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12 Luglio 2011

Ascoltare le donne

di Rosy Bindi



Sabato e domenica ero a Siena. Ci sono andata per ascoltare le tante voci di donne italiane che avevano dato vita alla straordinaria mobilitazione del "Se non ora quando?" e per testimoniare una mia convinzione profonda: la politica non solo non può ignorare questo movimento ma deve farsi attraversare da questa novità e dalla sua forza. Le donne, che hanno soffiato con la testa e con il cuore sul vento del cambiamento e hanno dato un contributo essenziale alla vittoria del referendum, non vogliono fermarsi e hanno discusso di come stare sulla scena pubblica in forme stabili e incisive.

In alcuni resoconti di stampa qualche fischio agli interventi delle parlamentari è diventato l'unica chiave di lettura di una giornata che è invece trascorsa in un confronto vero, libero e aperto e molto rispettoso le une delle altre. Chi era là non ha pensato a quei fischi come una prova di antipolitica o alla contestazione dal basso ai piani alti della politica. A Siena, piuttosto, è emersa a un tempo la fatica per una condizione femminile che è diventata insostenibile e l'indignazione per la lunga, davvero troppo lunga indifferenza delle istituzioni.

Una rabbia legittima, perché contro le donne non c'è solo la politica della destra che scippa il tesoretto e smantella lo Stato sociale o la insopportabile misoginia di un vecchio presidente del Consiglio. C'è anche la strumentalità con cui spesso la politica si è rivolta all'elettorato femminile con lusinghe ingannevoli e promesse mai realizzate. E se si comincia a dire "basta!" per affermare la propria dignità tutte le forze politiche sono chiamate in causa, ciascuna con le proprie responsabilità o i propri ritardi.

Una rabbia sana e bella, dunque, esigente, razionale e però anche percorsa dalla speranza e dalla voglia di mettersi in gioco. Indignazione molto politica, insomma. Così come molto politica mi pare la decisione di fare rete, di consolidare lo scambio tra i comitati, dare continuità alle tante esperienze e iniziative locali per tradurle in un'agenda politica nazionale: lavoro e famiglia, diritti e maternità, conciliazione dei tempi di vita, dignità femminile, democrazia e rappresentanza, potere e democrazia paritaria. A Siena non è nato un partito di donne contro i partiti guidati dagli uomini. Anche perché è arrivato il momento che le donne guidino i partiti di tutti e le istituzioni di tutti.

Come già nelle piazze del 13 febbraio anche nel prato di piazza Sant'Agostino non c'era traccia di separatezza ma una forte carica inclusiva tra donne, che andava oltre le differenti sensibilità culturali e politiche, e tra donne e uomini. È questa trasversalità e questa consapevolezza della pluralità dei punti di vista e delle esperienze che va valorizzata per affrontare senza timidezza e con grande determinazione il rapporto con il potere. Non voglio dire che movimento e partiti si devono dividere i compiti, in un gioco di ruoli in cui il primo finirebbe per essere in qualche modo servente dei secondi. Al contrario credo che ci si debba confrontare in uno scambio paritario e continuo di elaborazione e iniziativa, esaltando ciascuno la propria specificità e la propria autonomia.

Nei pochi minuti in cui ho parlato ho voluto ricordare che il nocciolo duro della nostra fatica è rappresentato dal rapporto delle donne con il potere. La condizione dell'Italia si fa ogni giorno più drammatica, la crisi finanziaria mette a rischio la stabilità del paese e delle famiglie. Una spaventosa crisi morale investe l'intero governo, in un intreccio di corruzione e trame della P2, P3, P4.

Le donne possono concorrere al cambiamento a patto di portare la loro sfida in ogni centro del potere. Non ci si può fermare di fronte alla porta che ci esclude dalla stanza dei bottoni. Possiamo avanzare proposte di riforma per il lavoro, la maternità, modificare le norme sessiste e discriminatorie, ma se non cambieremo anche i codici del potere maschile, se non sfonderemo i recinti dell'autosufficienza e delle complicità tra uomini, non riusciremo a incidere com'è necessario e urgente.

Per farlo occorre liberarci presto da antiche diffidenze e ingaggiare a viso aperto un sano conflitto, stringendo una nuova alleanza di genere, e tra i generi e le generazioni. Partiamo da noi, dalle donne, ma non fermiamoci a noi. Perché se una donna che fa politica in solitudine può essere cambiata dalla politica tante donne che fanno politica insieme cambiano la politica: un paese migliore per le donne è un paese migliore per tutti.

 

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    Lasciato da zMODfC , [url=http://gqohbpnvauyd.com/]gqohbpnvauyd[/url], [link=http://zmjebpefnrxm.com/]zmjebpefnrxm[/link], http://ginkhapvistx.com/ il giorno 20 Ottobre 2012 alle 15:58
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    Lasciato da Buongiorno a Tutti, mi sono appena iscrttia. Seguo da alcuni mesi le attivite0 di Alternativa e gli interventi di Giulietto Chiesa, che stimo moltissimo, e mi trovo in sintonia con lo stile, gli obiettivi, i contenuti di questa nuova realte0. Sento l'esi il giorno 16 Ottobre 2012 alle 08:29
  • APwoeLYERhzIsz
    Lasciato da Thanks for sharing. What a plesarue to read! il giorno 29 Settembre 2011 alle 17:43
  • Le donne e la politica
    Lasciato da giuseppe tringali il giorno 12 Luglio 2011 alle 23:05

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31 Maggio 2015
Postato da Redazione

Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
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