
19 Gennaio 2016
di Redazione
Il Gip del Tribunale di Roma ha archiviato la querela di De Luca contro la presidente della commissione Antimafia. Nelle sei pagine di motivazioni si spiega che Bindi ha agito secondo la legge e senza abusare del suo ruolo istituzionale. Non hanno alcun fondamento le accuse lanciate contro di lei e la Commissione durante e dopo la verifica delle liste elettorali. Allora si disse che Bindi si era mossa in modo arbitrario, andando ben al di là dei suoi compiti.Il provvedimento del Gip spazza via questa obiezione.
di Redazione
Il Gip del Tribunale di Roma ha archiviato la querela di De Luca contro la presidente della commissione Antimafia. Nelle sei pagine di motivazioni si spiega che Bindi ha agito secondo la legge e senza abusare del suo ruolo istituzionale. Non hanno alcun fondamento le accuse lanciate contro di lei e la Commissione durante e dopo la verifica delle liste elettorali. Allora si disse che Bindi si era mossa in modo arbitrario, andando ben al di là dei suoi compiti.Il provvedimento del Gip spazza via questa obiezione.


13 Giugno 2015
di Franco Monaco - da il Fatto Quotidiano
Come usa dire, il tempo è galantuomo. Con il trascorrere dei giorni, si è depositata la polvere delle feroci polemiche che hanno investito Rosy Bindi in qualità di presidente della commissione Antimafia. Polemiche - risulta sempre più chiaro - originate da disinformazione, fraintendimenti, strumentalità. Sino alla più sconcertante e calunniosa delle accuse, mossa incredibilmente dal vertice del suo stesso partito, di un comportamento ispirato a rancore e a obiettivi di lotta politica interna al Pd, cui la Bindi avrebbe piegato l'istituzione della Bicamerale antimafia.

30 Maggio 2015
Camusso: impresentabili? le regole decise vanno applicate
Bologna (askanews) - Le regole che vengono decise vanno applicate. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato la polemica suscitata dalle indicazioni della Commissione Antimafia sui candidati alle prossime elezioni regionali. "Il tema - ha spiegato Camusso a margine della festa della Cgil di Bologna - è avere un comportamento rigoroso che è quello che si decidono delle regole e poi si applicano. Non è che le regole debbano variare in ragione di altre convenienze".
Camusso: impresentabili? le regole decise vanno applicate
Bologna (askanews) - Le regole che vengono decise vanno applicate. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha commentato la polemica suscitata dalle indicazioni della Commissione Antimafia sui candidati alle prossime elezioni regionali. "Il tema - ha spiegato Camusso a margine della festa della Cgil di Bologna - è avere un comportamento rigoroso che è quello che si decidono delle regole e poi si applicano. Non è che le regole debbano variare in ragione di altre convenienze".
30 Maggio 2015
Don Luigi Ciotti, "Lascia tanta amarezza la polemica suscitata dalle indicazioni della Commissione Antimafia"
Roma (AGI) - Lo dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele, che aggiunge: ''Da anni auspichiamo un rinnovamento della politica, una sua pulizia dal malaffare, dalla corruzione, e dai fiancheggiamenti con il crimine organizzato, e ora che la Commissione Antimafia esercita fino in fondo le sue funzioni si riduce tutto ad una lotta di potere tra correnti di partito, benche' le indicazioni riguardino sia il centrodestra che il centrosinistra e dunque non possono essere accusate di faziosità''. Don Ciotti conclude: ''Si potrà discutere il metodo ed i tempi, ma non l'importanza, anche l'essenzialitaà del merito, ossia che e' in gioco, molto prima che la vittoria di questo o quel partito nelle imminenti elezioni regionali, la credibilità della politica, una credibilità che può essere riacquisita solo abbandonando gli opportunismi e le convenienze ispirate alle logiche del fine che giustifica i mezzi. Sono false vittorie quelle che cinicamente sacrificano l'etica al potere. Vittorie che paghiamo tutti, a cominciare dai tanti che ancora credono nella politica come servizio del bene comune''.
Don Luigi Ciotti, "Lascia tanta amarezza la polemica suscitata dalle indicazioni della Commissione Antimafia"
Roma (AGI) - Lo dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele, che aggiunge: ''Da anni auspichiamo un rinnovamento della politica, una sua pulizia dal malaffare, dalla corruzione, e dai fiancheggiamenti con il crimine organizzato, e ora che la Commissione Antimafia esercita fino in fondo le sue funzioni si riduce tutto ad una lotta di potere tra correnti di partito, benche' le indicazioni riguardino sia il centrodestra che il centrosinistra e dunque non possono essere accusate di faziosità''. Don Ciotti conclude: ''Si potrà discutere il metodo ed i tempi, ma non l'importanza, anche l'essenzialitaà del merito, ossia che e' in gioco, molto prima che la vittoria di questo o quel partito nelle imminenti elezioni regionali, la credibilità della politica, una credibilità che può essere riacquisita solo abbandonando gli opportunismi e le convenienze ispirate alle logiche del fine che giustifica i mezzi. Sono false vittorie quelle che cinicamente sacrificano l'etica al potere. Vittorie che paghiamo tutti, a cominciare dai tanti che ancora credono nella politica come servizio del bene comune''.
31 Maggio 2015
Bersani: "Dare addosso a Rosy Bindi in questa maniera è una vergogna"
di Aldo Cazzullo - da Corriere della sera
«In queste ore, a chi mi chiede, rispondo: andate a votare, e votate Pd. Ma sono anche molto incazzato. E preoccupato. Perché dare addosso a Rosy Bindi in questa maniera è una vergogna. […] Sia chiaro: deve essere la legge a decidere chi si può candidare e chi no. Però esiste anche il codice antimafia. L'abbiamo approvato tra l'entusiasmo di tutti. E il codice va rispettato. La polemica sui tempi del pronunciamento della commissione antimafia è sbagliata. Bisognava aspettare che fossero depositate le candidature, e che arrivassero le informazioni dalle prefetture. Dare addosso in questa maniera alla Bindi, una donna del suo rigore e della sua passione politica, è indegno. Vuol dire che abbiamo perso la bussola. E qui o si va a messa o si sta a casa».
Bersani: "Dare addosso a Rosy Bindi in questa maniera è una vergogna"
di Aldo Cazzullo - da Corriere della sera
«In queste ore, a chi mi chiede, rispondo: andate a votare, e votate Pd. Ma sono anche molto incazzato. E preoccupato. Perché dare addosso a Rosy Bindi in questa maniera è una vergogna. […] Sia chiaro: deve essere la legge a decidere chi si può candidare e chi no. Però esiste anche il codice antimafia. L'abbiamo approvato tra l'entusiasmo di tutti. E il codice va rispettato. La polemica sui tempi del pronunciamento della commissione antimafia è sbagliata. Bisognava aspettare che fossero depositate le candidature, e che arrivassero le informazioni dalle prefetture. Dare addosso in questa maniera alla Bindi, una donna del suo rigore e della sua passione politica, è indegno. Vuol dire che abbiamo perso la bussola. E qui o si va a messa o si sta a casa».
30 Maggio 2015
Così seppelliscono la questione morale
di Gian Carlo Caselli - da il Fatto Quotidiano
Una grave anomalia del nostro Paese consiste nel valutare gli interventi sul versante dell’osservanza delle regole non in base a criteri di correttezza e rigore, ma in base al parametro di utilità. In sostanza il messaggio è: se applicando le regole si fa qualcosa che danneggia me o qualcuno della mia cordata, metti in conto che tu che applichi le regole dovrai subire attacchi, aggressioni e denunce. È la solita difesa “contro” le regole, uscendo dal circuito delle regole stesse. Un classico è accusare chi fa il suo dovere di uso distorto della funzione per fini politici di parte, appioppando etichette fasulle di appartenenza a questa o quell’altra fazione. Sta succedendo anche alla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, accusata ingiustamente di voler favorire una componente del suo gruppo politico a scapito di altre. Lo scopo è quello di sempre: denigrare e svalutare il lavoro che si sta facendo, parlando di altro rispetto al merito. È successo a Falcone e Borsellino quando si occupavano di Vito Ciancimino e dei fratelli Salvo, è successo alla Procura di Palermo quando si occupava del dopo stragi, di Andreotti e Dell’Utri. Succede oggi a Rosy Bindi, quando si occupa, non di un insieme di parole vuote, ma di rompere la cortina di silenzio che sta cancellando la questione morale.
Così seppelliscono la questione morale
di Gian Carlo Caselli - da il Fatto Quotidiano
Una grave anomalia del nostro Paese consiste nel valutare gli interventi sul versante dell’osservanza delle regole non in base a criteri di correttezza e rigore, ma in base al parametro di utilità. In sostanza il messaggio è: se applicando le regole si fa qualcosa che danneggia me o qualcuno della mia cordata, metti in conto che tu che applichi le regole dovrai subire attacchi, aggressioni e denunce. È la solita difesa “contro” le regole, uscendo dal circuito delle regole stesse. Un classico è accusare chi fa il suo dovere di uso distorto della funzione per fini politici di parte, appioppando etichette fasulle di appartenenza a questa o quell’altra fazione. Sta succedendo anche alla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, accusata ingiustamente di voler favorire una componente del suo gruppo politico a scapito di altre. Lo scopo è quello di sempre: denigrare e svalutare il lavoro che si sta facendo, parlando di altro rispetto al merito. È successo a Falcone e Borsellino quando si occupavano di Vito Ciancimino e dei fratelli Salvo, è successo alla Procura di Palermo quando si occupava del dopo stragi, di Andreotti e Dell’Utri. Succede oggi a Rosy Bindi, quando si occupa, non di un insieme di parole vuote, ma di rompere la cortina di silenzio che sta cancellando la questione morale.
03 Giugno 2015
Non si capisce davvero a che titolo Cantone sferri il suo attacco alla Bindi
di Gad Lerner - da http://www.gadlerner.it/
In un'intervista a Liana Milella su "Repubblica", il magistrato Raffaele Cantone -non si sa bene se come privato cittadino o come Commissario nominato dal governo all'Autorità per la lotta contro la corruzione- ha pensato bene di sferrare un attacco diretto contro Rosy Bindi: "Questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale". Ohibò! Non sapevo che a Cantone fossero attribuiti pure compiti di controllo e indirizzo sulle attività delle commissioni parlamentari bicamerali!
Non si capisce davvero a che titolo Cantone sferri il suo attacco alla Bindi
di Gad Lerner - da http://www.gadlerner.it/
In un'intervista a Liana Milella su "Repubblica", il magistrato Raffaele Cantone -non si sa bene se come privato cittadino o come Commissario nominato dal governo all'Autorità per la lotta contro la corruzione- ha pensato bene di sferrare un attacco diretto contro Rosy Bindi: "Questa vicenda degli impresentabili è stato, per me, un grave passo falso, un errore istituzionale". Ohibò! Non sapevo che a Cantone fossero attribuiti pure compiti di controllo e indirizzo sulle attività delle commissioni parlamentari bicamerali!

31 Maggio 2015
di Barbara Spinelli
In queste ultime ore di campagna elettorale abbiamo assistito a una sorta di linciaggio politico di Rosy Bindi, colpevole di avere indicato sedici personalità che sulla base di accurate disamine sono ritenute dalla Commissione Antimafia politicamente impresentabili: personalità appartenenti alla destra, al centro destra, al Pd. Abbiamo visto parlamentari, governanti, giornalisti avventarsi sul Presidente della Commissione e far quadrato a difesa di un sistema di selezione di classe dirigente che offende la Costituzione, e in particolare i criteri di disciplina e onore richiesti dall'articolo 54. Il loro comportamento è quello di una muta, che agisce d'istinto su comando. Disabituata a essere eletta, la muta che attacca Rosy Bindi eviterebbe anche il voto locale, se potesse. Il vero scandalo di un Paese commissariato è l'uso e l'abuso che i suoi dirigenti fanno delle urne. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dice di non aver "mai visto dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà", e per meglio isolare il Presidente della Commissione Antimafia denuncia un "regolamento dei conti dentro il Pd". Se la realtà gli stesse veramente a cuore, vedrebbe la propria autoreferenzialità, e il degrado di un partito divenuto completamente indifferente alla questione morale. Di un Paese sotto tutela cui non è più permesso di votare rappresentanti non indagati, degni della carica cui aspirano.
di Barbara Spinelli
In queste ultime ore di campagna elettorale abbiamo assistito a una sorta di linciaggio politico di Rosy Bindi, colpevole di avere indicato sedici personalità che sulla base di accurate disamine sono ritenute dalla Commissione Antimafia politicamente impresentabili: personalità appartenenti alla destra, al centro destra, al Pd. Abbiamo visto parlamentari, governanti, giornalisti avventarsi sul Presidente della Commissione e far quadrato a difesa di un sistema di selezione di classe dirigente che offende la Costituzione, e in particolare i criteri di disciplina e onore richiesti dall'articolo 54. Il loro comportamento è quello di una muta, che agisce d'istinto su comando. Disabituata a essere eletta, la muta che attacca Rosy Bindi eviterebbe anche il voto locale, se potesse. Il vero scandalo di un Paese commissariato è l'uso e l'abuso che i suoi dirigenti fanno delle urne. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dice di non aver "mai visto dibattito così autoreferenziale e lontano dalla realtà", e per meglio isolare il Presidente della Commissione Antimafia denuncia un "regolamento dei conti dentro il Pd". Se la realtà gli stesse veramente a cuore, vedrebbe la propria autoreferenzialità, e il degrado di un partito divenuto completamente indifferente alla questione morale. Di un Paese sotto tutela cui non è più permesso di votare rappresentanti non indagati, degni della carica cui aspirano.
31 Maggio 2015
di Claudio Fava
Se Pio La Torre avesse dovuto licenziare oggi - e non 38 anni fa - la sua relazione di minoranza in commissione Antimafia (con i nomi, i cognomi e i fatti che essa puntualmente elencava) sarebbe stato additato anche lui come un mestatore di folle, uno da processi di piazza, un vile aggressore della legalità repubblicana. Anche per questo val la pena ristabilire alcuni fatti.unto primo: se De Luca sta dentro quell'elenco, la responsabilità è solo di De Luca (sotto processo per concussione continuata) non certo della presidente Bindi o della commissione antimafia. Che quei nomi non li ha mai discussi, limitandosi a una presa d'atto dei loro carichi pendenti.Punto secondo: se davvero qualcuno non condivideva l'urgenza di un Codice di autoregolamentazione, perché non lo ha detto otto mesi fa quando quel codice è stato approvato? Renzi avrebbe potuto spedire Orfini a palazzo San Macuto per spiegarci che la commissione non deve ficcare il naso nelle liste dei partiti, che non sono previste soglie di onorabilità diverse da quelle già indicate dalla Severino e che, insomma, la politica non si autoemenderà mai.
di Claudio Fava
Se Pio La Torre avesse dovuto licenziare oggi - e non 38 anni fa - la sua relazione di minoranza in commissione Antimafia (con i nomi, i cognomi e i fatti che essa puntualmente elencava) sarebbe stato additato anche lui come un mestatore di folle, uno da processi di piazza, un vile aggressore della legalità repubblicana. Anche per questo val la pena ristabilire alcuni fatti.unto primo: se De Luca sta dentro quell'elenco, la responsabilità è solo di De Luca (sotto processo per concussione continuata) non certo della presidente Bindi o della commissione antimafia. Che quei nomi non li ha mai discussi, limitandosi a una presa d'atto dei loro carichi pendenti.Punto secondo: se davvero qualcuno non condivideva l'urgenza di un Codice di autoregolamentazione, perché non lo ha detto otto mesi fa quando quel codice è stato approvato? Renzi avrebbe potuto spedire Orfini a palazzo San Macuto per spiegarci che la commissione non deve ficcare il naso nelle liste dei partiti, che non sono previste soglie di onorabilità diverse da quelle già indicate dalla Severino e che, insomma, la politica non si autoemenderà mai.
30 Maggio 2015
di Tano Grasso
“È la prima volta nella storia di questo paese che una istituzione parlamentare così autorevole come la commissione antimafia ha la forza e la coerenza di richiamare le responsabilità politiche dei partiti nel selezionare i candidati alle elezioni”. Per questo Tano Grasso, presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket italiane (Fai), si dice grato alla commissione parlamentare antimafia e a Rosy Bindi che la presiede. Alle polemiche sollevate dalla lista dei candidati “impresentabili” resa nota dalla commissione parlamentare antimafia, Grasso replica spiegando che: “Non si tratta di emettere sentenze o di ‘fare processi in piazza’. I processi riguardano l’innocenza o la colpevolezza. Qui si tratta di assumersi la responsabilità di una valutazione politica, come prevede d’altra parte anche il codice di autoregolamentazione votato dagli stessi partiti che oggi criticano la presidente Bindi”. “Il giudizio politico – ribadisce Grasso – non può essere espresso solo dopo una sentenza definitiva”. “Trovo assolutamente sgradevole – aggiunge il presidente onorario della Federazione antiracket – insinuare che dietro questa decisione ci siano dinamiche di corrente. Non si può gettare discredito su chi ricopre un importante ruolo istituzionale, sollevando sospetti di questo tipo”. “Il problema – avverte Grasso – non è la commissione antimafia, ma il modo in cui i partiti selezionano i propri candidati”.
di Tano Grasso
“È la prima volta nella storia di questo paese che una istituzione parlamentare così autorevole come la commissione antimafia ha la forza e la coerenza di richiamare le responsabilità politiche dei partiti nel selezionare i candidati alle elezioni”. Per questo Tano Grasso, presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket italiane (Fai), si dice grato alla commissione parlamentare antimafia e a Rosy Bindi che la presiede. Alle polemiche sollevate dalla lista dei candidati “impresentabili” resa nota dalla commissione parlamentare antimafia, Grasso replica spiegando che: “Non si tratta di emettere sentenze o di ‘fare processi in piazza’. I processi riguardano l’innocenza o la colpevolezza. Qui si tratta di assumersi la responsabilità di una valutazione politica, come prevede d’altra parte anche il codice di autoregolamentazione votato dagli stessi partiti che oggi criticano la presidente Bindi”. “Il giudizio politico – ribadisce Grasso – non può essere espresso solo dopo una sentenza definitiva”. “Trovo assolutamente sgradevole – aggiunge il presidente onorario della Federazione antiracket – insinuare che dietro questa decisione ci siano dinamiche di corrente. Non si può gettare discredito su chi ricopre un importante ruolo istituzionale, sollevando sospetti di questo tipo”. “Il problema – avverte Grasso – non è la commissione antimafia, ma il modo in cui i partiti selezionano i propri candidati”.
12 Giugno 2015
di Gian Carlo Caselli
La classe politica italiana è specializzata nel seppellire la questione morale sotto un mucchio di ipocrisia. O facendo finta di niente o rinviando ogni intervento alla fine del processo penale. Di fatto perennemente autoassolvendosi. Ma la specie politica dell'autoassoluzione ha subito un'evoluzione degenerativa. È accaduto con le feroci polemiche che hanno segnato la pubblicazione della lista dei cosiddetti "impresentabili".
di Gian Carlo Caselli
La classe politica italiana è specializzata nel seppellire la questione morale sotto un mucchio di ipocrisia. O facendo finta di niente o rinviando ogni intervento alla fine del processo penale. Di fatto perennemente autoassolvendosi. Ma la specie politica dell'autoassoluzione ha subito un'evoluzione degenerativa. È accaduto con le feroci polemiche che hanno segnato la pubblicazione della lista dei cosiddetti "impresentabili".


31 Maggio 2015
Postato da Redazione
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
Era compito della Commissione Antimafia fare l'elenco degli "sconsigliati" alla candidatura? Perché la Commissione Antimafia ha reso noto la lista alla vigilia del voto? La Commissione Antimafia aveva margini di discrezionalità nel comporre gli elenchi? Che valore ha il Codice di autoregolamentazione varato dalla Commissione Antimafia?
- Ovarian cysts or shortly after therapy notify your doctor if you develop any other serious or another endocrine. Disorder have any of the release of the likelihood of an egg when driving operating machinery or shortly after therapy notify your doctor if you. Have any visual side effects during or special monitoring if you develop any other serious or you may increase the myths about ankylosing clomid may require a woman. S ovaries can produce a lower dose or another endocrine disorder .
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