
Preferirei di no: un appello sulla legge elettorale
Commento al post "Siamo uniti e il Pd farà la sua parte per difendere la dignità del lavoro" lasciato da Luca Grasselli
http://pentagras.wordpress.com/2012/03/28/preferirei-di-no-un-appello-sulla-legge-elettorale/ Il bipolarismo è l’orizzonte di riferimento in cui trova senso il progetto del PD. Ciò è vero sia nell’ottica di coalizione – quella prevalsa nell’ultimo congresso e del resto messa in pratica nelle amministrazioni di centrosinistra di tutt’Italia – sia, e anche di più, nell’ottica di “vocazione maggioritaria” e tendenzialmente bipartitista, stella polare di Veltroni dal Lingotto in poi. La bozza di legge elettorale presentata da Violante, e a cui si ispira l’accordo di massima di ieri tra Alfano, Bersani e Casini, va in una direzione profondamente diversa. Nonché diversa dalla proposta – pure compromissoria e, va detto, pasticciata – su cui il PD aveva trovato l’accordo nell’ultima Assemblea nazionale. Non ci si può girare intorno: prevedere un sistema di fatto proporzionale mediante il quale le forze politiche stabiliscano solo dopo il voto, a seconda dei rapporti di forza che si vengono a trovare in Parlamento, con chi allearsi – e quindi, con quale programma e quali obiettivi, indipendentemente da quelli che hanno sottoposto agli elettori – è un colpo mortale al bipolarismo. È inevitabile che piaccia a qualcuno. Anche nel PD. Ma è preoccupante che nel PD l’alleanza tra i nemici del bipolarismo e coloro che non hanno mai condiviso, evidentemente, il progetto originario del PD, risulti – allo stato attuale – vincente, non solo su quanto deliberato in ultimo dagli organi del partito, ma anche sulla stessa base che ha permesso la vittoria congressuale di Bersani, e che non contraddiceva le ragioni fondanti del partito stesso. Ce ne sarebbe d’avanzo per chiedere la convocazione di ben più dell’Assemblea nazionale, in effetti: la preoccupazione espressa con estrema forza da Rosy Bindi (già col documento dei Democratici Davvero del 17 marzo), ma anche da Arturo Parisi, è assolutamente giustificata. Se salta il bipolarismo, il PD diventa qualcosa di profondamente diverso da ciò che è. E non è affatto detto che, nel medio periodo, continui a esistere. Curiosamente ciò avviene dopo che sulla riforma del lavoro il PD ha trovato una notevole unità d’intenti, come non era scontato, con un equilibrio non strumentale che sembra convincere sia coloro che volentieri prepensionerebbero fin da subito il governo Monti, sia coloro che già si spingono a pensare a un governo Monti e a una “grande coalizione” anche dopo le elezioni del 2013. Se entrambe queste tendenze – due tendenze estreme, nella sostanza, e io credo largamente minoritarie rispetto al buonsenso prevalente nel partito – si trovassero soddisfatte dell’accordo sulla legge elettorale, spero risulti chiaro a chi guida il PD che ciò significa semplicemente prevedere, senza infingimenti, che il partito si spacchi in due. E come quando si gioca con l’osso dei desideri, l’unico dubbio non è se l’osso di pollo si spezzerà, ma solo a chi resterà in mano la parte più grossa. La legge elettorale abbozzata ieri diventa lo strumento più efficace per ottenere questo risultato. Chi la ritenesse un male minore per superare, con una visione di piccolo cabotaggio, una congiuntura non facile è invitato a riflettere sulle conseguenze pesanti che avrebbe sul medio-lungo periodo. Chi ritenesse che sia un ragionevole compromesso per superare l’attuale Porcellum – in buona fede, per ridare ai cittadini la facoltà di scegliere (anche se non è detto come!) i parlamentari; o in cattiva fede, per dare un contentino al popolo bue eliminando una fettina di posti in Parlamento ma anche il rischio, per la classe dirigente del PD, di sottoporsi a primarie per le candidature annunciate ormai con troppa solennità da Bersani (magari nella non infondata speranza di sterilizzare anche le future primarie per sindaci e presidenti di Regione): ecco, costoro e tutti tengano ben presente che, per la forza inevitabile delle cose, le conseguenze andranno ben oltre questi effetti. Per questo ritengo che tutti coloro che nel partito avversano questa legge elettorale, e al tempo stesso il disegno che essa favorisce, debbano mettere da parte le differenze, in particolare quelle di posizionamento e quelle che coinvolgono l’insieme delle riforme istituzionali, e porsi risolutamente di traverso. Insieme. Subito. So bene che non è semplice mettere d’accordo chi sostiene un ambizioso superamento del bicameralismo perfetto e chi talora interpreta in modo eccessivamente difensivo la necessità di farsi garante della lettera e dello spirito della Costituzione. E chi ha idee diverse sulle prospettive del PD verso il centro e verso sinistra. Ma qui è lo stesso campo comune entro cui esplicitare queste divergenze a essere messo in discussione, e forse spazzato via. Non c’è tempo per accademismi. Chi sostiene la bozza Violante sta mettendo da parte le divergenze strategiche per segnare un punto, apparentemente “tattico”, di grande portata. Sarà meglio che chi la pensa diversamente faccia lo stesso. Tanto per non far nomi, lo dico a personaggi del calibro di Salvatore Vassallo, alla Bindi e ai Democratici Davvero, a ciò che con Parisi resta dei prodiani, a Civati e al gruppo di Prossima Italia e a settori importanti della vecchia mozione Marino. Tutte persone che non hanno mai temuto di essere in minoranza, e di parlare con forza da posizioni scomode. Bene, anche a me non importa apparire ingenuo o fare la figura del naïf, se dico che ora non è tempo di testimonianza, né di posizionamenti. È tempo di agire insieme.


31 Maggio 2015
Postato da Redazione
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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