Giusto reprimere i violenti, meglio ancora agire con fermezza in chiave preventiva, ma soprattutto bisogna evitare tentazioni liberticide. Men che meno pensare di ripristinare la legge Reale sull'ordine pubblico come invocato da Di Pietro. È il senso della posizione di Rosy Bindi sugli scontri di Roma, espressa oggi durante una visita al Parlamento europeo di Bruxelles. «Invocare leggi che non ci sono più – ha detto – dimostra la debolezza del nostro ordinamento e della politica».

«Occorrono certamente misure repressive – ha aggiunto Bindi – ma non occorre tornare al passato. Occorrono invece grande prevenzione e misure capaci di sconfiggere i violenti ma senza privare i cittadini delle loro libertà e garanzie costituzionali». In questa logica, la presidente dell’Assemblea nazionale del Pd ha affermato con forza che il partito «auspica maggiore prevenzione e azione di intelligence nei confronti di chi compie atti di violenza». Dopo aver evocato il ricordo degli anni di piombo, ricordando la personale esperienza di democristiana «che all'epoca ha pagato più di tutti», la Bindi ha sottolineato che le violenze dei black bloc di sabato scorso «hanno fermato le ragioni giuste del movimento che invece deve essere ascoltato dalla politica».

Severo il commento sulla gestione dei fatti: «Alla politica è richiesto di vigilare. La vigilanza non è stata né adeguata né sufficiente. I responsabili delle violenze – ha aggiunto – vanno individuati e fermati, preventivamente. È inammissibile che uno Stato democratico non ne sia stato capace. È il risultato dell'indebolimento dell'intelligence, dei troppi tagli sulla sicurezza». Rivendicando che «non sarà il Pd a non invocare interventi repressivi», li ha definiti «strumento limitato» sottolineando che servono «interventi preventivi più forti e qualificati». Soprattutto «non si deve prendere a pretesto la violenza per non ascoltare le ragioni del movimento, che è internazionale come la crisi».