Otto marzo: vogliamo di più

Puntare alla qualità della politica e della democrazia vuol dire investire sulle donne. Non si supera il disagio che percorre il paese, non si batte la drammatica crisi economica e non si torna a crescere se non si riparte dalle donne. Dalle loro capacità e dalla loro forza.

Lo diciamo da tempo, l'8 marzo serve anche ribadirlo. Il significato di questa festa è ancora importante. Aiuta a ricordare a noi stesse e agli altri che la battaglia per la parità si gioca in primo luogo negli spazi negati del potere e della politica. Questa minorità politica si riflette e si amplifica nell'accesso al lavoro, nei percorsi di carriera, nella vita di coppia, nelle relazioni familiari. Ma per cambiare l'organizzazione del lavoro e i suoi tempi, per riconoscere davvero i talenti femminili, valorizzare il lavoro di cura e spostare anche sugli uomini un po' dei pesi che oggi si accollano solo le mogli, le madri e le nonne, le donne italiane hanno bisogno di buona politica.

Bisogna rovesciare l'ordine delle priorità, rifiutando di farsi omologare ai linguaggi e alle regole del potere maschile. C'è un punto di vista femminile competente, capace di esprimere innovazione su ogni questione fondamentale ma che ancora non riesce a trovare piena cittadinanza nel dibattito pubblico. Valorizziamo questa ricchezza quando parliamo di lavoro, di finanza, di etica pubblica, di democrazia, come un vantaggio per tutti quelli che vogliono il cambiamento.

Un anno fa con le donne del Pd consegnammo a Palazzo Chigi una valanga di firme raccolte in tutta Italia per chiedere le dimissioni di Berlusconi. E' stato un altro momento della protesta spontanea e popolare nata con il movimento "Se non ora quando". La mobilitazione delle donne è stata essenziale per riaccendere passione civile e partecipazione, mostrare la distanza tra i problemi reali del Paese e una destra volgare e incapace.

C'è ancora molta strada da fare, molte resistenze da vincere, soprattutto in una fase in cui la politica sembra oscurata dalla tecnica. Ma le donne possono dare forza e riscattare la buona politica. Ora è essenziale concentrare il nostro impegno su due grandi obiettivi: il lavoro e la riforma della politica. Al governo chiediamo di passare dalle parole ai fatti: su dimissioni in bianco, parità di retribuzione, conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, incentivi all'occupazione e all'imprenditorialità femminili.

E alle forze politiche che ragionano di nuovi disegni istituzionali e regole elettorali diciamo: siamo pronte a dare battaglia contro soluzioni che non garantiscano una reale democrazia e un'effettiva parità tra donne e uomini.  Nel '46 abbiamo concorso alla nascita della democrazia e ora vogliamo concorrere ed essere determinanti al suo necessario rinnovamento.

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