No al razzismo

Anni di propaganda contro gli stranieri e gli immigrati hanno seminato paura e odio, anche in una città che come Firenze che si sente ed è civile e accogliente. L'omicidio di Samb Modou e Diop Mor, che ha così tragicamente colpito la comunità senegalese e i fiorentini, non può essere spiegato solo come il gesto irrazionale di un folle razzista di estrema destra. Sarebbe un gravissimo errore. Di più, una nuova offesa inflitta alle vittime e ai loro familiari e amici, raccontare così la brutale caccia all'uomo che si è consumata mercoledì scorso. C'è una logica perversa nella mano che ha ucciso in piazza Dalmazia, ispirata da un'ideologia xenofoba che non ha trovato sufficienti argini nelle nostre comunità.

Dobbiamo contrastare con fermezza questa ideologia che nega l'uguaglianza e la dignità a chi tra di noi appare diverso per il colore della pelle, la religione, la lingua e le abitudini quotidiane. Troppe volte sono stati sottovalutati fatti minori ma non meno gravi di disprezzo e insofferenza verso gli stranieri. Troppe volte sono stati velocemente archiviati, abusi e soprusi. Troppe volte abbiamo subito il linguaggio violento di forze politiche e personalità pubbliche che hanno deliberatamente alimentato il virus del razzismo.

Possiamo sentirci immunizzati da tutto questo solo in virtù della storia e delle tradizioni più nobili di questa città e dell'Italia? O non dobbiamo piuttosto moltiplicare il nostro impegno e la nostra vigilanza? Il sacrificio di Samb Modou e Diop Mor impone di affrettare scelte politiche e culturali capaci di neutralizzare il virus mortale del razzismo. Impone di tornare ai principi universali e più alti della convivenza umana. Principi scritti anche nella nostra Costituzione e che sono il cemento della nostra democrazia e ai quali non possiamo derogare, pena l'imbarbarimento della nostra società.

È tempo di tradurre in leggi della Repubblica gli appelli del Presidente Napolitano per una vera integrazione. Cominciamo subito con una legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, con il diritto di voto nelle amministrative, con il riconoscimento del diritto di pregare il proprio Dio. Firenze può farsi capofila di un modello di convivenza più avanzato, in cui la tolleranza non si tinge di indifferenza ma si coniuga con il diritto e la solidarietà.

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