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30/7/2012

Caro Di Pietro ti scrivo
di Franco Monaco - da L'Unità


Caro Di Pietro, ti scrivo nonostante una doppia consapevolezza: di essere fuori tempo massimo e di rappresentare una voce decisamente minoritaria se non isolata tra le fila del Pd. Si è spinta troppo avanti, ha assunto toni troppo aspri la polemica tra Idv e Pd. Diciamo meglio: la tua sistematica e talvolta corrosiva polemica verso il Pd. E non a torto si osserva, tra noi, che ci si può distinguere, si può anche vivacemente discutere, ma la precondizione per un positivo rapporto politico e persino personale è che ci si rispetti a vicenda. Non è un mistero che sia in casa Pd che in casa Idv allignino sensibilità e opinioni diverse circa la possibilità e l'utilità di non dare per chiuso ogni rapporto tra noi (per quanto, ripeto, a questo stadio, il «partito del dialogo» si sia radicalmente assottigliato su entrambi i fronti).


Anche qui tuttavia s'ha da fare una doppia distinzione, che accresce le tue responsabilità nella rottura: 1) vistoso è il contrasto, nei toni e nei giudizi, tra la virulenza dei tuoi attacchi al Pd e la misura che ha sempre contrassegnato l'atteggiamento di Bersani nei vostri confronti, una circostanza di fatto, una differenza onestamente inconfutabile; 2) la natura dei due partiti: mi
concederai che il carattere leaderista del tuo conferisce un peso decisivo alle tue posizioni. Mi spiego: sappiamo che taluni tra le tue fila covano un disagio che raramente si esprime nella forma del dissenso; così pure è noto che, in casa Pd, vi è chi da sempre ha operato per scavare fossati nel rapporto con voi. Di più: personalmente sono convinto che questi ultimi abbiano contribuito alla deriva dell'Idv, a incoraggiare separazione e conflitto tra noi, perché in politica tutto si tiene.

Ma, detto questo, vanno messe a verbale due verità oggettive: la esasperazione polemica, la deriva estremistica è soprattutto farina del sacco tuo; il Pd è partito davvero plurale, nel quale sono da mettere nel conto voci discordanti (in questo caso, pregiudizialmente chiuse a ogni rapporto con l'Idv), ma il loro peso è incomparabilmente minore a quello in capo a te nell'Idv, partito la cui democrazia interna è piuttosto esile. Per il Pd fa testo la sintesi espressa da Bersani, il quale, insisto, non ha mai fatto nulla per rompere irrimediabilmente con voi. Come si conviene, del resto, al major party, una sorta di fratello maggiore cui compete più saggezza e responsabilità.

Nonostante questo, «spes contra spem», a costo di sembrare ingenuo e patetico, sento il dovere di fare quattro osservazioni sulle quali mi piacerebbe che noi tutti riflettessimo. Si tratta di quattro ragioni che invece suggerirebbero (avrebbero suggerito?) di esplorare la possibilità di una intesa. Primo: siamo alleati in gran parte delle amministrazioni locali e non mi pare che, complessivamente, il bilancio sia negativo e comunque lì non si riscontrano i conflitti che scontiamo in sede nazionale. Secondo: la nostra base, i nostri rispettivi elettorati sono decisamente più unitari di quanto non lo siano i vertici dei partiti. Anzi: essi non comprendono e persino patiscono tali contrasti. Terzo: se anziché enfatizzare i nostri rispettivi limiti valorizzassimo la complementarietà dei nostri apporti ne trarrebbero grande giovamento la qualità e la forza del campo del centrosinistra e la prospettiva di una vera alternativa ideale e politica al centrodestra, visto che entrambi non ci si rassegna a una mera continuità con il governo Monti sostenuto e condizionato anche dal Pdl. Esemplifico: la cultura di governo di un nuovo centrosinistra trarrebbe vantaggio da un presidio di legalità. Quarto: Bersani sta per illustrare la Carta di intenti che il Pd offre alla discussione quale bussola di un campo di forze politiche e civiche, democratiche e progressiste. Perché non profittarne per riaprire una discussione serena e franca anche tra noi?

Per parte mia - l'ho notato all'ultima direzione - ho lamentato la precipitazione con cui dirigenti del Pd decretano inclusioni ed esclusioni dal campo delle alleanze a monte di un serrato confronto politico e programmatico intorno a quella Carta. Che dobbiamo prendere tutti sul serio quale pietra di paragone di solidarietà politiche sicure e affidabili. Solidarietà vecchie e nuove. Intendiamoci: un confronto senza sconti, aperto a ogni possibile esito. E comunque animato da quel reciproco rispetto che tu, in tutta franchezza, caro Tonino, negli ultimi mesi ci hai fatto mancare. Ripeto, con alta probabilità, le mie parole suoneranno inutili ed eccentriche e sono destinate a cadere nel vuoto. Ma mi si lasci coltivare un'esile, disperata speranza e comunque mi si consenta di mettere a verbale la mia opinione circa le grandi responsabilità di tutti e di ciascuno.

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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