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30/9/2011

Nuovo Ulivo, perché stupirsi?
di Franco Monaco - da Europa


Francamente sorprende la sorpresa. Dove starebbe lo scandalo dell'avvio di un primo nucleo di alleanze cui si è dato il nome di nuovo Ulivo? Che Di Pietro abbia enfatizzato l'evento di Vasto, spacciandolo come una sua vittoria, è conforme al suo modulo e al suo stile. Ci può stare, fa parte delle regole del gioco, risponde a un legittimo interesse di partito, specie dei partiti minori. Ci facciamo impressionare per così poco? Ma se si va alla sostanza dove sta lo scandalo?

Da un paio d'anni Bersani ha fissato la barra. E, con coerenza e con paziente determinazione, segue un tracciato che enunciò per tabulas: accorciare le distanze tra tutte le forze di opposizione, costruire un Nuovo Ulivo con quelle che abbiano fatto una esplicita scelta di campo di centrosinistra e poi aprirlo alle forze moderate centriste così da dare vita a una vasta alleanza democratica che si carichi l'impegnativo compito di ricostruire il paese sulle macerie, materiali e morali, sociali e democratiche, dell'infausta stagione berlusconiana. Un'alleanza tra forze moderate e progressiste per una legislatura in senso lato costituente. Qualcuno può sostenere che non lo si sia enunciato, detto e scritto in tutti i deliberati del Pd? Dove sta allora il problema? Forse in chi, dentro il Pd, quel disegno non lo ha mai condiviso per davvero.

Esemplifico in tre fattispecie: chi semplicemente non si è affrancato, politicamente e psicologicamente, dal mito dell'autosufficienza del Pd; chi amerebbe chiudere ermeticamente a sinistra adombrando un posizionamento centrista del Pd; infine chi tutto scommette su un rapporto strategico con i centristi, magari consegnando loro la premiership.

Ai primi, che infatti non si azzardano a esplicitare il proprio retro-pensiero, si può rispondere che alla presunzione dell'autosufficienza, alla rinuncia a una politica di alleanze... abbiamo già dato. In mezzo si è fatto un congresso e si è stabilito di cambiare la linea. Ai secondi (penso a Follini) merita fare osservare che non si può chiedere al Pd di farsi formazione centrista, una sorta di Udc più grande. Il Pd, prima che partito aperto a interloquire alla sua sinistra, è partito che incorpora, ricomprende in sé sensibilità, valori, cultura di un pezzo della sinistra, in quanto partito appunto di centrosinistra. Non ci si può chiedere un posizionamento in contrasto con la nostra indole e in aperto contrasto con la nostra base di consenso. Né ci si può chiedere una fuoriuscita dal berlusconismo che non abbia il sapore e l'ambizione di una discontinuità, di una reale alternativa ideale e politica.

Ai terzi, che invocano un rapporto strategico con i centristi e segnatamente con l'Udc, si può replicare in due modi. Il primo: a Casini non possiamo usare violenza, ma noi, a dispetto della sua reiterata dichiarazione di indisponibilità, non smetteremo di incalzarlo. Non per ostinazione, né per... amore, ma per senso di responsabilità. Perché siamo perfettamente consapevoli che la portata dell'impresa ricostruttiva esige un'alleanza democratica larga, che ricomprenda forze le quali, in tempi ordinari, sarebbero in competizione tra loro.

Incalzeremo Udc e Terzo polo chiamando anche loro a responsabilità. Decisi, a fronte di un diniego che tuttavia pretendiamo sia messo a verbale, a rivolgerci comunque agli elettori (compresi i loro) con il seguente, ineludibile richiamo: chi può e vuole per davvero chiudere con l'avvilente parentesi berlusconiana è chiamato a scegliere. È bene ed è giusto si sappia chi sul serio vuole mettersi dietro le spalle una sciagurata stagione e i suoi protagonisti e chi si contenta di aggiustamenti o maquillage, di un mediocre rimescolamento degli stessi attori che ci hanno condotto dove ci hanno condotto. Argomenti ne abbiamo in abbondanza anche per richiamare Casini alle sue di responsabilità di oggi e di ieri. Basta un po' di memoria.

Egli, per esempio, fa finta di confondere l'Ulivo con l'Unione e si avventura in giudizi sprezzanti del tipo: nessuno ha nostalgia dei governi dell'Ulivo. Alla bisogna, non mancheremmo di ricordargli che il governo dell'Ulivo fu quello di Prodi, Ciampi e Napolitano che ci condusse in Europa. Quando lui stava con chi remava contro l'euro. Un governo che, dopo la parentesi Dini, subentrò al governo Berlusconi-Bossi-Speroni-Pagliarini sostenuto da Casini stesso. Un po' di umiltà non guasterebbe. Oggi Casini è approdato a un giudizio su Berlusconi non meno severo del nostro. Ma su due punti la sua "narrazione" zoppica: per lungo tempo gli ha tenuto bordone concorrendo alla sua ascesa e alla sua permanenza; difficile sostenere ancora che noi e loro pari siamo.

C'è un secondo modo con cui rispondere alle ragionevoli preoccupazioni verso una nostra deriva frontista. Noi dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza, anche al precipitare verso elezioni e dunque è bene che il cantiere sia aperto e operante. Ma a Vasto si è fatto solo un primo passo. Un passo giusto ma dall'esito per nulla scontato. Tutto dipende dai suoi sviluppi. Sul piano politico e programmatico. La verifica circa l'effettività e l'affidabilità delle convergenze politiche e programmatiche è ancora tutta da fare. Come un mantra si ripete che non intendiamo ricadere nei limiti dell'Unione. Ho ragione di ritenere che anche i nostri partner siano cointeressati a non incappare negli stessi errori. La lezione dovrebbe essere servita anche a loro.

C'è poi il problema della leadership, decisiva per definire il profilo della coalizione. Sarà il leader a fare la sintesi. E il Pd può contare sul candidato di gran lunga più forte e autorevole. Di più: il Pd non è più in fasce, in questi tre anni si è consolidato e ha messo radici. Non sarebbe male coltivare un po' di fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di imprimere il nostro segno nel nuovo Ulivo. E comunque ai critici mi piacerebbe chiedere se dispongono di una linea alternativa.

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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