
Concordo con Pier Luigi Bersani che il documento sui diritti, varato dalla commissione presieduta da Rosy Bindi, «è una base di altissimo profilo che ci mette in grado di inquadrare le decisioni che dovremo prendere». Bisogna ricordare infatti che il mandato assegnato al gruppo di lavoro non era quello di elaborare proposte di legge, ma definire finalmente una matrice culturale non semplicemente «ibrida», ma «comune», in cui possano riconoscersi i militanti e gli elettori del Partito democratico.
Un lavoro non facile perché, non dimentichiamolo mai, il Pd non è un partito creato in un laboratorio politologico attorno a un manifesto predisposto da qualche ottimato sceso da Marte, ma è nato nel fuoco di una dura battaglia politica, in cui si confrontano progetti politici alternativi di governo della modernità. Si riconobbe sin dall'inizio che su alcuni temi si sarebbe dovuto lavorare ancora per cercare una sintesi, non di mera mediazione, ma di chiara indole creativa, insomma un passo in avanti rispetto al passato. L'idea era, ed è, quella di mettere in dialogo i diversi approcci culturali e antropologici presenti nel partito per ricavarne un «prodotto culturale» nuovo su cui, come ho già detto, ognuno possa non soltanto riconoscersi ma anche sentirsi arricchito e aiutato ad allargare il proprio orizzonte di partenza.
Un compito non facile. All'inizio non era garantito l'esito e, se giudichiamo la qualità della nuova «carta dei diritti», possiamo dire che il tentativo è riuscito. Nel documento non ci sono infatti né reticenze né rinvii. Si poteva fare di più? È sempre possibile fare meglio, ma io penso che sia stato fatto molto, al punto da sorprendere tanti osservatori esterni che non sono soliti fare sconti al Pd, o altri che non sono più abituati ad attendersi dai partiti prodotti culturali solidi e innovativi. Mi piacerebbe che, almeno in questa fase, non fossimo proprio noi a svalutare ciò che siamo stati capaci di fare, anche solo dimostrando di non cogliere gli elementi di novità pressoché «unica» nella pubblicistica di partito. Fare cultura, fondare un pezzo tanto delicato e difficile di sostrato culturale, non è frequente, soprattutto in un tempo in cui anche la politica si sta abituando a pensieri istantanei e immediati, cioè privi di mediazione con ciò che ci circonda e ciò che ci attende.
Il lavoro della commissione Bindi costituirà, infatti, non soltanto una base per successive iniziative legislative che vogliano intrecciare e rispondere alle domande nuove sul piano dei diritti, ma un lessico culturale ed etico contemporaneo attorno a cui formare classi dirigenti post-ideologiche, e far discutere tutta la società. Sottovalutarne o snaturarne il significato sarebbe grave errore. Dopo e con questo documento potremo dialogare, infatti, anche nei gruppi parlamentari con minori reciproche diffidenze, potremo guardarci negli occhi e considerare soluzioni anche diverse agli stessi problemi, poiché tutti si parte da una nuova base comune, e non più da precedenti ideologie e preconcetti.
Se tutti noi riconosciamo oggi la centralità della persona, l'unità indiscutibile fra corpo e personalità del soggetto umano, il valore essenziale della famiglia come cardine sociale non a caso voluto dalla Costituzione, la inviolabile e assoluta importanza della vita umana, la conciliabilità indiscutibile fra il diritto all'uguaglianza e il riconoscimento delle differenze, e se tutti insieme ribadiamo il valore della laicità come approccio mentale ai problemi oltre che come contesto istituzionale e formale in cui dare soluzioni agli stessi, se tutto ciò accettiamo come patrimonio comune, il Pd avrà realmente fatto un passo in avanti importantissimo nella definizione della propria identità. Un patrimonio che comprende anche il riconoscimento e il rispetto delle ulteriorità e delle diversità che ancora permanessero tra noi e che rappresenterebbero, a quel punto inevitabilmente, solo un «residuo» e non un'alterità radicale.


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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