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07 Settembre 2011

Una fiducia contro l'Italia

di Rosy Bindi



Ancora una fiducia imposta dalla debolezza del governo. Ci sarà anche da fare presto per rispondere ai mercati e ai leader europei esterrefatti dallo spettacolo di incertezza e caos offerto dalla maggioranza nel corso dell’esame parlamentare del decreto legge. Ma la verità è che senza questo voto di fiducia la quarta modifica della seconda maximanovra estiva non avrebbe stasera il via libera del Senato.

Anche questa volta, come ormai da mesi, la fiducia serve a coprire le opposte visioni tra i ministri e gli interessi divergenti tra Lega e Pdl. Una fiducia che Berlusconi impone contro la sua stessa maggioranza e contro il Paese. Il presidente del Consiglio si blinda e si asserraglia ancora di più nel fortino diroccato di palazzo Chigi, rifiutando il confronto con l’opposizione e con le forze sociali e di fatto respingendo gli appelli alla coesione nazionale che rivolge con crescente preoccupazione il Capo dello Stato.

Così facendo, però, mette un’ipoteca pesantissima sulle possibilità che i nuovi duri sacrifici imposti al Paese siano sufficienti per uscire bene e presto dall’emergenza economica. Se infatti la crisi è anche e soprattutto crisi profonda della credibilità politica di Berlusconi, Bossi e Tremonti, la toppa del maxiemendamento, che come le versioni precedenti della manovra porta il segno dell'improvvisazione e dell'iniquità, anziché innescare il cambiamento necessario finirà per esasperare il malessere dei cittadini e dissipare del tutto il senso di responsabilità che in queste tre settimane era stato dimostrato dal Paese nel suo insieme.

Si continua a fare male, senza un piano credibile capace di aprire agli italiani una prospettiva di futuro. L’autosufficienza solo numerica di una maggioranza parlamentare, arrogante e mercenaria, viene cinicamente usata per impedire qualsiasi ricambio e quella svolta urgente e necessaria per mettere al riparo quel che resta delle risorse produttive, civili, morali dell’Italia.

Bisogna far fronte alla crisi e al tempo stesso rimettere in moto un Paese fermo da troppi anni. Un compito gigantesco, che a me pare paragonabile alla ricostruzione del secondo dopoguerra, che richiede la convergenza e l’unità delle migliori energie del paese. Quelle civili che si sono risvegliate con i referendum sui beni comuni e la legalità e con le amministrative. Quelle politiche che in Parlamento in questi mesi hanno in molte occasioni registrato un comune sentire e comuni punti di vista sulle questioni essenziali. E quelle sociali che hanno cercato una importante convergenza sui temi del lavoro e della crescita.

È tempo di un riformismo serio, alternativo alle impotenti affabulazioni ideologiche di Tremonti, all’estremismo iconoclasta di Sacconi e Brunetta, alle buffonate della demagogia populistica del Carroccio. È possibile e noi ne discuteremo con più attenzione anche a Chianciano, a fine mese, nel nostro annuale incontro dei "Democratici Davvero". Come Pd da tempo indichiamo una via percorribile. Noi siamo pronti, e chi si ostina a negare la nostra forza e il nostro ruolo finisce per diventare corresponsabile di chi ha condotto l’Italia in questo pantano.

 

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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