
Dalla Resistenza a "Carta '93", è indiscutibile il ruolo da protagonista di Maria Eletta Martini nella vita politica italiana del secondo cinquantennio del Novecento. Ed è straordinariamente significativo, rispetto alla sua ispirazione, come il suo nome sia legato ad alcuni aspetti delle politiche sociali che hanno contribuito a rendere più moderno e più solidale il nostro Paese: dal diritto di famiglia, al riconoscimento e alla valorizzazione del volontariato.
Ho avuto il privilegio di conoscerla da vicino già nella DC: nel 1978 la invitammo come giovani DC toscani ad un nostro incontro e il suo fu uno degli interventi che maggiormente mi colpì. Innanzitutto per la chiarezza e per la passione, ma anche per il senso alto della funzione dei partiti che seppe trasmetterci. Perché Maria Eletta Martini, oltre ad essere la legislatrice attenta e scrupolosa che tutti ricordiamo, è stata, orgogliosamente, anche donna di parte, di partito. In un periodo in cui la politica pare che debba quasi staccarsi dai partiti, mi piace ricordarlo.
E penso che non sia un caso se l’ultimo ricordo che ho di uno scambio di battute con Maria Eletta Martini risale ad un convegno toscano della Margherita a Montecatini; in verità fu lei che mi fermò all’uscita del teatro dopo un mio breve intervento critico sulla conduzione del partito, mi disse che condivideva e mi incoraggiò a non mollare perché “la Margherita è un passaggio, l’approdo finale deve essere un altro”. Forse all’epoca non compresi fino in fondo, ma ripensandoci direi che vedeva lontano; e comunque quella sola battuta fu per me di conforto.
Non so se l’approdo che abbiamo costruito sia quello che Maria Eletta immaginava e temo che qualche differenza ci sia, ma, anche perché me lo insegnò proprio lei, penso che sia giusto continuare a lavorare perché i partiti, a cominciare dal mio, concorrano “con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Paolo Rappuoli
Presidente Assemblea regionale PD Toscana
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Con Maria Eletta Martini scompare una protagonista della nostra storia politica e civile. Nel mio percorrere l'Italia non c'è stato incontro pubblico al termine del quale, scoprendo che ero di Lucca, non sia scattata immediata nei miei interlocutori la domanda sulla salute della Martini e qualche ricordo di incontro passato, così come nel mondo del Terzo Settore ed in particolare del Volontariato non ci sia esponente di organizzazione che non la ricordi con rispetto e stima pur essendo ormai qualche anno che si era ritirata a vita privata.
Maria Eletta ha attraversato a testa alta l'intero novecento, nel suo partecipare alla costruzione della democrazia da quando come staffetta partigiana consegnava i messaggi in bicicletta, nel suo impegno parlamentare in prima fila con riforme importanti come il nuovo diritto di famiglia, il servizio sanitario nazionale, la legge sulle adozioni internazionali, il servizio civile ecc, ma anche nelle fasi più difficili per la democrazia, dagli anni '70 culminati col delitto Moro fino a Tangentopoli in cui fu una delle sostenitrici della linea dura nei confronti dei politici coinvolti nel sistema di corruzione dilagante. La ricordo allora in una difficile assemblea pubblica proprio a Lucca che non solo era una sua città ma che era anche una città in cui la DC aveva da sola la maggioranza e che si era aperta al pentapartito per omogeneità con i governi nazionali. Toccò a lei affrontare la rabbia di un pubblico indignato con l'intera classe politica: usò tutta la sua indiscussa credibilità personale per chiedere rispetto e distinzione tra la buona e la cattiva politica con una lezione di democrazia che servirebbe ancora oggi per affrontare la demagogia di un'antipolitica che va crescendo nel Paese.
Ha sempre coniugato l'impegno nelle istituzioni con l'impegno nel sociale ed in particolare nel volontariato attraverso l'infaticabile lavoro di tessitura di rapporti e di promozione di momenti di confronto realizzati in particolare con la nascita e la presidenza del Centro Nazionale per il Volontariato. Sempre così: serenamente determinata a svolgere il suo ruolo senza trionfalismi né retorica, capace di esserci anche quando sapeva di essere scomoda, attenta a tutti i mutamenti sociali e politici proprio perché capace di ascoltare e vedere senza pregiudizi. “Sapessi quante volte – mi raccontò un giorno – è stato più facile il confronto e la condivisione con esponenti politici della c.d. altra parte, mentre era difficile trovare un punto d'incontro con alcuni esponenti nostri”.
Il tratto forse più significativo del suo impegno sociale e politico è stata la coerenza, che non è mai stata rigidità proprio perché fondata su una profonda formazione culturale politica e religiosa e su una costante e attenta lettura dei “segni dei tempi”. Anche in età avanzata l'ho trovata alcune volte ad interrogarsi su mutamenti che intravedeva, spesso prima di altri, e dai quali si lasciava interrogare. Poteva non condividere le scelte di una persona o di un gruppo politico, ma le rispettava nella misura in cui le trovava fondate e non strumentali o superficiali.
Era anche l'immagine di una politica sobria e senza fronzoli, attenta alla sostanza delle cose più che all'apparenza: non sopportava le spese inutili e lo spreco, così come non ammetteva perdite di tempo e timidezze. Infaticabile lavoratrice, mi impressionava il suo ufficio carico di faldoni fino al soffitto e la sua capacità di sapere sempre dove si trovava il foglio o il documento di cui aveva bisogno. Ho sempre pensato che fosse un computer vivente e che proprio per questo sia stato inaccettabile negli ultimi anni per lei e per chi le stava vicino, rendersi conto che diventava sempre più faticoso ed incerto il suo relazionarsi con il mondo esterno, fino al totale ritiro a vita privata. È stata la dolorosa conclusione di una intera vita spesa per gli altri e di un patrimonio di elaborazioni e di testimonianze che lascia ad un paese troppo spesso senza memoria: il suo sguardo sapeva guardare lontano proprio perché leggeva ogni piccolo segno dentro ad una scia di altri piccoli e grandi segni che spesso venivano da lontano, con la serenità tutta cristiana di sapere che c'è un disegno che viene prima e va oltre di noi, ma anche con la responsabilità del laico cattolico nell'interpretarne i segni e nel tradurli in scelte e proposte politiche.
Cecilia Carmassi
Responsabile nazionale PD Politiche per la famiglia, Associazionismo e Terzo Settore

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Lasciato da Michele Ficarra Puf2 Darsi : Minotti, stai messo maluccio a umomsiro eh? PUna curiosite0: ma Favara Pedarsi e8 lo stesso che sulla lista dmin.it appella Leonardo Chiariglione con stronzo , coglione ecc. ?? Perche9 se e8 quello e8 il mio mito e lo ri il giorno 04 Dicembre 2015 alle 08:45LJr5cJZOmG
Lasciato da Non ho idea di quanti mfp easntsio, ma io sono io te l'assicuro e non e' che c'e' da andarne tanto fieri quando rispondi cosec diretto .Io fondamentalmente a ottobre 2006 ho chiesto di fare luce su aspetti che mi sembravano inquietanti, e, dopo aver il giorno 02 Dicembre 2015 alle 04:17


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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