
Caro Bersani, dunque, d'improvviso, sulla legge elettorale è fiorita la pace universale, con il plauso del presidente della Repubblica. Confesso la mia incredulità e il mio sconcerto. Stento a credere: che il Pd possa avallare una soluzione agli antipodi dei suoi deliberati formali (impianto maggioritario e doppio turno); che abbandoni il bipolarismo di coalizione, cioè l'unico bipolarismo possibile in Italia; che lo faccia dopo avere ripreso, con te, la politica delle alleanze a seguito della stagione della presuntuosa, velleitaria autosufficienza veltroniana; che sconfessi la linea fissata due anni orsono di una limpida alternativa al centrodestra imperniata su un nuovo Ulivo che propone un'alleanza alle forze moderate di centro per una legislatura costituente e di ricostruzione; che avalli una regola elettorale la quale rimette tutto intero l'esito della partita alle transazioni tra i vertici dei partiti a urne chiuse, con tanti saluti per il cittadino arbitro-decisore caro a Roberto Ruffilli; che, come non bastasse, ci prende in giro con la clausola per cui ciascun partito propone quale premier il proprio leader, uno specchietto per le allodole privo di qualsiasi effetto pratico; che mette le premesse per un nuovo governo di larghe intese (un Monti 2 o chi per lui) ovvero consegna per intero l'esito della competizione nelle mani di un novello Ghino di Tacco, che prende il volto sornione e suadente di Pier furbi Casini; che pone le basi perché nessuno vinca la contesa per il governo (lo ha spiegato perfettamente D'Alimonte con la eloquente e dura logica dei numeri) ma sopravvivano tutti o quasi tutti (come titolava ieri Repubblica la molla è "la paura di perdere", non l'ambizione di vincere); che faccia a Berlusconi lo straordinario regalo di un pareggio nel mentre si profila per lui una sicura sconfitta e, per noi, una probabile vittoria che evidentemente non ci attrae; che prospetti uno scenario consociativo nel quale, quasi certamente, tu, leader del Pd, sarai escluso dalla premiership (caro Pier Luigi, so che è sincero e virtuoso il tuo ripudio del leaderismo e della personalizzazione, ma ti segnalo che, talvolta, le ambizioni politiche di un leader sono una risorsa preziosa e un utile propellente per il suo partito e per una democrazia competitiva); che gli ex cultori del bipolarismo spinto fino al bipartitismo e della democrazia di investitura, con il corredo dei loro alchimisti che ci stordiscono (imbrogliano?) con le loro tecnicalità, oggi avallino proporzionale, consociativismo, abbandono del bipolarismo, esautoramento della sovranità dei cittadini nelle decisioni che contano.
Davvero inspiegabile. Mi chiedo perché. Abbozzo qualche ipotesi. Ho l'impressione che, anche tra noi, abbiano fatto breccia un cumulo di luoghi comuni che, insieme, danno corpo a una narrazione fuorviante nutrita di oblio delle differenze. Esemplifico: la politica tutta avrebbe fallito, indifferentemente, non il ciclo berlusconiano. Domando: tutti sullo stesso piano? Compresi i governi di Prodi e di Ciampi, di Napolitano e di Padoa Schioppa, di Veltroni e di D'Alema, anch'essi associati ai detrattori? Che da rigettare sia la democrazia competitiva e non l'interpretazione assolutistica del maggioritario da parte del Cavaliere, con il suo colossale conflitto di interessi che ha minato alla radice il cosiddetto bipolarismo civile, il quale presuppone una partita ad armi grossomodo pari?
Sintomatico di tale oblio e subalternità a una narrazione che rimuove la verità delle cose è la bozza di riforma costituzionale. Non è l'oggetto di queste note, ma, come ha notato Manzella, fa riflettere la circostanza che la bozza di riforma costituzionale non faccia neppure un cenno all'esigenza di rafforzare gli istituti di garanzia, dopo diciotto anni nei quali, giustamente, abbiamo levato alte grida contro le minacce alla democrazia costituzionale. Tutto dimenticato? Abbiamo scherzato? Ancora: si è fatta strada l'idea che la prima Repubblica fosse l'età dell'oro, scordando i governi di dieci mesi e la montagna del debito pubblico che tuttora ci affligge. Al fondo sta un curioso paradosso: la proporzionale, di regola, logicamente, dovrebbe esaltare l'autonomia e il protagonismo dei partiti. Qui, al contrario, abbiamo a che fare con partiti così deboli, autoreferenziali e rinunciatari (anche il Pd?) che sembra si preoccupino solo di "esserci", di sopravvivere come ceto politico, di portare il proprio personale politico in parlamento: vincere per governare è problema secondario. Se la vedranno poi, dopo il voto, i professionisti della politica. Il tempo della ricreazione (e dei dilettanti) è finito. Non vorrei essere costretto a tifare per la sopravvivenza del porcellum.
Infine due domande, caro Bersani. La prima mi sorprende che sfugga ai più: non sono così sicuro che il Pd possa sopravvivere al ripristino di logiche proporzionalistiche che esaltano i particolarismi e le cosiddette identità. Il Pd potrebbe divaricarsi tra componenti neocentriste che malvolentieri regalerebbero al Terzo Polo un esorbitante potere di coalizione e suggestioni neofrontiste a sinistra. La seconda: tu hai vinto il congresso intorno all'idea che il partito è una cosa seria, una organizzazione collettiva con i suoi organi e le sue regole. Possiamo cambiare la linea politica e lo stesso profilo identitario del Pd al tavolo negoziale sulla legge elettorale prescindendo dai deliberati di partito? Piuttosto, con franchezza e trasparenza, decidiamo insieme di avere cambiato radicalmente idea. Lì almeno potrei mettere a verbale il mio dissenso. Una consolazione? Forse un mio diritto.

Misteri della fede
Lasciato da VINCENZO ALBANO il giorno 03 Aprile 2012 alle 21:16adesione piena - testo corretto
Lasciato da gaetano piepoli il giorno 29 Marzo 2012 alle 18:49adesione piena
Lasciato da gaetano piepoli il giorno 29 Marzo 2012 alle 18:32Il perché lo spiego io, caro Monaco, a mio modo di vedere
Lasciato da Gastone Losio il giorno 29 Marzo 2012 alle 18:31


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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