
Macerie d'Italia e dignità delle donne
di Rosy BindiLa tragedia di Barletta non è semplicemente un incidente sul luogo di lavoro. È proprio quel luogo di lavoro che dovrebbe interrogare questo Paese, a cominciare dalle sue istituzioni. Quel palazzo fatiscente, pieno di crepe, che sta per essere raggiunto da un'ordinanza di sgombero e che invece si sbriciola, seppellendo cinque giovani donne, tra cui anche la figlia minorenne del titolare.
Quello scantinato non è dissimile a tante altre realtà del Mezzogiorno e quel palazzo è come l'Italia che non ce la fa più. Il crollo nello stesso giorno in cui Fiat esce da Confindustria e a 48 ore dal giudizio di Moody's che declassa la nostra economia e la nostra affidabilità.
Chissà se inconsapevolmente abbiamo indossato in questi anni un manufatto tessile passato per le mani di Giovanna, Matilde, Tina e Antonella. Chissà se questa tragedia può aiutarci a comprendere quale modello economico e sociale abbiamo assecondato fino ad ora. È solo un'illusione, infatti, pensare che con quattro euro l'ora si possa reggere la concorrenza globale.
«Meglio un lavoro qualsiasi a qualsiasi paga che stare a casa». Forse è così che si sono dette quelle donne, strette tra la dura necessità e il bisogno e il desiderio di autonomia e d'indipendenza. E in questa stretta hanno trovato la morte, soccombendo alla logica di chi vede nel mercato l'unico criterio su cui basare le scelte del proprio futuro.
Queste donne sono sorelle di tantissime altre che, soprattutto al Sud, vivono nell'ombra, come fantasmi. Penso alle braccianti che sui furgoni si muovono di notte per andare a lavorare nei campi per 14 ore e qualche volta muoiono in incidenti stradali senza che qualcuno se ne accorga. Penso alle cottimiste impiegate in diversi settori e che non figurano mai nei numeri delle statistiche. Numeri drammatici, come evidenzia l'ultimo rapporto Svimez.
Abbiamo salutato tutti e soprattutto tutte noi, la "ribellione" femminile dello scorso 13 febbraio, ma quella stessa indignazione non può non trovare voce e forza anche in tragedie come questa. La difesa della dignità delle donne richiede, "se non ora quando?" una netta inversione del nostro modello di sviluppo, la capacità di progettare la crescita dell'economia con la crescita dei diritti per tutti: al Nord come al Sud. In Italia e nel resto d'Europa e del mondo.

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Lasciato da Fulvio Ichestre il giorno 05 Ottobre 2011 alle 22:04


Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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