
È la nuova legge elettorale la grande partita che la politica deve giocare nei prossimi mesi. Dopo la bocciatura dei referendum decisa dalla Corte Costituzionale, che chiede comunque di cambiare sistema, i partiti che appoggiano il governo Monti devono fare comunque i conti con le formazioni politiche che hanno una rappresentanza minore. E con forze importanti che ancora non siedono in Parlamento, come Sel. Il Pd affronta questi e altri nodi all'Assemblea nazionale, la seconda dalla sua fondazione. Rosy Bindi, che del Pd è presidente, parte da qui.
«È il primo appuntamento dopo cambiamenti straordinari, la prima Assemblea nazionale dopo la fine del governo Berlusconi. Rispetto all'Assemblea precedente siamo dentro un quadro profondamente cambiato. La prima cosa da fare è avviare una riflessione sul rapporto tra questa fase di sostegno al governo Monti e il ruolo del Partito democratico che si candida a governare il cambiamento. Oltre la crisi e oltre il governo Monti».
Detto in altre parole vi state ponendo il problema di come sostenere Monti?
«Il nostro sostegno al governo Monti è critico, non acritico. Deve marcare anche alcune distinzioni, chiedere alcuni cambiamenti».
È stata una scelta giusta quella di sostenere Monti a così lunga scadenza?
«Noi siamo convinti della scelta che abbiamo fatto. Non l'abbiamo subita, siamo stati protagonisti. E con la stessa determinazione sosteniamo che questa fase si conclude con la fine della legislatura. Ma c'è intanto un momento importante da affrontare, quello delle riforme, in cui il ruolo del Parlamento è centrale. Tra queste la priorità assoluta è la riforma elettorale».
Ci sono le condizioni per un'intesa?
«Intanto è necessaria la volontà di fare una riforma elettorale. Della nostra volontà non si può dubitare, vorremmo che fosse altrettanta chiara quella degli altri. Perché alcune battute di Berlusconi continuano a preoccuparci. Dopo aver incassato il voto della Lega su Cosentino, Berlusconi ha detto "questa legge elettorale va bene, c'è da cambiare soltanto il premio di maggioranza al Senato". La presa di posizione del presidente della Repubblica da una parte e dei presidenti dei due rami del Parlamento è un segnale sicuramente importante. La riforma elettorale è una cosa su cui non si scherza, è l'unica possibilità che noi vediamo di riagganciare un rapporto di fiducia con i cittadini, con gli elettori, col Paese».
Per questo avete già presentato una riforma che prevede il maggioritario a doppio turno?
«Sì, con una quota proporzionale abbastanza consistente, con un diritto di tribuna. È molto equilibrata e naturalmente siamo disposti a discuterla. L'abbiamo presentata perché facciamo sul serio e dobbiamo raggiungere un accordo in Parlamento perché è lì che si cambia la legge: chiediamo a tutte le forze politiche di parteciparvi, occorre un dialogo un più intenso, più stringente con le forze politiche che sostengono il governo. Noi siamo comunque disponibili a trovare un punto di mediazione perché se vogliamo farla la riforma nessuno si può impiccare alle proprie idee».
Quali sono i punti irrinunciabili della vostra proposta?
«La scelta da parte degli elettori di chi va in Parlamento; il cittadino arbitro delle coalizioni e delle formazioni dei governi, una scelta che non può essere lasciata al mercato dei partiti dopo le elezioni; e una legge elettorale che rispetti le identità dei partiti. Noi ci vogliamo presentare con il nostro simbolo, siamo per governi di coalizione dentro i quali il nostro partito non può perdere identità e centralità, né perdere la rilevanza che occupa nel sistema politico».
La proposta ha fatto innervosire Vendola e Di Pietro. Adesso parlano di un polo unitario autonomo dal Pd. Perché c'è la legge elettorale che preme, e per loro è un problema?
«Vorrei ricordare a tutti che noi abbiamo sostenuto il referendum, molti di noi sono stati anche trai promotori, le firme la abbiamo raccolte alle nostre feste, non credo che ci sarebbero riusciti Di Pietro e Parisi da soli. È evidente che serve un confronto serrato con le forze che appoggiano il governo, però vorremmo farci interpreti anche di chi non lo sostiene. Insomma per noi questo Governo è comunque una cosa di passaggio, noi guardiamo al futuro e quindi anche alla nostra metà campo. Che possiamo certamente allargare ma che non vogliamo compromettere. Al contrario di Casini, noi non lavoriamo per la grande coalizione per la prossima legislatura. Lavoriamo perché la prossima legislatura sia il frutto di una campagna elettorale nella quale i cittadini scelgono il programma, il progetto, il governo. Lavoriamo perché ci sia una legge elettorale che consenta agli italiani di decidere chi governa la prossima volta».
Il rimprovero che vi viene mosso è che siete più attenti a non alterare gli avversari che dovranno votare la riforma elettorale con voi che non gli alleati...
«Se loro sono preoccupati che noi siamo più attenti a tenere rapporti con le forze politiche con le quali sosteniamo il governo, anche loro facciano uno sforzo di responsabilità in questa fase della vita del Paese. Perché se Di Pietro e Sel assumono un atteggiamento più responsabile, soprattutto Di Pietro, per noi è chiaro che è più facile costruire l'alternativa del futuro. La critica che loro ci muovono è facilmente rispedibile al mittente».

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Lasciato da pasquale cucciari il giorno 21 Gennaio 2012 alle 13:48perche non si fa questa benedetta patrimoniale?
Lasciato da paolo conte il giorno 20 Gennaio 2012 alle 18:08


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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