ci siano margini per intervenire, ma il punto resta uno: il Paese non regge più».

Anche Napolitano ha chiesto interventi equi.
«Nel corso di questo anno grazie al governo Monti sicuramente il nostro Paese ha imboccato la strada giusta rispetto alla deriva dell'esecutivo berlusconiano, tuttavia, tra la crisi che ancora morde e le misure di rigore, l'Italia è stremata. Ci sono settori che stanno pagando prezzi altissimi e non parliamo soltanto di chi perde il lavoro e di chi non lo trova: i redditi delle famiglie sono fortemente colpiti e ridimensionati con evidenti ripercussioni sull'economia. La spinta recessiva delle misure adottate dal governo Monti è indiscutibile».

Il governo sta lavorando ad un altro provvedimento di contenimento della spesa. Teme altri "tagli lineari"?
«Mi auguro che stavolta non ci sia il sapore dei tagli lineari e affrettati della prima spending review e spero che non si tocchino scuola, sanità, università e enti locali perché non sono più in grado di sostenere altri sacrifici. Si dovrà trattare davvero di spending review e non di un'altra manovra e noi lo abbiamo ribadito durante l'ennesimo voto di fiducia. Il governo ci deve ascoltare perché non stiamo parlando di interessi di un elettorato, il Pd ha votato compatto mentre il Pdl era in ordine sparso. Qui è in gioco il bene del Paese».

Sta dicendo che in caso di ulteriori tagli lineari sarebbe difficile garantire compattezza nel voto Pd?
«È arrivato il momento di dire al governo che non deve approfittare della nostra lealtà e del nostro senso di responsabilità. Qualcuno potrebbe rimproverarcelo e non perché, come dice il premier, "gli statisti pensano al futuro e i politici alle elezioni". Siamo noi in questo momento a pensare come statisti perché a fine legislatura si guarda al futuro e ci poniamo il problema di cosa voglia dire il dopo-Monti».

Che vuol dire, continuità o cesura?
«Rilanciare la continuità con Monti vuol dire rilanciare un forte impegno perché vinca l'Europa e non la lotta di un Paese contro l'altro. E vuol dire un'Italia forte e autorevole in Europa, ciò che siamo oggi e non eravamo un anno fa».

E sulle politiche economiche interne?
«Stiano tranquilli coloro che si preoccupano per il ritorno della politica: noi siamo quelli del rigore dei conti dei governi Prodi-Ciampi e Prodi-Padoa Schioppa. Sotto di noi i parametri macroeconomici erano sempre in linea con l'Europa, quindi ribaltando il discorso possiamo dire che è stato Monti ad essere in continuità con noi. E quando andremo al governo le parole "crescita" e "equità" non staranno al secondo e terzo posto dopo il rigore».

Sicuri di riuscire a cambiare la legge elettorale prima della fine della legislatura?
«Per noi del Pd era e resta una priorità, ce la stiamo mettendo tutta, nessuno potrà darci la responsabilità di un fallimento. Siamo convinti che senza una legge elettorale che restituisca la possibilità ai cittadini di scegliere il proprio parlamentare e di sapere chi governerà dopo il voto, l'Italia non farebbe un passo avanti».

Si discute sul premio di maggioranza: al primo partito o alla coalizione?
«Credo che il premio di maggioranza debba andare alla coalizione, solo in questo modo si garantisce davvero governabilità. C'è invece chi vuole, sapendo che perderà le elezioni, una legge elettorale che renda impossibile governare a chi vince per approdare alle grandi intese. E noi questo non possiamo accettarlo. Il giorno dopo le elezioni ci deve essere una coalizione stabile e sicura, intorno ad un programma condiviso».

Il Pd non rischia di chiudersi in una discussione estenuante sulle regole delle primarie di cui dovrete occuparvi già a settembre?
«Alla domanda sulle primarie risponde Pier Luigi Bersani. Per quanto mi riguarda si dovrebbero fare di coalizione con un unico candidato del Pd, che è il segretario, ma siccome ha scelto una strada diversa, risponde lui».

E sulle alleanze? Casini corre da solo e poi si vedrà. La convince?
«Non mi sembra abbia più margini di intesa con il centrodestra, quindi Casini potrà anche correre da solo ma non credo che possa sottrarsi alla responsabilità di governare con noi».

C'è chi parla di un patto di sindacato nel Pd: Bersani premier, lei vice, Veltroni alla Camera, Casini al Quirinale...
«A me nessuno ha notificato questo patto. Beati coloro che sono esclusi... E comunque, anche in questo caso risponde il segretario Bersani».

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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